Intervista a Leonardo Patrignani
Benvenuto Leonardo, sono davvero felice di averti ospite in questo piccolo multiverso letterario!
Scrittore, cantante,
compositore, doppiatore, commentatore sportivo… la tua biografia fa subito
pensare a una persona eclettica e iperattiva. Tu come ti presenteresti ai
nostri lettori?
Innanzitutto grazie per l'ospitalità, e un saluto ai tuoi
lettori. L'eclettismo è una mia prerogativa da sempre. All'ultimo anno di liceo
ho fondato una band, che l'anno dopo è stata messa sotto contratto e ha inciso
tre dischi. Sciolta la band, ho studiato recitazione e doppiaggio, per
diventare doppiatore professionista. Infine ho ripreso a scrivere, una passione
che ho sempre avuto e che si era per qualche tempo defilata per lasciar spazio
alla musica.
Parliamo di Multiversum,
com’è nata l’idea? E quanto tempo hai impiegato per darle forma?
Una perdita devastante (mio papà) mi ha spalancato le porte
di una realtà alternativa. È stata come un rifugio, un angolo di tranquillità
che mi serviva per metabolizzare la scomparsa della persona più importante
della mia vita. Sono tornato alla luce grazie a Multiversum, che ho scritto in
un annetto circa, nel 2009.
Il nostro è soltanto
uno degli infiniti mondi possibili. Solo una finzione letteraria o pensi
che questa
affermazione contenga un fondo di verità?
Mi sono documentato e, pur non essendo un fisico o uno
scienziato, ho capito come i molteplici mondi alternativi siano l'unica
spiegazione dei fenomeni quantistici, pertanto è indiscutibile che nel mio caso
si tratti di fiction ma è altrettanto vero che nell'analisi della fisica
moderna, a differenza di quella classica, lo spunto del multiverso serva a
spiegare qualcosa di molto concreto. Forse un giorno scopriremo molto di più su
questa tematica. Ogni fase del progresso ha distrutto concetti preesistenti che
sembravano inappuntabili, e quella del Multiverso è una vera e propria
"rivoluzione copernicana".
Oltre che di
multiversi, nel tuo romanzo ci racconti di una bellissima storia d’amore,
quella tra Jenny e
Alex. Leggendo, un interrogativo continuava a frullarmi per la testa. Lo ripropongo
a te: ci si può innamorare di un sogno?
L'amore varca qualsiasi soglia, è in grado di manifestarsi
su qualsiasi piano. Terreno, spirituale, onirico... l'amore non guarda in
faccia il contesto, è un'energia che fluisce e invade ogni scenario possibile.
È il motore dell'universo, o forse dovrei dire del Multiverso. Pertanto, sì. Ci
si può innamorare di un sogno, di una sensazione, di un volto appena
tratteggiato nella nostra mente, la cui sola esistenza ci conforta, anche se
possiamo appena sfiorarlo. Se ci pensi, un tempo c'erano amanti che si potevano
solo scambiare delle lettere, senza mai vedersi, aspettando mesi per una
risposta. L'energia che scaldava i cuori di queste persone era reale, palpabile...
eppure forse non stavano amando altro che un sogno.
La tecnologia
informatica svolge un ruolo importante nella tua storia. A un certo punto, il sistema
informatico va in tilt seminando il panico nella popolazione di uno specifico multiverso. Quale il
tuo rapporto con le nuove tecnologie? E come vivi i cambiamenti che stanno
apportando nel mondo editoriale?
Sono cambiate tante, forse troppe cose negli ultimi anni.
Con una velocità impensabile, se solo riporto la mente alla mia infanzia, ai
bigliettini che giravano tra i banchi di scuola, ai citofoni (chi usa più il
citofono per avvisare di essere arrivato sotto casa di un amico? Ormai tutti
fanno uno "squillo"...). Questo cambiamento ha modificato il nostro
stesso cervello, insegnandoci nuovi schemi, nuove metodologie di comunicazione.
Devo ammettere che dipendo da internet, come chiunque. In rete si può
promuovere il proprio lavoro, si può entrare in contatto con i lettori, si può
verificare tutta una serie di dati importanti per l'analisi delle proprie
strategie. A livello editoriale, se penso agli ebook per esempio, si sta forse
un po' perdendo la magia dell'arte in luogo di una maggiore immediatezza e
praticità. È innegabile che portarsi dietro un tablet risolva in termini di
spazio molti dei nostri problemi, se stiamo viaggiando. Ma sfogliare, annusare,
accarezzare le pagine di un libro vero... è un'altra cosa.
Cosa ha significato
per te esordire con un colosso editoriale come Mondadori?
È innegabile che pubblicare con una casa editrice del genere
dia alla propria opera una visibilità molto ampia, e il fatto stesso di essere
un "autore Mondadori", nell'immaginario collettivo, è un biglietto da
visita importante. Ma io ho suonato, pubblicato dischi, e solitamente ragiono
in un'altra maniera. Mi interessa prima di tutto il progetto, e il fatto
che venga supportato al meglio. Ai tempi in cui suonavo, alcune etichette
indipendenti lavoravano molto meglio di certe major, e conveniva di più essere
gruppo di punta di una indipendente che "uno dei tanti" che faceva
catalogo in una major. Ho avuto la fortuna però, in questo caso, di vedere che
il "progetto" Multiversum è stato supportato al meglio dal settore ragazzi
di Mondadori, e ho avuto anche il piacere di lavorare con un editor
fantastico (Francesco Gungui) che ogni giorno si sveglia e pensa a come
valorizzare al massimo il lavoro svolto. Non è cosa da tutti i giorni...
