lunedì 2 settembre 2013

Recensione: Qualche piano oltre

Titolo: Qualche piano oltre
Autrice: Sabrina Gregori
Editore: Linee Infinite
Collana: Phantasia
Pagine: 256
Prezzo: 12,00 euro

Descrizione:
Nella cornice di un cortile condo­miniale degli anni ’70, Sara e Paolo vivono la loro infanzia uniti da una forte amicizia. Pomeriggi d’estate si allungano tra giochi con gli amici, sogni di supereroi e innocenti fughe in un luogo appartato, solo per loro due, la tana. Qui, un giorno, Sara trova dei disegni nascosti, figure di mostri intrappolate nei fogli di carta: è il segreto di Paolo, tormentato da visioni pericolose e inconfessabili, segni di una realtà che nessuno può comprendere. Per impedire che anche Sara ne diventi vittima, Paolo la prega di dimenti­care ciò che ha visto, e l’amica cancella l’episodio dalla memoria. I due bambini diventano adulti e l’amicizia si trasforma in un senti­mento più intenso, ma la vita di Paolo si copre di ombre che Sara cerca di scacciare, fino a quando... In un giorno come tanti, Sara va a far visita a sua madre, nella stessa pa­lazzina in cui è cresciuta. Entra nell’ascensore e preme il tasto per sa­lire al terzo piano, ma quello che sembra un semplice gesto si rivela una scelta che cambierà la sua esistenza. Chiamata a salvare il suo amico di sempre, Sara supererà i limiti della morte, varcherà le porte dell'inimmaginabile e si troverà a fare i conti con il passato e con i suoi sentimenti, in luoghi dove la paura prende molte forme e il co­raggio ha i contorni dell’infanzia. Qualche piano oltre è un viaggio che sfida il tempo e lo spazio, uno sguardo attento nell’animo di una donna capace di affrontare un percorso di riscatto e consapevo­lezza interiore.

L'autrice:
Sabrina Gregori, nata a Trieste, classe '68. Laureata in Scienze Politiche, ha lavorato per anni nel campo della formazione. È attrice di teatro amatoriale e si diletta nello studio del canto mo­derno. Ama andare a cavallo nei boschi, osservare le mosse sinuose dei suoi due gatti e leggere. Nel 2010 ha pubblicato il suo primo libro, TRE INNOCUI DELIRI (Ibiskos Editrice Risolo), una raccolta di racconti dal profilo inquietante, con cui ha partecipato al Festival letterario Grado Giallo. Ha proseguito le sue indagini nelle pieghe oscure dell'animo umano pubblicando poi altri racconti in alcune antologie e sul web. QUALCHE PIANO OLTRE è il suo primo romanzo. 

La recensione di Miriam:

L’infanzia è tempo di dolci ricordi. Per Sara è sinonimo di giochi in cortile, lunghe trecce e calzoncini corti; ha l’odore di fumetti sfogliati in compagnia al riparo della tana, reca le ombre di corse a perdifiato per sfuggire alle angherie di Marco “Culogrosso” ma anche il calore dello sguardo del suo migliore amico, il suo supereroe. Più grande di lei di tre anni, Paolo l’ha sempre protetta come fosse una sorella minore. Inseparabili sin dal primo incontro, sono cresciuti insieme condividendo tutto eccetto due segreti inconfessabili.
Sara non ha mai avuto il coraggio di confessare a Paolo che, con il passare degli anni, il suo sentimento di amicizia si stava trasformando in qualcosa di diverso mentre lui ha taciuto di essere schiavo di un incubo.
Dacché ha memoria, mostri orribili si annidano nel suo armadio, escono a torturarlo ogni notte; per combatterli Paolo deve impugnare una matita e intrappolarli su fogli da disegno. Una scatola piena di immagini terrificanti è tutto quanto possiede a testimonianza della sua battaglia, troppo poco perché qualcuno possa credergli, persino se quel qualcuno è la sua Saretta.
Si perderanno così i due amici all’apparenza indivisibili, l’uno ignaro delle tempesta che si agita nel cuore dell’altra e viceversa. Paolo morirà poco più che ventenne volando giù dalla finestra e Sara rimarrà impotente davanti a una bara chiusa, la sua dichiarazione d’amore incollata in punta di lingua.
Ma, a volte, la fine è solo l’inizio di qualcos’altro. Lo comprenderà molti anni dopo Sara, quando, un giorno come tanti,  prenderà  l’ascensore per tornare a casa e si ritroverà a salire sempre più su, intrappolata in una corsa che sembra non avere fine.
Si fermerà, invece, qualche piano oltre, solo che la realtà fuori non sarà più la stessa…
Attraverso la penna di Sabrina Gregori, un gesto di routine, come entrare in un ascensore e premere un tasto, si trasforma in una scelta che può cambiare la vita. Una seconda possibilità per la protagonista, se non atta a correggere un passato che non si può cambiare, utile a trovare la forza per andare avanti e dare un senso al dolore.
Fiabesco, struggente, surreale, Qualche piano oltre segna un esordio letterario meritevole di attenzione. Atmosfere cupe, quasi da romanzo horror, si mescolano con quelle nostalgiche di un’infanzia che ci riporta all’ombra di un cortile nei lontani anni settanta. La tensione cresce di pagina in pagina perché sin da subito si percepisce l’imminenza di un pericolo o di una tragedia ma non si ha assolutamente la possibilità di presagire quel che accadrà davvero. L’autrice riesce a suscitare curiosità e a depistare il lettore, finendo per sorprenderlo sempre più man mano che l’epilogo si avvicina. La trama, pur semplice nel suo impianto, si evolve in modo imprevedibile e originale arricchendosi, strada facendo, di metafore che inducono a riflettere sui sentimenti e sul senso della vita.
Crescere in fin dei conti è un po’ morire; crescere significa trovare il coraggio di affrontare le paure che popolano l’infanzia. Ed è proprio questo il percorso a cui sarà chiamata la protagonista, poiché per diventare donna dovrà fronteggiare i fantasmi del passato e metabolizzare il dolore che lo ha marchiato in modo indelebile.
Particolarmente toccante è il rapporto tra Sara e Paolo che, loro malgrado si ritrovano a essere le due metà di una storia d’amore maledetta… un amore covato nel profondo ma mai svelato, un amore agognato e mai vissuto davvero, eppure così puro e sincero da sfidare la morte.
Quasi una favola moderna, a tratti horror, a tratti romantica che rinunciando a uno scontato lieto fine, preferisce mantenerci con i piedi per terra, pur alimentando la speranza. Indietro non si torna ma, forse, a tutti è data la possibilità di spingersi qualche piano oltre il rimpianto, alla scoperta di una nuova consapevolezza che  se non può restituirci ciò che è perduto, di certo, può renderci più forti.






 

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