Recensione: I Medici. Una regina al potere
Titolo: I Medici. Una regina al potere
Autore: Matteo Strukul
Editore: Newton Compton
Collana: Nuova Narrativa Newton
Pagine: 384
Prezzo: 9,90
Autore: Matteo Strukul
Editore: Newton Compton
Collana: Nuova Narrativa Newton
Pagine: 384
Prezzo: 9,90
Descrizione:
Francia, 1536. Quando il delfino, Francesco di Valois, viene ucciso, la posizione di Caterina de’ Medici a corte si complica. È la prima a essere sospettata dell’assassinio. Ma Francesco I, sovrano di Francia, crede alla sua innocenza e anzi, la spinge a rafforzare la sua posizione in vista del momento in cui, al fianco di Enrico II, dovrà regnare. Caterina si sente però debole, e non solo perché il marito le preferisce l’amante, la bellissima e temibile Diana di Poitiers, ma anche perché non riesce ad avere figli. Convinta di essere vittima di una maledizione, incarica Raymond de Polignac, valoroso comandante dei picchieri del re, di trovare Nostradamus, personaggio oscuro e inviso a molti, ma noto per le sue abilità di astrologo e preveggente. Lui è l’unico che potrà aiutarla a diventare madre. Fra intrighi di corte, tradimenti, umiliazioni e soprusi, Caterina attende con tenacia, finché non darà alla luce il primo dei suoi figli. Alla morte di Francesco I, quando la guerra di religione incombe, Caterina, ormai regina, non esita a stringere alleanze pericolose, complici le profezie di Nostradamus. La violenza scatenata dai cattolici contro i riformati in seguito alla congiura di Amboise è solo l’inizio di un conflitto destinato a culminare nella tragica notte di San Bartolomeo, quando le strade della capitale s’imporporeranno del sangue degli infedeli e Caterina, reggente di Francia dopo la morte di Enrico II, perderà tutto ciò che ha amato...
L'autore:
Matteo Strukul. È nato a Padova nel 1973. Laureato in giurisprudenza e dottore di ricerca in diritto europeo, ha pubblicato diversi romanzi (La giostra dei fiori spezzati, La ballata di Mila, Regina nera, Cucciolo d’uomo, I Cavalieri del Nord, Il sangue dei baroni). Le sue opere sono in corso di pubblicazione in 20 Paesi e opzionate per il cinema. Nel 2016 ha pubblicato con la Newton Compton il primo romanzo della trilogia sui Medici, Una dinastia al potere: il libro è stato il caso editoriale della Fiera di Francoforte, i diritti di traduzione sono stati venduti in vari Paesi (tra cui Germania, Spagna e Inghilterra) ed è stato sin dall’uscita ininterrottamente in cima alle classifiche italiane di vendita. Matteo Strukul scrive per le pagine culturali del «Venerdì di Repubblica» e vive insieme a sua moglie Silvia fra Padova, Berlino e la Transilvania. Il suo sito internet è www.matteostrukul.com
La recensione di Miriam:
Dopo i due libri dedicati alle figure maschili di Cosimo il
Vecchio e Lorenzo il Magnifico, la saga dei Medici
si chiude con un romanzo incentrato su un’esponente femminile della stessa
famiglia: Caterina.
Un progetto ambizioso e complesso dal punto di vista storico perché copre un arco temporale di circa cinquant’anni, peraltro denso di avvenimenti, ma che dal mio punto di vista l’autore ha saputo gestire in maniera intelligente e interessante. Da un lato la narrazione per quadri, che già aveva caratterizzato i volumi precedenti, ci consente di ripercorrere gli accadimenti di carattere storico-politico più importanti del periodo, mantenendo un ritmo vivace che non lascia spazio alla noia; dall’altro la centralità di Caterina fa sì che l’opera si discosti dai binari della mera cronaca storica, fornendoci un ritratto a tutto tondo del personaggio. Più ancora che negli altri romanzi della serie, Matteo Strukul prova – e per me ci riesce benissimo – a penetrare la psicologia della protagonista, a far emergere quella che può essere stata la sua personalità, al di là della facciata costruita per assecondare un gioco di ruoli; a farci comprendere cosa può aver significato essere regina in quel particolare contesto e in quel particolare periodo, ricordandoci costantemente che una sovrana rimane pur sempre una donna, con le sue fragilità, i suoi sogni, il bisogno di essere amata.