Due persone hanno
svolto un ruolo cruciale in questo tuo esordio letterario: Piergiorgio
Nicolazzini e
Francesco Gungui? Ti va di raccontarci qualcosa in merito?
Sono i miei due angeli custodi! Piergiorgio è un agente
letterario tra i migliori, non potevo sperare di meglio. Oltretutto è una
persona seria, sensibile e mi ha sempre trattato con grande affetto e simpatia.
Ci divide solo l'appartenenza calcistica (lui è dell'Inter, io invece tengo per l'altra, quella con sette coppe dei
campioni in bacheca eh eh!). Sta lavorando alla grande su questo romanzo,
ha già venduto i diritti a diversi Paesi (Francia, Germania, Spagna, Bulgaria,
Australia...) e sta negoziando altre offerte che piovono una dopo l'altra. Cosa
potevo chiedere di più? Gungui poi, come dicevo prima, è un editor preparato e
a mio avviso vincente. Ha delle ottime idee, sa leggere il mercato,
interpretare i gusti dei lettori, e mi ha fatto fare un salto di qualità anche
nello stile, durante l'editing di Multiversum. Sono felicissimo di poter
contare su di lui, che tra l'altro è responsabile del mio progetto fino alla
sua chiusura, quindi mi dovrà sopportare per diverso tempo ancora...
Abbandoniamo per un
attimo la scrittura per parlare di musica. Ci presenteresti Patrick Wire?
Era il mio pseudonimo, quando cantavo nei Beholder. Ci
piaceva l'idea di avere dei nomi d'arte appositamente per la musica, cosa che
prima di noi avevano fatto altri colleghi, come i Labyrinth. L'esperienza nel
settore heavy metal mi ha fatto crescere, mi ha fatto imparare a ragionare in
termini di scadenze, di organizzazione del lavoro, di gestione del gruppo. E ci
siamo divertiti un sacco! Abbiamo avuto l'onore di suonare al Gods of Metal
2001 davanti a qualcosa come 10mila persone, e non ti nascondo la goduria...
comunque Patrick era un brutto ceffo con i capelli lunghi, ora sono tornato ad
un taglio da bravo ragazzo...
Alla luce della tua
duplice esperienza di scrittore e musicista, pensi sia più difficile farsi largo nel mondo
editoriale o in quello discografico? Hai notato delle affinità tra i due mondi?
Oggi come oggi, considerando che qualsiasi settore dell'arte
è in crisi, non saprei cosa consigliare. A livello musicale, lasciando stare il
discorso rock/metal (una nicchia per pochi...) praticamente è ormai impossibile
pubblicare dischi di un certo livello se non si passa da Amici o XFactor. Sono
le stesse case discografiche a investire quasi soltanto su cantanti che hanno
avuto una ribalta televisiva. Altrimenti preferiscono non rischiare. Perciò
direi che è più "facile" (ma il termine è inappropriato) riuscire ad
arrivare a un interessamento editoriale, se si ha un buon romanzo da proporre.
Molte case editrici puntano su esordienti italiani, specie nel settore young
adult, e questo è un bene. Logicamente, anche in quel caso ci si scontra col
mercato, e in un momento come questo è difficile fare "numeri"
importanti. È fondamentale dunque avere una buona proposta, un romanzo che dia
una ventata di freschezza e di novità, per poter dire la propria in questo
marasma di titoli di ogni genere, dove nella top ten troviamo un libro per
preparare ricette e un libro che ci spiega come perdere i chili ottenuti grazie
al libro precedente! Le affinità comunque sono diverse, e la prima che mi viene
in mente è la figura dell'editor, che in ambito musicale può essere accostata a
quella del produttore artistico. Lo stesso lavoro di editing si potrebbe
avvicinare a quello dell'arrangiamento del disco, e così via...
Se dovessi accostare
Multiversum a un genere musicale?
Lo accosterei immediatamente a una colonna sonora di Hans
Zimmer! Scendendo nello specifico, sceglierei quella di Inception, dove la
musica commenta in maniera straordinaria la discesa nei multi-livelli del sogno
ideati da Christopher Nolan.
Ti propongo un
giochino. Immaginiamo che in un’altra dimensione Leonardo non sia l’autore ma un
lettore di Multiversum. Quale potrebbe essere il suo commento a questo libro? Ne
consiglierebbe la lettura e perché?
Perché non ne può più di vedere vampiri ovunque, eh eh!
Scherzi a parte, come lettore vado sempre in cerca di romanzi che mi fanno
guardare la realtà circostante sotto un'ottica diversa... e penso che Multiversum
abbia questa prerogativa: spinge il lettore a togliere il primo strato di
realtà che lo circonda, per guardare oltre... il viaggio mentale, sovente, è
molto più intrigante del viaggio fisico...
Progetti per il
futuro?
Al momento sto scrivendo il seguito di Multiversum, secondo
capitolo della trilogia, che vedrà la luce a inizio 2013. Quindi, oltre al giro
d'Italia per le presentazioni nelle scuole o nelle librerie, continuerò a
lavorare sodo prima su Word e poi con il buon Gungui per regalare ai lettori
un'altra avventura avvincente nei labirinti della mente umana... là dove tutto
è possibile.
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