Titolo: Ancora un respiro
Autrice: Kimberly Derting
Editore: Mondadori
Collana: Chrysalide
Pagine: 324
Prezzo: 17 euro
Violet continua a sentirsi
chiamare dalle creature che si sono viste strappare la vita. Se va bene, sono
animali braccati nel bosco. Ma a volte è un bambino. E lei fa sempre più fatica
a gestire questo “dono” mantenendo una normale facciata da liceale. Ora le
basta avvicinarsi a un container, nel porto di Seattle, per avvertire le note
di un’arpa che non c’è, e tra le foglie sente picchiettare delicate gocce
sovrannaturali. Poi iniziano ad arrivarle dei biglietti sinistri. E macabri
regali. Ma chi può sapere di lei? E perché due insoliti agenti dell’FBI la
tempestano di telefonate? Quando in passato ha coinvolto l’amato Jay nelle sue
ricerche segrete, lui si è ritrovato un proiettile a un soffio dal cuore.
Adesso Violet è costretta a nascondergli il vortice di percezioni
extrasensoriali che la trascina a sé, sempre più ossessivo. E gli nasconde
anche il fatto che, mentre lei viene aggredita dai potenti echi della morte in
una baita isolata, qualcuno ha tutto l’interesse a far tacere per sempre la sua
voce.
È nata e cresciuta a Seattle, vive con il
marito e i tre figli sul Pacifico settentrionale, dove il clima è perfetto
per scrivere storie dark come il romanzo che ha dato il via a questa serie, La
collezionista di voci.
La recensione di Miriam
Il suono di un’arpa che non c’è potrebbe far pensare alla
colonna sonora di un sogno ma per Violet è il triste annuncio di un’esperienza
dolorosa. Le note che solo lei riesce a percepire sono un richiamo proveniente
dall’aldilà. A produrle sono creature a cui è stata strappata la vita, spesso
si tratta di animali uccisi dai cacciatori nel bosco ma, a volte, provengono da
esseri umani, vittime di efferati omicidi, che reclamano una degna sepoltura
per ritrovare la pace.
Un dono e allo stesso tempo una maledizione che Vi ha
ereditato da sua nonna e con cui si sforza di convivere. L’impresa non è
facile, soprattutto perché non sono solo i morti a comunicare con lei. La
giovane sensitiva può percepire anche le impronte
che accompagnano gli assassini riuscendo così a identificarli.
Ne La collezionista di
voci – primo capitolo della saga – l’autrice ci ha fatto conoscere questo
personaggio raccontandoci delle sue
difficoltà nell’accettare e gestire il suo dono.
In Ancora un respiro,
ritroviamo Violet sopraffatta dal potere extasensoriale che sempre più minaccia
di complicarle la vita. Il flebile richiamo proveniente da un container nel
porto di Seattle la pone di fronte a un nuovo terribile omicidio, intanto Sara
Priest, collaboratrice dell’FBI, le sta alle costole. Se ciò non bastasse, Vi
comincia a ricevere inquietanti bigliettini e macabri regali.
Ancora una volta può contare solo sul suo ragazzo per
condividere pene e preoccupazioni ma negli ultimi tempi anche lui sembra
essersi un po’ allontanato. Da quando Mike, un nuovo studente, si è iscritto
alla White River High School, Jay appare infatti molto coinvolto dalla neonata
amicizia.
Di carne al fuoco ce n’è quanto basta per accendere la
nostra curiosità. A chi appartiene il cadavere occultato al porto? Perché l’FBI
è interessata a Violet? E soprattutto chi è l’autore dei misteriosi regali e
cosa vuole da lei?
Il desiderio di risolvere i numerosi enigmi disseminati tra
le pagine, unitamente a un stile narrativo semplice e diretto, fanno sì che la lettura scorra velocemente. Benché
l’idea di fondo non sia originalissima, il taglio marcatamente YA conferisce un
tocco di novità al romanzo senza tuttavia farlo cadere negli stereotipi e in
certe banalizzazioni tipiche del target. Violet è credibilissima nei suoi quasi
diciassette anni, pur trascinandosi un fardello non indifferente sulle spalle,
agisce, parla e pensa così come ci si
aspetterebbe da un’adolescente. La sua relazione con Jay, che ha un peso
consistente nell’economia della storia, ci regala una gradevole parentesi
romance in grado di convincerci e coinvolgerci in virtù del suo realismo. La
relazione efficacemente tratteggiata dall’autrice rinuncia a qualsiasi
sensazionalismo, il sentimento che lega i due protagonisti non è il risultato
di un colpo di fulmine scatenato da una
tempesta ormonale ma la naturale evoluzione di un rapporto di amicizia nato
nell’infanzia e gradualmente trasformatosi in qualcosa di più profondo.
Nonostante i diversi punti di forza, fin qui evidenziati,
non mancano tuttavia dei punti di debolezza e sono proprio questi ultimi ad
aver impedito che questo romanzo mi conquistasse in pieno.
Se Violet e Jay appaiono ben caratterizzati, purtroppo non
si può dire altrettanto per altri
personaggi che rimangono figure evanescenti sullo sfondo pur rivestendo ruoli
importanti.
Appena abbozzati sono i genitori di Vi, le uniche persone
che condividono il suo segreto a eccezione del ragazzo. Li incontriamo in rare
occasioni e, sebbene ci vengano presentati come assenti giustificati perché completamente assorbiti dal lavoro, non
convince del tutto il loro scarso coinvolgimento nel particolare problema che
assilla la figlia.
Ma ancora di più si fa notare l’assenza di Mike. È un personaggio enigmatico che sin dall’incipit
attira l’attenzione su di sé e ci lascia intendere di essere molto più che una
semplice comparsa. In effetti così è, ma
la sua caratterizzazione sembra suggerire il contrario. Spesso è presente sulla
scena, ma se non ce lo ricordasse la voce narrante, passerebbe inosservato. Le
frasi pronunciate direttamente dalla sua bocca si contano quasi sulle dita di
una mano. Frequenta assiduamente Violet e Jay ma, di fatto, nessuno lo conosce
davvero. Quel poco che sapremo sul suo conto, lo scopriremo per interposta
persona. Peccato, perché si tratta di
personaggi dalle ottime potenzialità e svilupparle avrebbe contribuito a una migliore contestualizzazione delle
vicende narrate che così come sono lasciano un senso di incompletezza.
L’atmosfera intrisa di mistero e i numerosi interrogativi
sollevati dalla trama, di sicuro rendono intrigante la lettura ma le risposte
non si dimostrano all’altezza delle
aspettative. La matassa si dipana in maniera abbastanza prevedibile
consegnandoci un finale un tantino fiacco, di certo non sorprendente come avremmo
sperato.
Una lettura consigliata se siete alla ricerca di un libro
leggero con cui intrattenervi piacevolmente, magari sotto l’ombrellone, ma non
tale da suscitare grandissime emozioni o da lasciare il segno.
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