Dipinta solitamente come regina maledetta, machiavellica, spietata, Caterina qui conserva un’aura sinistra ma, in un certo senso, viene riscattata poiché l’obiettivo si allarga fino a comprendere una miriade di altre sfaccettature. Giunta alla corte di Francia, deve fare i conti con i pregiudizi e la diffidenza di chi la circonda. È italiana, non è di nobili origini e non è nemmeno bella, tanto basta per fare di lei una presenza scomoda, mal vista. Sin da subito la giovane donna deve affilare le unghie e lottare per ritagliarsi un proprio spazio. Fondamentalmente l’aspetto coriaceo con cui si presenta è una corazza che ha dovuto costruire a scopo difensivo. A indurirla contribuiscono anche le delusioni e le umiliazioni con cui deve fare i conti. Innamoratissima del marito, Enrico II, subisce lo scacco di non essere ricambiata e di dover accettare la presenza costante della sua amante, la fascinosa Diana di Poitiers. È proprio nel rapporto con il consorte e con la sua preferita che la regina mostra l’ambivalenza del suo carattere e, insieme alla presunta perfidia, sfodera tutte le sue debolezze.
Caterina soffre, fa di tutto per conquistare il cuore di Enrico e, pur di non perderlo, incassa infinite umiliazioni, fino ad accettare di rimanere incastrata in un triangolo che la mortifica nel profondo.
La sua incapacità di generare un erede accresce poi il suo senso di inadeguatezza, mettendo a rischio la sua stessa posizione. È per scongiurare il pericolo di essere ripudiata, infatti, che Caterina organizza una specie di caccia all’uomo per rintracciare a far giungere a lei il noto veggente e cartomante Nostradamus. Solo un sodalizio con un mago del suo rango potrà aiutarla a diventare madre: è di questo che si convince e, in qualche modo, gli eventi le daranno ragione giacché, di lì a breve, darà alla luce il primo erede, Francesco, e non sarà che il primo di ben dieci figli.
Michel de Nostredame è un personaggio chiave, nonché uno dei più intriganti. L’autore lo introduce attenendosi alla verità storica, poiché il veggente fu davvero chiamato alla corte di Francia e pronunciò le profezie citate, tuttavia mentre nella realtà non fu il solo astrologo a prestare i suoi servigi alla regina, nella fiction occupa l’intera scena. Anche in questo caso si tratta di una piccola deviazione di fantasia che nulla toglie alla ricostruzione dei fatti ma aggiunge una buona dose di fascino oscuro al racconto, rendendolo ancora più ammaliante. Con i suoi occhi color ghiaccio ardente, il pizzetto a due punte, i capelli lunghi e scuri, e gli abiti rigorosamente neri, Nostradamus, a ogni apparizione, riempie lo spazio con il suo carisma tutto mefistofelico e quando si pone davanti al suo specchio dagli angoli insanguinati per leggere il futuro, ci fa correre i brividi lungo la schiena.
Degno di nota è anche il personaggio di Raymond di Polignac, comandante dei picchieri del re e poi guardia personale di Caterina. Nel sorprenderci per il suo valore e per la sua fedeltà alla corona, non mancherà di riservarci una piccola parentesi romantica, che ha a che fare con un amore profondo e mai ricambiato.
Mentre si preparano e scorrono gli avvenimenti che segneranno il destino della Francia, e non solo: la morte accidentale di Enrico II, l’ascesa al trono di Francesco, la congiura di Amboise, l’agguato a Coligny, fino ad arrivare alla strage della notte di San Bartolomeo, si snoda così anche un racconto più intimo, più a dimensione umana: quello appunto legato all’iter personale di Caterina. Ovviamente la vedremo anche in veste istituzionale e avremo occasione di cogliere il ruolo che ha giocato in ambito politico, quello che l’ha impressa nella memoria dei posteri quasi come incarnazione stessa della strage degli ugonotti, ma non si ridurrà mai solo a questo.
Tra le pieghe della grande storia, affiora una storia più “piccola” ma particolarmente intensa: quella di una donna che lotta per ritagliarsi il suo posto nel mondo, che combatte per conquistare l’amore del marito, che incondizionatamente ama i suoi figli, e che non esita a sfidare il destino quando le previsioni minacciano quel che ha di più caro. Una rivisitazione in grado di accorciare la distanza che ci separa dal personaggio storico per restituircelo in una dimensione più umana.
Una conclusione strepitosa per una serie che cattura l’attenzione e il cuore.
Un progetto ambizioso e complesso dal punto di vista storico perché copre un arco temporale di circa cinquant’anni, peraltro denso di avvenimenti, ma che dal mio punto di vista l’autore ha saputo gestire in maniera intelligente e interessante. Da un lato la narrazione per quadri, che già aveva caratterizzato i volumi precedenti, ci consente di ripercorrere gli accadimenti di carattere storico-politico più importanti del periodo, mantenendo un ritmo vivace che non lascia spazio alla noia; dall’altro la centralità di Caterina fa sì che l’opera si discosti dai binari della mera cronaca storica, fornendoci un ritratto a tutto tondo del personaggio. Più ancora che negli altri romanzi della serie, Matteo Strukul prova – e per me ci riesce benissimo – a penetrare la psicologia della protagonista, a far emergere quella che può essere stata la sua personalità, al di là della facciata costruita per assecondare un gioco di ruoli; a farci comprendere cosa può aver significato essere regina in quel particolare contesto e in quel particolare periodo, ricordandoci costantemente che una sovrana rimane pur sempre una donna, con le sue fragilità, i suoi sogni, il bisogno di essere amata.
