lunedì 13 agosto 2012

Recensione: La maledizione della fiamma

Titolo: La maledizione della fiamma
Autrice: Silvia Robutti
Editore: Delos Books
Collana: Odissea Fantasy
Pagine343
Prezzo: 15,90 euro
Descrizione:
Azoleen è sola, gettata nella neve, il corpo magro, le braccia spezzate, la gola tumefatta. Non sente più il freddo, non sente più il dolore. Sa che tra poco morirà. Ma c’è qualcosa al centro del suo essere, qualcosa di rovente, una tempesta di "amma che brucia con forza inaudita. No, la storia di Azoleen non è ancora "nita. Anzi, è appena iniziata: il suo sarà un lungo viaggio attraverso la schiavitù e la vendetta, la disperazione, la redenzione. Incontrerà maghi ed eserciti, sfferenza e solidarietà umana, violenza e amore.
Alla ricerca del terribile mistero che giace sepolto nel suo passato.

L'autrice: 
Silvia Robutti ha ventisette anni, vive a Torino col suogatto (naturalmente nero) e lavora come medico veterinario. Ama, in rigoroso ordine alfabetico: gli animali, la scrittura e i viaggi.
L’esercito della "amma è il suo primo romanzo pubblicato, ma dimostra già una straordinario talento nel gestire una trama complessa e nel tenere il lettore incollato alla pagina. Un fantasy fuori dai consueti schemi, di notevole profondità umana e impatto emotivo, vincitore della terza edizione del
Premio Letterario Odissea.
La recensione di Miriam 
Un magma incandescente che le stringe il cuore. È solo questo che riesce a percepire Azoleen mentre il suo corpo martoriato giace nella neve. Ha le braccia spezzate, il fisico provato dalle percosse e dalla fame eppure non sente più niente, neanche il dolore. È più morta che viva quando Ernek, un mercante di schiavi, la trova in una fossa comune e decide di provare a rimetterla in sesto per poi rivenderla al miglior offerente. Non c’è amore nelle sue cure, del resto nella vita della ragazza non ce n’è mai stato se si esclude il sentimento che l’ha unita a Ehyl. Adesso anche il ragazzo che le ha insegnato a sorridere non è che un ricordo, una fiamma tra le fiamme che le bruciano dentro e che, nonostante tutto, le impediscono di arrendersi.
In bilico tra la vita e la morte, Azoleen ripercorre le tappe della sua esistenza. Le immagini del suo passato tornano con prepotenza alla coscienza ridisegnando, anche per il lettore, un percorso scandito dal dolore e da una maledizione che incombe, inesorabile quanto incomprensibile.
Cresciuta in un orfanotrofio, Azoleen ha sempre subito l’odio di quanti la attorniavano senza conoscerne il motivo. Ha atteso il compimento dei sedici anni nella speranza di poter lasciare l’istituto e tornare a essere libera, ma il fatidico giorno le ha riservato una brutta sorpresa.
Sognava uno zio amorevole, che sbucando dal nulla accorresse a salvarla, invece sono arrivati i rappresentanti delle Congrega della Bianca Luce a prelevarla per trasferirla in un centro di detenzione.
Magia Oscura è l’accusa che sin dall’infanzia grava su di lei rendendola oggetto di umiliazioni e discriminazioni. Ma in cosa consiste davvero la colpa di cui si è macchiata? In che modo è legata alla magia, lei che ne ignora del tutto i poteri?
Scoprirlo per la giovane donna sarà l’unico modo per dare un senso al dolore e riconquistare, forse, la speranza di una vita migliore.
La storia si sviluppa su due piani narrativi. Gli accadimenti che si susseguono nel presente a partire dalla cattura di Azoleen da parte di Ernek si alternano alla ricostruzione dei fatti pregressi che gradualmente affiorano in superficie ricomponendo il puzzle della sua vita. In questo modo si delinea il ritratto della protagonista. Pian piano impariamo a conoscerla, giacché le immagini che scaturiscono dalla sua memoria ci consentono di comprenderne a fondo la psicologia.
I ricordi irrompono con prepotenza, quasi fossero eruttati dal fuoco che si agita dentro di lei. Si tratta di immagini vivide che, grazie alle ottime capacità descrittive dell’autrice, scorrono davanti ai nostri occhi quasi fossero le sequenze di un film. Attraverso gli occhi di Azoleen riusciamo a rivivere i momenti salienti della sua infanzia e della sua adolescenza e anche a mettere a fuoco i diversi personaggi che le gravitano attorno. L’insensibilità della direttrice dell’orfanotrofio, la cattiveria di Knet, signora della Bianca Luce, e il cinismo del mercante di schiavi si contrappongono alla dolcezza di Ehyl, anch’egli detenuto nella stessa prigione di Azoleen. Al pari di un fiore cresciuto nel deserto, il ragazzo riesce a sorridere delle avversità contagiando la sua compagna con il suo insopprimibile buonumore. La loro breve ma intensa storia d’amore ci regalerà passi commoventi e intrisi di dolcezza.
L’introspezione psicologica rappresenta il perno attorno a cui ruota l’intero romanzo ed è proprio questa la caratteristica che lo rende particolarmente originale nonostante inglobi gli elementi tipici del genere.
Trama, ambientazioni e personaggi rimandano al fantasy classico rievocando immagini e atmosfere di matrice tolkeniana, ma l’intero impianto è messo al servizio di una riflessione più profonda. Sin da subito la storia  si profila infatti come un’allegoria che ripropone in chiave fiabesca la nascita e l’evolversi dei più importanti sentimenti umani.
Quello narrato tra queste pagine è sì un viaggio avventuroso in una terra popolata di Troll, maghi, soldati che militano in un misterioso Esercito della Fiamma ma è, soprattutto, un viaggio simbolico nei meandri della mente, un cammino che passando attraverso duri addestramenti, combattimenti e pericoli ci parla di odio e amore, di sconfitta e redenzione.
La vera prova da superare per Azoleen non consisterà tanto nello sconfiggere un nemico esterno quanto piuttosto nella capacità di affrontare i fantasmi di un passato traumatico e di imparare a gestire l’odio fino a trasformarlo in energia costruttiva. Un compito che richiede impegno e grande coraggio ma con cui chiunque di noi potrebbe essere chiamato a confrontarsi poiché, come ci spiega  Mnemonia: “ l’oscurità non sta nella magia […] L’oscurità sta nei sentimenti dell’uomo. L’oscurità sta nell’odio”. Non può dunque esserci luce nel cuore di chi non è capace di prenderne le distanze.





  





 

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