Titolo: Nuovo in città
Autore: Vald Sandrini
Editore: Imperium
Lunghezza stampa: 67
Prezzo: 1,49
Disponibile su Amazon
Hai rubato una chiatta da iperspazio per sfuggire a una condanna ingiusta. Schiverai i crateri delle bombe per aver evitato un posto di blocco. La radio non funziona: chissà se tornerai mai nell’Impero. Hai imbrogliato e ucciso per imbarcarti con il tesoro.
Quattro racconti di fantascienza con viaggi senza ritorno, fra mondi lontani e i dintorni di Milano.
La recensione di Miriam:
Siete pronti a viaggiare fra universi paralleli e a
scoprire realtà ucroniche? È quello che vi aspetta se deciderete di avventurarvi
fra le pagine di questa antologia, breve quanto ricca di suggestioni che ci
rimandano a infinite possibilità.
La raccolta si compone di
quattro racconti: il primo, da cui prende anche il titolo, è il più lungo, ne
seguono tre più brevi. Ad accomunarli è proprio l’idea del viaggio
inter-dimensionale.
Nuovo in città
si apre su uno scenario che è quasi un classico del genere: uno strano veicolo
compare nel centro di Milano. Alla sua guida uno spaesato tipo filiforme che si
aspettava di raggiungere tutt’altra destinazione. Claudio, questo è il suo
nome, stava compiendo un viaggio quadrimensionale quando qualcosa è andato
storto, facendolo approdare in un mondo che non ha mai visto e nel quale fatica
a orientarsi: cosa mai potrà significare il bizzarro strumento che si accende
di luci rosse e verdi nel bel mezzo del traffico? Cosa mai sarà quel foglio
vergato in caratteri indecifrabili che qualcuno – dall’aria molto contrariata – ha lasciato sul vetro del
suo veicolo? Perché vestono tutti in modo bizzarro e si esprimono in un modo
altrettanto inconsueto?
Appare subito chiaro che il
nuovo arrivato – il
nuovo in città appunto – è un alieno. Tuttavia, la sua disavventura non si
inserisce nel quadro dei viaggi interstellari, come a un primo impatto si
potrebbe presagire, giacché andando avanti scopriremo che Claudio proviene sì
da un mondo altro, ma non si tratta semplicemente di un altro pianeta, la sua casa è una dimensione in cui l’Impero
Romano non è mai caduto in declino e la storia che tutti conosciamo ha seguito
un corso alternativo.
Un’ucronia che suggerisce
un’ipotesi di grande fascino, resa dall’autore con uno stile fortemente ironico.
L’impatto straniante fra i due mondi si concretizza nell’incontro di Claudio
con una gruppo di metallari. La sua vicenda si intreccia con quelle dei tre
amici, dando vita a un carosello di equivoci e situazioni esilaranti che ci
travolgerà fino a un epilogo che spiazza, ribaltando letteralmente la trama.
Nella cripta di sicurezza, ci trascina, invece, sull’incrociatore Regina Anna,
nel giorno in cui si appresta a partire alla conquista del Deltri e ci racconta
le gesta del luogotenente Antés: un arrivista, il cui unico vero obiettivo è impadronisti
del tesoro custodito a bordo. Una storia, in questo caso, che pur collocandosi
nello spazio, ci racconta dell’avidità dell’animo umano, quasi a suggerirci
l’idea che le dimensioni possono cambiare ed essere anche infinite, ma certi
vizi di fondo restano e sono riconoscibili, ovunque si vada.
Con Le pareti sottili, ci avviciniamo proprio a un’ipotetica linea di
confine. Tiziano Loscalzo, un corriere incaricato di trasportare un carico che
scotta (presumibilmente droga), giunge a Camposanto. Quello che dovrebbe essere
un paesino come tanti, escludendo il nome di certo bislacco, si rivela essere,
in realtà, un luogo molto particolare, un luogo appunto in cui il confine fra i
mondi si assottiglia e basta entrare in un bar per ritrovarsi con delle vecchie
lire in mano, catapultati in una nuova dimensione.
La raccolta si chiude con Andarsene da Muwaru, il racconto che
personalmente ho amato di più perché, pur essendo molto breve, si fonda su
un’idea di quelle che lasciano l’impronta e continuano a farti fantasticare
anche a lettura finita. Protagonisti sono dei ladri che, subito dopo aver messo
a segno un bel colpo, vengono presi e condannati ai lavori forzati sul pianeta
Muwaru. I detenuti sembrano non avere speranze, giacché da lì non si fugge,
fino a che non scovano, proprio nel campo di lavoro, un’aeronave che funziona
grazie al principio del collassamento
quantico. Nessuno sa se questo particolare tipo di motore sia reale o solo
frutto di una leggenda, ma quando non c’è più niente da perdere, si sa, vale
sempre la pena tentare.
Ovviamente non vi svelerò se
il veicolo riuscirà davvero a funzionare né come si concluderà l’avventura
degli aspiranti fuggiaschi, sappiate però che il mezzo in questione è progettato
a partire da una teoria per cui l’immaginazione genera un universo che collassa
e produce energia. In parole povere,
stiamo parlando, di un’astronave che sarebbe in grado di viaggiare, davvero,
sfruttando la fantasia come combustibile.
Non vi sembra un’idea
meravigliosa? Non vi nascondo che leggendo questo racconto il “fanciullino” che
ancora vive dentro di me e che, credo, non crescerà mai, ha preso il volo.
Se avete voglia di decollare
anche voi e regalarvi una passeggiata spazio-temporale, intrigante, ironica,
divertente, vi consiglio la lettura di questo libro, vi fornirà una bella
scorta di carburante.
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