lunedì 12 giugno 2017

Recensione: Dorian e la leggenda di Atlantide

Titolo: Dorian e la leggenda di Atlantide
Autore: Demetrio Verbaro
Editore: PubGold
Dati: 2017, 184 p., brossura
Prezzo di copertina: 12,00 euro

Descrizione:
Atene 399 a.C. Il filosofo Socrate è stato condannato a morte. Il suo ultimo desiderio, esaudito, è quello di trascorrere la notte prima dell'esecuzione insieme all'amico e discepolo Platone. Prima di morire vuole confessargli un segreto che ha tenuto nascosto per tutta la vita, custodendolo gelosamente. "Quale segreto, maestro?" "La leggenda di Atlantide!" L'indomani Socrate morì con l'anima purificata, sereno. Ma perché era così importante tramandare quella storia? Cosa era successo di così terribile e sconvolgente in quell'isola prima che s'inabissasse per sempre sul fondo dell'oceano?

L'autore:

Demetrio Verbaro nasce a Reggio Calabria il 14/12/1981.
E’ padre di tre figli: Thomas, Riccardo e Dorian.
Grande appassionato di cinema, letteratura e sport.
“Dorian e la leggenda di Atlantide” è il suo quinto romanzo.

Dalla sua opera d’esordio “il carico della formica” è stato tratto l’omonimo cortometraggio che lo vede impegnato come attore e sceneggiatore.

La recensione di Sara:
La vita di Socrate volge al termine, è stato condannato a morte e si appresta a bere la cicuta che lo accompagnerà nel regno dei morti.
A fargli compagnia nelle ultime ore è il suo allievo Platone al quale Socrate vuole raccontare una storia, una leggenda che il giovane dovrà custodire in gran segreto per il resto dei suoi giorni.
La leggenda di cui  narra  è quella di Atlantide.
Protagonista è Dorian.
Un pescatore lo salva dal mare, quando è ancora nel grembo di sua madre che, in fin di vita, gli chiede di crescere il bambino come se fosse suo. L'uomo mantiene la promessa fatta alla donna e porta il piccolo con sé, crescendolo insieme a sua figlia Daphne, proprio come se fosse suo padre.
I due crescono e tra loro nasce un sentimento che va ben oltre l’essere fratelli: Daphne e Dorian si amano.
Quello dei giovani è un amore controverso che nessuno approverebbe e per questo è bene tenere nascosto, ma Dorian ama troppo la sorella, al punto da sfidare l’esercito del temutissimo re Tesibio per salvarla.
Si ritrova così a far parte del Knesa, un esercito che forgia guerrieri valorosi dalle abilità incredibili.
Viene pertanto seprato dalla sua amata, e intralciato dallo stesso re Tesibio che si innamorerà a sua volta di lei.
Una storia nella storia che ci riporta nell’antica Grecia, e poi nella misteriosa Atlantide, al tempo di miti ed eroi.
L’idea di far raccontare a Socrate la leggenda è sicuramente originale e mi ha da subito incuriosita.
La narrazione purtroppo presenta numerose pecche: ci sono parecchi refusi, i tempi verbali non sempre coincidono e l’alternanza tra le forme di passato non è sempre corretta.
Ci sono anche delle incongrunze: un personaggio risulta avere in un capitolo gli occhi azzurri e in quello successivo gli occhi verdi.
La storia sembra evolversi in maniera piuttosto affrettata, i personaggi sono poco caratterizzati e gli eventi si susseguono troppo velocemente, il che impeisce al lettore di immedesimarsi davvero nel racconto. Gli accadimenti, inoltre, non vengono riferiti linearmente. Spesso si assiste a salti temporali che portano avanti e indietro creando confusione.
Le descrizioni  e le informazioni fornite sulla città e sulla struttura politica e sociale sono, a volte, ridondanti e di poca utilità ai fini della trama.
Altra pecca, a mio avviso, è da rintracciarsi nella storia d’amore che viene narrata per lo più attraverso descrizioni erotiche che calcano spesso la scena distraendo dal filo narrativo principale,  risultando piuttosto forzate.
Anche i dialoghi appaiono confusionari e, a tratti, poco verosimili, in particolar modo quelli tra Socrate e Platone.
Si ha la sensazione in alcuni punti che  siano stati concepiti per introdurre la filosofia di Socrate, lasciandola però appesa a un filo senza svilupparla davvero o portarla a conclusione.
Credo che Dorian e la leggenda di Atlantide sia un romanzo ricco di potenziale che parte da una base vincente ma che non è stata sviluppata al meglio.

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