Dipinta solitamente come regina maledetta, machiavellica, spietata, Caterina qui conserva un’aura sinistra ma, in un certo senso, viene riscattata poiché l’obiettivo si allarga fino a comprendere una miriade di altre sfaccettature. Giunta alla corte di Francia, deve fare i conti con i pregiudizi e la diffidenza di chi la circonda. È italiana, non è di nobili origini e non è nemmeno bella, tanto basta per fare di lei una presenza scomoda, mal vista. Sin da subito la giovane donna deve affilare le unghie e lottare per ritagliarsi un proprio spazio. Fondamentalmente l’aspetto coriaceo con cui si presenta è una corazza che ha dovuto costruire a scopo difensivo. A indurirla contribuiscono anche le delusioni e le umiliazioni con cui deve fare i conti. Innamoratissima del marito, Enrico II, subisce lo scacco di non essere ricambiata e di dover accettare la presenza costante della sua amante, la fascinosa Diana di Poitiers. È proprio nel rapporto con il consorte e con la sua preferita che la regina mostra l’ambivalenza del suo carattere e, insieme alla presunta perfidia, sfodera tutte le sue debolezze.
Caterina soffre, fa di tutto per conquistare il cuore di Enrico e, pur di non perderlo, incassa infinite umiliazioni, fino ad accettare di rimanere incastrata in un triangolo che la mortifica nel profondo.
La sua incapacità di generare un erede accresce poi il suo senso di inadeguatezza, mettendo a rischio la sua stessa posizione. È per scongiurare il pericolo di essere ripudiata, infatti, che Caterina organizza una specie di caccia all’uomo per rintracciare a far giungere a lei il noto veggente e cartomante Nostradamus. Solo un sodalizio con un mago del suo rango potrà aiutarla a diventare madre: è di questo che si convince e, in qualche modo, gli eventi le daranno ragione giacché, di lì a breve, darà alla luce il primo erede, Francesco, e non sarà che il primo di ben dieci figli.
Michel de Nostredame è un personaggio chiave, nonché uno dei più intriganti. L’autore lo introduce attenendosi alla verità storica, poiché il veggente fu davvero chiamato alla corte di Francia e pronunciò le profezie citate, tuttavia mentre nella realtà non fu il solo astrologo a prestare i suoi servigi alla regina, nella fiction occupa l’intera scena. Anche in questo caso si tratta di una piccola deviazione di fantasia che nulla toglie alla ricostruzione dei fatti ma aggiunge una buona dose di fascino oscuro al racconto, rendendolo ancora più ammaliante. Con i suoi occhi color ghiaccio ardente, il pizzetto a due punte, i capelli lunghi e scuri, e gli abiti rigorosamente neri, Nostradamus, a ogni apparizione, riempie lo spazio con il suo carisma tutto mefistofelico e quando si pone davanti al suo specchio dagli angoli insanguinati per leggere il futuro, ci fa correre i brividi lungo la schiena.
Degno di nota è anche il personaggio di Raymond di Polignac, comandante dei picchieri del re e poi guardia personale di Caterina. Nel sorprenderci per il suo valore e per la sua fedeltà alla corona, non mancherà di riservarci una piccola parentesi romantica, che ha a che fare con un amore profondo e mai ricambiato.
Mentre si preparano e scorrono gli avvenimenti che segneranno il destino della Francia, e non solo: la morte accidentale di Enrico II, l’ascesa al trono di Francesco, la congiura di Amboise, l’agguato a Coligny, fino ad arrivare alla strage della notte di San Bartolomeo, si snoda così anche un racconto più intimo, più a dimensione umana: quello appunto legato all’iter personale di Caterina. Ovviamente la vedremo anche in veste istituzionale e avremo occasione di cogliere il ruolo che ha giocato in ambito politico, quello che l’ha impressa nella memoria dei posteri quasi come incarnazione stessa della strage degli ugonotti, ma non si ridurrà mai solo a questo.
Tra le pieghe della grande storia, affiora una storia più “piccola” ma particolarmente intensa: quella di una donna che lotta per ritagliarsi il suo posto nel mondo, che combatte per conquistare l’amore del marito, che incondizionatamente ama i suoi figli, e che non esita a sfidare il destino quando le previsioni minacciano quel che ha di più caro. Una rivisitazione in grado di accorciare la distanza che ci separa dal personaggio storico per restituircelo in una dimensione più umana.
Una conclusione strepitosa per una serie che cattura l’attenzione e il cuore.
Commenti
Posta un commento