Anteprima: Red Country di Joe Abercrombie
In libreria dal 3 febbraio 2015
Titolo: Red Country
Autore: Joe Abercrombie
Traduzione di Benedetta Tavani
Editore: Gargoyle Books
Collana: Extra
Pagine: 639
Prezzo: 24 euro
Descrizione:
Questo è il coraggio. Prendere la delusione e i
fallimenti, la colpa e la vergogna, le ferite subìte e quelle inferte, e
affondare tutto nel proprio passato. Ricominciare da capo, mandare al diavolo
ieri e affrontare il domani a testa alta. I tempi cambiano. Ma solo chi
possiede la lungimiranza di prevederlo e affrontarlo, solo chi è capace di
adeguarsi prospera.
Non c’è pace nel mondo della Prima Legge: l’Impero
seguita a dominare il Sud, l’Unione deve sedare una molesta ribellione interna,
e i soldati di ventura non perdono occasione per farsi assoldare dal migliore
offerente. A ciò si aggiunge la minaccia degli Spettri, la popolazione dei
nativi che, stanca di subire i soprusi dell’uomo bianco, sta dimostrando con i
fatti tutta la sua esasperazione. A risentire di questi fragili equilibri è la
quotidianità della gente comune.
Shy Sud, per esempio, è una giovane donna
delle Terre Attigue, che vive dei frutti del suo lavoro di contadina.
Assentatasi dalla fattoria di famiglia assieme al patrigno Agnello per vendere
frumento nella vicina città di Buon Commercio, al suo ritorno ha una brutta
sorpresa: la proprietà è stata razziata e bruciata e i fratelli minori – il
giovanissimo Pit e la piccola Ro –, affidatile dalla compianta madre, sono
stati rapiti. Per ritrovarli, Shy e Agnello devono attraversare le Terre
Remote. Così, su un inoffensivo carro condotto da un paio di buoi, ha inizio il
loro cammino. Lungo la strada, i due si imbattono nei mercenari della Brigata della
Fausta Mano, capeggiati da Nicomo Cosca (vecchia conoscenza dei lettori di
Abercrombie). Tra i compari del generale spicca il suo legale Tempio – «uno dei
bastardi più furbi che abbia mai conosciuto», nelle parole dello stesso Cosca.
Shy e Agnello capiscono ben presto che condividere il viaggio con la pur
scalcagnata compagnia può avere i suoi vantaggi. Tra duelli, faide e
carneficine, arriveranno ai confini estremi delle Terre Remote – passando per
Cresa, una città di frontiera in balìa della febbre dell’oro –, sulle montagne inesplorate, là dove
li attende la resa dei conti.
Sesto titolo di Joe Abercrombie, eletto tra i migliori bestseller dal “Sunday Times”
(2013) e dal “New York Times” (2014), Red Country è ambientato nel
medesimo universo della trilogia “La Prima Legge”, così come Il sapore della
vendetta e The Heroes. Se questi, però, affrontavano i temi della
nemesi e della guerra, abbondantemente declinati dalla narrativa
epico-fantastica, Red Country è qualcosa di totalmente diverso, un’esplosiva
quanto spiazzante provocazione letteraria, un ibrido tra il fantasy e il
western, che molto dice sulla supremazia della legge del più forte, così
come sulla sete di conquista e sull’istinto primordiale di sopraffazione che
attanagliano l’umanità.
Nel libro, guerrieri di lungo corso, abili spadaccini e formidabili
arcieri, si mescolano a coloni e cercatori d’oro; si muovono tra carovane
in fuga cariche di pepite e trasferimenti di mandrie ponderose;
percorrono lande smisurate e sostano in fatiscenti cittadine dove l’alcol
scorre a fiumi e i regolamenti di conti sono all’ordine del giorno; infine
sono chiamati a fronteggiarsi con gli autoctoni, denominati Spettri, i
signori, solenni e indomiti, delle grandi pianure.
Aleggia
qualcosa dell’atmosfera del film Gli spietati di Clint Eastwood (al
quale, non a caso, il libro è dedicato) e della serie tv “Deadwood” in un ideale continuum, ma Red
Country resta, inequivocabilmente, un romanzo di Abercrombie, anche
qui, impareggiabile istigatore d’irriverenza e ribaltamenti di prospettiva.
I confini tra le cose sono labili e indistinti; non esistono buoni o
cattivi, bensì individui lacerati da profondi conflitti di ordine morale e da
passati che non passano mai del tutto. Individui che devono fare
quotidianamente i conti con la sopravvivenza e con le proprie motivazioni e
ambizioni, perseguite anche a costo di ingiustizie terribili.
