lunedì 16 aprile 2012

Intervista a Leonardo Patrignani
















Benvenuto Leonardo, sono davvero felice di averti ospite in questo piccolo multiverso letterario!

Scrittore, cantante, compositore, doppiatore, commentatore sportivo… la tua biografia fa subito pensare a una persona eclettica e iperattiva. Tu come ti presenteresti ai nostri lettori?
Innanzitutto grazie per l'ospitalità, e un saluto ai tuoi lettori. L'eclettismo è una mia prerogativa da sempre. All'ultimo anno di liceo ho fondato una band, che l'anno dopo è stata messa sotto contratto e ha inciso tre dischi. Sciolta la band, ho studiato recitazione e doppiaggio, per diventare doppiatore professionista. Infine ho ripreso a scrivere, una passione che ho sempre avuto e che si era per qualche tempo defilata per lasciar spazio alla musica. 

Parliamo di Multiversum, com’è nata l’idea? E quanto tempo hai impiegato per darle forma?
Una perdita devastante (mio papà) mi ha spalancato le porte di una realtà alternativa. È stata come un rifugio, un angolo di tranquillità che mi serviva per metabolizzare la scomparsa della persona più importante della mia vita. Sono tornato alla luce grazie a Multiversum, che ho scritto in un annetto circa, nel 2009.

Il nostro è soltanto uno degli infiniti mondi possibili. Solo una finzione letteraria o pensi
che questa affermazione contenga un fondo di verità?
Mi sono documentato e, pur non essendo un fisico o uno scienziato, ho capito come i molteplici mondi alternativi siano l'unica spiegazione dei fenomeni quantistici, pertanto è indiscutibile che nel mio caso si tratti di fiction ma è altrettanto vero che nell'analisi della fisica moderna, a differenza di quella classica, lo spunto del multiverso serva a spiegare qualcosa di molto concreto. Forse un giorno scopriremo molto di più su questa tematica. Ogni fase del progresso ha distrutto concetti preesistenti che sembravano inappuntabili, e quella del Multiverso è una vera e propria "rivoluzione copernicana".

Oltre che di multiversi, nel tuo romanzo ci racconti di una bellissima storia d’amore,
quella tra Jenny e Alex. Leggendo, un interrogativo continuava a frullarmi per la testa. Lo ripropongo a te: ci si può innamorare di un sogno?
L'amore varca qualsiasi soglia, è in grado di manifestarsi su qualsiasi piano. Terreno, spirituale, onirico... l'amore non guarda in faccia il contesto, è un'energia che fluisce e invade ogni scenario possibile. È il motore dell'universo, o forse dovrei dire del Multiverso. Pertanto, sì. Ci si può innamorare di un sogno, di una sensazione, di un volto appena tratteggiato nella nostra mente, la cui sola esistenza ci conforta, anche se possiamo appena sfiorarlo. Se ci pensi, un tempo c'erano amanti che si potevano solo scambiare delle lettere, senza mai vedersi, aspettando mesi per una risposta. L'energia che scaldava i cuori di queste persone era reale, palpabile... eppure forse non stavano amando altro che un sogno.

La tecnologia informatica svolge un ruolo importante nella tua storia. A un certo punto, il sistema informatico va in tilt seminando il panico nella popolazione di uno specifico multiverso. Quale il tuo rapporto con le nuove tecnologie? E come vivi i cambiamenti che stanno apportando nel mondo editoriale?
Sono cambiate tante, forse troppe cose negli ultimi anni. Con una velocità impensabile, se solo riporto la mente alla mia infanzia, ai bigliettini che giravano tra i banchi di scuola, ai citofoni (chi usa più il citofono per avvisare di essere arrivato sotto casa di un amico? Ormai tutti fanno uno "squillo"...). Questo cambiamento ha modificato il nostro stesso cervello, insegnandoci nuovi schemi, nuove metodologie di comunicazione. Devo ammettere che dipendo da internet, come chiunque. In rete si può promuovere il proprio lavoro, si può entrare in contatto con i lettori, si può verificare tutta una serie di dati importanti per l'analisi delle proprie strategie. A livello editoriale, se penso agli ebook per esempio, si sta forse un po' perdendo la magia dell'arte in luogo di una maggiore immediatezza e praticità. È innegabile che portarsi dietro un tablet risolva in termini di spazio molti dei nostri problemi, se stiamo viaggiando. Ma sfogliare, annusare, accarezzare le pagine di un libro vero... è un'altra cosa.

Cosa ha significato per te esordire con un colosso editoriale come Mondadori?
È innegabile che pubblicare con una casa editrice del genere dia alla propria opera una visibilità molto ampia, e il fatto stesso di essere un "autore Mondadori", nell'immaginario collettivo, è un biglietto da visita importante. Ma io ho suonato, pubblicato dischi, e solitamente ragiono in un'altra maniera. Mi interessa prima di tutto il progetto, e il fatto che venga supportato al meglio. Ai tempi in cui suonavo, alcune etichette indipendenti lavoravano molto meglio di certe major, e conveniva di più essere gruppo di punta di una indipendente che "uno dei tanti" che faceva catalogo in una major. Ho avuto la fortuna però, in questo caso, di vedere che il "progetto" Multiversum è stato supportato al meglio dal settore ragazzi di Mondadori, e ho avuto anche il piacere di lavorare con un editor fantastico (Francesco Gungui) che ogni giorno si sveglia e pensa a come valorizzare al massimo il lavoro svolto. Non è cosa da tutti i giorni...

