mercoledì 9 settembre 2015

Recensione in anteprima: I sogni del diavolo. Splattepunk Glory

Titolo: I sogni del diavolo: Splatterpunk Glory 
Autori: Laymon, Z.Brite, Snyder, Battiago 
Illustrazione di copertina di Les Edwards 
Editore: Independent Legions Publishing 
Lunghezza stampa: 92 
Prezzo: 1,99
Data di uscita: 16 settembre 2015 
Disponibile in prenotazione su Amazon


Descrizione:  
Una raccolta di racconti horror di alcuni dei più grandi interpreti dello splatterpunk mondiale.
Contiene i racconti, mai pubblicati in lingua italiana: ‘Herman’, ‘La Morsa’ e ‘Vibrazioni’ di Richard Laymon, ‘Calcutta – Signora delle Impudenze’ di Poppy Z. Brite, ‘L’Uomo che mangiava fiori’ di Caleb Battiago e ‘Magdala Amigdala’ di Lucy A. Snyder, racconto vincitore del Bram Stoker Awards 2012.
Sei viaggi nello splatterpunk più puro, nell’orrore in sangue e ossa; amici immaginari, di un altro mondo, che si materializzano dal nulla per proteggerci e per scuoiare i nostri nemici; un macabra e rischiosa sfida di coraggio nel bar di una piccola città, dove una testa mozzata immersa in una vasca la fa da protagonista; creature affamate che si nascondono nei luoghi più impensabili; una apocalittica Calcutta invasa da zombie fuori dal comune; la vera storia dell’Uomo Nero, uno spaccato del suo ultimo giorno sulla Terra, legato alla sedia elettrica; un contagio mondiale che divide gli uomini in Tipi Uno, Due e Tre, rivoluzionando la società con orribili conseguenze. 


La recensione di Miriam:

Se il diavolo sognasse, quali immagini popolerebbero il suo mondo onirico?
Non so se ci avete mai pensato, ma l’antologia di cui sto per parlarvi potrebbe fornirvi delle possibili risposte.
Sono, infatti, istantanee infernali quelle che si susseguono in questa raccolta, immagini sorrette da differenti registri e variegate suggestioni ma che ci ispirano tutte disagio o paura, o un gran senso di appagamento a seconda dei punti di vista.
A prestarsi al gioco sono autori d’eccezione, autori che con l’horror, inteso in senso lato, sicuramente hanno grande dimestichezza. Il loro comun denominatore, non a caso, risiede nell’aver vinto o nell’essere arrivati finalisti al Bram Stoker Award. Una premessa che suona, sin da subito, come promessa di qualità.
La carrellata da  incubo si apre con due racconti brevi ma intensi di Richard Laymon, ai quali ne seguirà un terzo, più avanti. Richiamando atmosfere dal sapore kinghiano, Herman ci trascina nel territorio di confine rappresentato dall’infanzia, in cui la linea di demarcazione fra realtà e immaginazione è molto labile e la fantasia può rivelarsi un’efficace arma di difesa contro le brutture del mondo. Ecco allora che un amico immaginario, come Herman appunto, può  difendere la sua protetta dall’attacco di due bulli ricorrendo a misure drastiche e giungere a conquistare il dono della visibilità attraverso un espediente davvero raccapricciante. Ne La morsa, rimaniamo in tema di giochi, l’atmosfera inziale è goliardica, ma i protagonisti sono adulti, pronti ad accettare una scommessa al buio pur di aggiudicarsi un anello di inestimabile valore. Pochi spiccioli per tentare di recuperare il gioiello dalla fauci di una testa umana mozzata. Facile, no? È proprio quello che pensano tutti i candidati prima di allungare la mano verso la bocca del defunto, sfiorate le labbra esangui, tuttavia la musica cambia, il gioco si fa duro e… ci sarà davvero qualcuno che avrà il coraggio di andare fino in fondo? 
Vibrazioni ci avvolge, invece, in un bollente abbraccio coinvolgendoci in una stranissima danza erotica dai risvolti terrificanti.
Se Laymon fa leva sul terrore fine attingendo dal pozzo delle paure ancestrali, come quella di essere sepolti vivi, Poppy Z.Brite ci trasporta in una Calcutta parallela, o futuribile, invasa da zombie, adoratori della dea Kali, offrendoci uno scenario apocalittico in cui le pennellate di un orrore immaginario si fondono con i miasmi e la miseria reale di una città in degrado.
Con Battiago i toni si incupiscono e brividi intensi cominciano a correre lungo la schiena. Non siamo più nel campo dell’immaginario, il tempo dei giochi sembra essere finito e l’orrore attraversato in precedenza impallidisce al cospetto della storia che ci racconta. Non vi inganni il titolo, L’uomo che mangiava i fiori, non è foriero di una svolta vegetariana; chiunque conosca l’autore sa che suoi mostri hanno sempre fame… fame di carne umana. A consegnarci la sua ultima agghiacciante testimonianza è un personaggio liberamene ispirato alla figura di Albert Fish, un serial killer realmente vissuto nella prima metà del novecento che ha ucciso oltre cento bambini concedendosi il vezzo di cibarsi delle loro carni. Qui lo ritroviamo ormai legato a una sedia elettrica, ma i ricordi e i pensieri che affollano i suoi ultimi istanti di vita sono tutt’altro che inoffensivi.
Lucy Snyder con Magdala Amigdala ci proietta, infine, in un futuro apocalittico dalle atmosfere marcatamente splatterpunk, laddove un misterioso virus sta privando la popolazione della sua stessa umanità. Divisi in Tipi 1, 2 e 3, gli uomini, per effetto del morbo, perdono gradualmente la capacità di cibarsi normalmente, di esporsi alla luce del sole, di ricordare. Cosa resterà della loro storia e della loro civiltà quando tutto sarà finito? Vi garantisco che, se non il cosa, il come si rivelerà particolarmente disturbante.
Imperdibile per gli appassionati del genere, questa raccolta sembra sfidare il lettore proprio come la testa mozzata di Laymon: chi oserà violarne le fauci potrà trarne gioielli narrativi… sempre che non ci lasci le dita.
Chi di voi ha il coraggio di provare?






















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