La
vicenda di Tempio è esemplare: sa bene che le sue scelte nuocciono agli altri,
eppure non può evitare di compierle perché tiene alla sua pelle più di tutto il
resto; malgrado ciò, non smette di sforzarsi di essere migliore, meritevole di
rispetto, affidabile e onesto. Il chiaroscuro si fa ancora più netto con
Agnello, omone taciturno dalla fama di codardo, che tituba persino a esprimere
la propria opinione e sembra non aver mai alzato le mani contro nessuno. In
realtà la sua mitezza dipende da una promessa fatta alla donna che amava
assieme a quella di vigilare sui suoi figli. Il loro rapimento lo porta a
infrangere la parola data per poter tener fede all’impegno di salvare i
piccoli, scoprendone la natura violenta e il talento fenomenale di guerriero;
dare la morte ai nemici è l’unica cosa che Agnello sa fare veramente bene,
questo malgrado le sue nove dita.
Una
visione letteralmente dall’interno – un’“insight”
come la chiamano gli inglesi – Joe Abercrombie la
restituisce anche nell’affrontare ildualismo nativi/civilizzati.
Nelle parti raccontate dal punto di vista dei primi, questi, lungi dall’apparire
figure sanguinarie e ottuse – come gli Indiani
d’America vengono tratteggiati nei western classici interpretati da John Wayne – traboccano di una spiritualità antica e di una
mirabile disciplina. Li stanno spogliando della loro terra e della loro
cultura, ma gli Spettri continuano a essere sorretti da una dignità tragica.
Alle angherie patite dai cosiddetti civilizzati – più
che di progresso, invero portatori di malattie, saccheggi, lutti – non possono che reagire strenuamente: ammazzano – magari tagliando le orecchie ai cadaveri e
facendone collane da indossare a mo’ di trofeo – ma
lo fanno per difendere la loro stessa ragion d’essere, e perché anche gli altri
ammazzano e per scopi assai meno nobili. Così al lettore sorge il dubbio se
selvaggio sia davvero il nativo, o se invece non lo sia l’uomo occidentale e in
misura molto maggiore.
Con
Red Country – forse più che mai in Red Country – Abercrombie si
conferma maestro d’intrattenimento, capace di travolgere il lettore,
concupendolo con la sua empatia disarmante, il suo cinismo rivelatore e il suo
humour fosco e dissacrante.
L'autore:
Joe
Abercrombie è nato nel 1974 a
Lancaster
(Uk).
Sin da studente di Psicologia presso l’Università di Manchester, pensa di
scrivereuna saga fantasy dal solido
impianto epico-guerresco e ne inizia la stesura. Trasferitosi a Londra per
lavorare come montatore freelance e produttore di format televisivi, termina di
scrivere il primo episodio, Il Richiamo delle
spade, la cui pubblicazione
gli
vale la candidatura al prestigioso
Premio John
Campbell.
Seguono Non prima che siano
impiccati e L’ultima Ragione dei
Re. La trilogia
– intitolata
“La Prima
Legge”–
viene
tradotta in diversi
Paesi ed è pubblicata in Italia da
Gargoyle.
Il
suo
grandioso successo
è confermato
dagli
stand-alone Il
sapore della
vendetta,
The
Heroese
Red
Country (sempre disponibili per i tipi
di Gargoyle). È in corso di pubblicazione la serie young-adult “La trilogia del
mare infranto”, di cui è da poco uscito in Italia Il mezzo
re per
Mondadori.
Abercrombie è fra gli autori
della serie della BBC “Worlds of Fantasy”, insieme a
China Miéville, Michael Moorcock e Terry Pratchett.
Di Red Country hanno detto:
Joe
Abercrombie getta il suo cappello sul genere western ma al contempo persevera
nell’intento di trascinare il
fantasy – scalciando e urlando a
tutto spiano – nel XXI secolo. La sua è una miscela di ingredienti micidiale e
inconfondibile: crudo realismo, personaggi complessi – cattivi meravigliosamente
disegnati al pari di eroi imperfetti –, scene madri dall’impressionante
violenza.
Eric
Brown - The
Guardian
Questo non
è
l’epic-fantasy dei
vostri
padri.
Abercrombie tenta qualcosa di più audace: un western scritto nello stile dei
film di Clint Eastwood ma con un’ambientazione epico-fantastica.
E, accidenti, se non fa centro. Red Country
non è completamente un western né
completamente un fantasy, bensì qualcosa di nuovo, fresco ed elettrizzante con
un tocco di
Cormac McCarthy nella prosa sobria e secca così
come nei dialoghi stringati.
David
Barnett - The
Independent
La lettera d’amore di
Abercrombie al western... una
lettera che gronda umorismo sinistro, azione e ferocia.
Daniel Cairns -
Sci-Fi
Now
Il
miglior libro di Abercrombie. La scrittura è
più affilata delle spade con cui si addestrano i suoi personaggi e
l’atmosfera western fa aumentare il ritmo del racconto come mai
successo prima al padre del fantasy realistico.
Marc Aplin
- Fantasy
Faction
Oltre
al ritmo incalzante, Abercrombie regala tanta ironia: uno humour
tagliente, spietato, che spesso si tinge di nero e non manca di
strappare un sorriso anche nelle situazioni più sanguinose.
Stefano Sacchini - Cronache di Un Sole Lontano
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