giovedì 16 maggio 2013

Recensione: Inferno. Canti delle Terre Divise

Titolo: Inferno. Canti delle Terre Divise 
Autore: Francesco Gungui 
Editore: Fabbri 
Pagine: 432 
Prezzo: 16,00 euro
Descrizione:
Se sei nato a Europa, la grande città nazione del prossimo futuro, hai due sole possibilità: arrangiarti con lavori rischiosi o umili, oppure riuscire a trovare un impiego a Paradiso, la zona dove i ricchi vivono nel lusso più sfrenato e possono godere di una natura incontaminata.
Ma se rubi o uccidi o solo metti in discussione l’autorità, quello che ti aspetta è la prigione definitiva, che sorge su un’isola vulcanica lontana dal mondo civile: Inferno. Costruita in modo da ricalcare l’inferno che Dante ha immaginato nella Divina Commedia, qui ogni reato ha il suo
contrappasso. Piogge di fuoco, fiumi di lava, gelo, animali mostruosi rendono la vita impossibile ai prigionieri, che spesso muoiono prima di terminare la pena. Nessuno sceglierebbe di andare volontariamente a Inferno, tranne Alec, un giovane cresciuto nella parte sbagliata del
mondo, quando scopre che la ragazza che ama, Maj, vi è stata mandata con una falsa accusa. Alec dovrà compiere l’impresa mai riuscita a nessuno, quella di scappare con lei da Inferno, combattendo per sopravvivere, prima che chi ha complottato per uccidere entrambi riesca a trovarli...

L'autore:

FRANCESCO GUNGUI, nato a Milano nel 1980, è uno dei volti italiani più conosciuti della narrativa per ragazzi e giovani adulti. Tra i suoi maggiori successi Mi piaci così (Mondadori 2008, venduto in numerosi Paesi) e Pensavo di scappare con te (Mondadori 2011).
Inferno è il suo primo romanzo fantasy.

La recensione di Miriam:

“Le lacrime percorrono sempre la stessa strada sui volti delle persone”, che siano comuni cittadini di Europa, prescelti residenti in Paradiso o dannati all’Inferno. La verità è che i regimi totalitari finiscono inevitabilmente per soffocare qualsiasi anelito di felicità.
Avere la pancia piena, non patire dolori fisici, sapere che le persone amate stanno bene, non significa esattamente essere felici, è solo qualcosa che vagamente gli somiglia. “Mmm” lo chiamano Alec e la sua sorellina Beth, un compromesso accettabile per loro che sono nati e vissuti nei grattacieli di Europa, continuamente bombardati dalle immagini infernali che scorrono sugli schermi delle Cattedrali e marchiati a fuoco dal ricordo di un padre sequestrato dalle guardie dell’Oligarchia. Doversi guadare le spalle, lottare ogni giorno per sopravvivere in una città in degrado nella quale il massimo svago che ci si possa concedere è lo stordimento provocato da una dose di Nepente non è infatti il peggio che possa capitare. Basta una trasgressione minima perché si venga spediti all’Inferno, la prigione di massima sicurezza progettata dal governo per garantire l’ordine costituito. I patimenti dei dannati sono sotto gli occhi di tutti; come fossero i protagonisti di un reality show vengono costantemente ripresi. Il macabro spettacolo viene trasmesso in quelli che un tempo erano luoghi di culto e tutti hanno l’obbligo di assistervi perché sappiano cosa succede a chi ostacola l’Oligarchia.
I soli a non essere ammessi allo show sono gli abitanti del Paradiso: pochi eletti − perlopiù familiari di chi detiene il potere − che vivono in una bolla di perfezione.  Nelle loro ville da fiaba  non giungono le immagini dei gironi infernali; questi “angeli” non sanno nulla di quel che accade al di  fuori del loro mondo idilliaco. Eppure neanche questo basta per dirsi davvero felici. Maj, figlia di un potente oligarca, ha avuto il massimo che un essere umano potesse desiderare ma, nel momento in cui intuisce che il mondo non  si esaurisce entro i cancelli del Paradiso, comincia a sospettare di non aver mai veramente vissuto. Quando Alec viene mandato a lavorare nella sua villa la ragazza inizia a fargli domande. Vuole sapere da dove viene, com’è la sua casa, dove si trova Europa… poi il suo cuore comincia a battere a un ritmo accelerato ogni volta che lui le si avvicina e le certezze crollano. 
“Sono sempre stata felice, io sono felice. Ora non lo so cos’è cambiato, ma mi sembra tutto inutile, stupido, vuoto. Le giornate sono tutte uguali, gli amici, la scuola, ed è tutto bello, lo so, ma a che serve? Che senso ha?” 
Maj tenterà di scappare dal Paradiso per trovare le risposte ma qualcosa andrà storto e finirà all’Inferno perché l’Oligarchia non perdona chi si ribella.
Alec non rimarrà a guardare poiché Maj ha risvegliato in lui un sentimento che non immaginava di poter provare e, dopo aver perso suo padre, non accetta di perdere anche lei. Si farà allora condannare all’Inferno per poterla ritrovare e ritentare la fuga verso la libertà.
Si compone di immagini vivide, dal forte impatto cinematografico, la storia magistralmente architetta da Francesco Gungui. Diabolicamente abile nell’arte narrativa regala il soffio della vita alle parole sicché diventano suoni, odori, fotogrammi indelebili o vapori mefitici passando per la sua penna. Leggendo si ha davvero la sensazione di aggirarsi per i gironi infernali, si avverte il calore insopportabile delle fiamme e il fiato dei cerberi sul collo, mentre le urla dei dannati riecheggiano tutto intorno. L’Inferno così come lo ha concepito Dante nella Divina Commedia rivive in questo romanzo vestendosi però di attualità. L’autore sembra affondare le mani nel passato letterario, pescare spunti e suggestioni che poi rimodella e scaglia in un futuro, fantastico eppure incredibilmente vicino.
Se l’ambientazione si ispira al capolavoro dantesco, le idee, le tematiche, il potenziale visionario rimandano alla miglior tradizione distopica  surclassando nello stesso tempo, gioiellini narrativi più recenti. Nell’Inferno di Gungui ho ravvisato piacevoli  analogie con gli “Hunger Games” ma ho riscoperto  anche l’asfittica gabbia psicologica e la forza rivoluzionaria di 1984. 
L’Oligarchia agisce infatti come un Grande Fratello che osserva tutto, manipola la verità a suo piacimento ed educa all’omologazione e, contemporaneamente,  attinge dal meccanismo perverso alla base della Santa Inquisizione. Le immagini dei dannati proiettati sulle pareti delle chiese al pari dei roghi hanno funzione di monito giacché l’esercizio del potere passa soprattutto attraverso la paura.
Quella in cui ci scaraventa Gungui è una vera e propria corsa mozzafiato attraverso i cerchi dell’Inferno sollecitata da potenti scariche di adrenalina e non di meno, una storia pregna di sentimento; la storia di un amore “dannato”, che insieme  è perdizione e salvezza, ma anche di amicizia e solidarietà tra anime che si ritrovano a condividere una speranza comune.
Un’avventura dal sapore epico che si trasforma in un meraviglioso canto di libertà… lì dove essere liberi significa non avere paura, saper affrontare il buio della notte e poi tornare a riveder le stelle, forse con un’anima in meno sottopelle, ma con il sorriso sulle labbra e le braccia rigorosamente aperte.
















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