Due persone hanno svolto un ruolo cruciale in questo tuo esordio letterario: Piergiorgio
Nicolazzini e Francesco Gungui? Ti va di raccontarci qualcosa in merito?
Sono i miei due angeli custodi! Piergiorgio è un agente letterario tra i migliori, non potevo sperare di meglio. Oltretutto è una persona seria, sensibile e mi ha sempre trattato con grande affetto e simpatia. Ci divide solo l'appartenenza calcistica (lui è dell'Inter, io invece tengo  per l'altra, quella con sette coppe dei campioni in bacheca eh eh!). Sta lavorando alla grande su questo romanzo, ha già venduto i diritti a diversi Paesi (Francia, Germania, Spagna, Bulgaria, Australia...) e sta negoziando altre offerte che piovono una dopo l'altra. Cosa potevo chiedere di più? Gungui poi, come dicevo prima, è un editor preparato e a mio avviso vincente. Ha delle ottime idee, sa leggere il mercato, interpretare i gusti dei lettori, e mi ha fatto fare un salto di qualità anche nello stile, durante l'editing di Multiversum. Sono felicissimo di poter contare su di lui, che tra l'altro è responsabile del mio progetto fino alla sua chiusura, quindi mi dovrà sopportare per diverso tempo ancora...

Abbandoniamo per un attimo la scrittura per parlare di musica. Ci presenteresti Patrick Wire?
Era il mio pseudonimo, quando cantavo nei Beholder. Ci piaceva l'idea di avere dei nomi d'arte appositamente per la musica, cosa che prima di noi avevano fatto altri colleghi, come i Labyrinth. L'esperienza nel settore heavy metal mi ha fatto crescere, mi ha fatto imparare a ragionare in termini di scadenze, di organizzazione del lavoro, di gestione del gruppo. E ci siamo divertiti un sacco! Abbiamo avuto l'onore di suonare al Gods of Metal 2001 davanti a qualcosa come 10mila persone, e non ti nascondo la goduria... comunque Patrick era un brutto ceffo con i capelli lunghi, ora sono tornato ad un taglio da bravo ragazzo...

Alla luce della tua duplice esperienza di scrittore e musicista, pensi sia più difficile farsi largo nel mondo editoriale o in quello discografico? Hai notato delle affinità tra i due mondi?
Oggi come oggi, considerando che qualsiasi settore dell'arte è in crisi, non saprei cosa consigliare. A livello musicale, lasciando stare il discorso rock/metal (una nicchia per pochi...) praticamente è ormai impossibile pubblicare dischi di un certo livello se non si passa da Amici o XFactor. Sono le stesse case discografiche a investire quasi soltanto su cantanti che hanno avuto una ribalta televisiva. Altrimenti preferiscono non rischiare. Perciò direi che è più "facile" (ma il termine è inappropriato) riuscire ad arrivare a un interessamento editoriale, se si ha un buon romanzo da proporre. Molte case editrici puntano su esordienti italiani, specie nel settore young adult, e questo è un bene. Logicamente, anche in quel caso ci si scontra col mercato, e in un momento come questo è difficile fare "numeri" importanti. È fondamentale dunque avere una buona proposta, un romanzo che dia una ventata di freschezza e di novità, per poter dire la propria in questo marasma di titoli di ogni genere, dove nella top ten troviamo un libro per preparare ricette e un libro che ci spiega come perdere i chili ottenuti grazie al libro precedente! Le affinità comunque sono diverse, e la prima che mi viene in mente è la figura dell'editor, che in ambito musicale può essere accostata a quella del produttore artistico. Lo stesso lavoro di editing si potrebbe avvicinare a quello dell'arrangiamento del disco, e così via...

Se dovessi accostare Multiversum a un genere musicale?
Lo accosterei immediatamente a una colonna sonora di Hans Zimmer! Scendendo nello specifico, sceglierei quella di Inception, dove la musica commenta in maniera straordinaria la discesa nei multi-livelli del sogno ideati da Christopher Nolan.

Ti propongo un giochino. Immaginiamo che in un’altra dimensione Leonardo non sia l’autore ma un lettore di Multiversum. Quale potrebbe essere il suo commento a questo libro? Ne consiglierebbe la lettura e perché?
Perché non ne può più di vedere vampiri ovunque, eh eh! Scherzi a parte, come lettore vado sempre in cerca di romanzi che mi fanno guardare la realtà circostante sotto un'ottica diversa... e penso che Multiversum abbia questa prerogativa: spinge il lettore a togliere il primo strato di realtà che lo circonda, per guardare oltre... il viaggio mentale, sovente, è molto più intrigante del viaggio fisico...

Progetti per il futuro?
Al momento sto scrivendo il seguito di Multiversum, secondo capitolo della trilogia, che vedrà la luce a inizio 2013. Quindi, oltre al giro d'Italia per le presentazioni nelle scuole o nelle librerie, continuerò a lavorare sodo prima su Word e poi con il buon Gungui per regalare ai lettori un'altra avventura avvincente nei labirinti della mente umana... là dove tutto è possibile.




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