Titolo: Anger
Autrice: Isabel Abedi
Editore: Corbaccio
Collana: I narratori
Pagine: 324
Prezzo: 16,40 euro
Descrizione:
Ce l’hanno fatta: tre settimane su un’isola deserta al
largo di Rio de Janeiro, dove telecamere nascoste li riprenderanno
ventiquattr’ore al giorno: saranno attori di un film dalla trama imprevedibile.
Sono dodici ragazzi e ognuno di loro ha un motivo particolare per partecipare,
sogni da coltivare e segreti da custodire. L’isola è un paradiso, ma il ruolo
che i ragazzi scoprono di dover ricoprire è inquietante: undici vittime e un
assassino…È solo un gioco, nessuno morirà per davvero, eppure quando Joker
viene trovato sfracellato sugli scogli capiscono che il film dei loro sogni si
è trasformato in un horror…
L'autrice:
Isabel Abedi è nata nel 1967 e ha lavorato in
pubblicità per tredici anni. Nel frattempo ha cominciato a pubblicare i libri
per ragazzi che l’hanno resa celebre. Con il romanzo Whisper è stata segnalata in Germania
per il Juvenile Book Award del 2006 e con Isola
è entrata nella bestseller list dello Spiegel.
Corbaccio ha pubblicato con successo Sono
nel tuo sogno (anche in edizione TEA). Isabel Abedi vive ad Amburgo con la
famiglia.
La recensione di Miriam:
Annunciato al pubblico come il nuovo Hunger Games – opera che ho amato –
Anger ha attratto subito la
mia curiosità. Una nuova storia in grado di risvegliare vecchie emozioni o la
copia, magari malriuscita, di un successo non replicabile?
In realtà non è né l’una né l’altra tanto che, nel bene o
nel male, ritengo il paragone fuorviante.
L’unico punto in comune tra i due libri consiste nel fatto
che prendono spunto dall’idea di un reality show spinto agli estremi ma, a
partire da qui, le rispettive autrici sviluppano trame differenti, ascrivibili
anche a generi molto diversi tra loro – Hunger
Games è un distopico mentre Anger
è uno psicothriller. Leggendolo mi sono resa conto di essermi imbattuta in un
romanzo che, contravvenendo a tutte le mie aspettative, si è rivelato
totalmente altro da quel che avevo immaginato. La sorpresa tuttavia non è stata
sgradita. Se vi piacciono i gialli mozzafiato e vi intriga la prospettiva di
sentirvi parte di una caccia al colpevole che sfida la vostra intelligenza,
probabilmente varrà lo stesso per voi. Volendo indugiare nella ricerca delle
somiglianze, in effetti, l’associazione più immediata sarebbe quella con i dieci piccoli indiani di Agatha
Christie, capolavoro letterario a cui Anger
sembra strizzare l’occhio decisamente più che al titolo succitato.
Un’isola deserta al largo di Rio de Janeiro è la location
scelta dal famoso regista Quint Tempelhoff per dar vita al suo progetto. Dodici
ragazzi accuratamente selezionati dovranno trascorrere lì tre settimane
rimanendo sempre sotto l’occhio vigile di telecamere nascoste che li
riprenderanno 24 ore su 24. Le immagini catturate non saranno trasmesse in
diretta TV ma saranno visibili esclusivamente per il regista stesso che, solo a
esperimento concluso, avrà facoltà di montarle ad arte per ricavarne un film.
Nessuna società distopica dunque, ma semplicemente un
progetto cinematografico sperimentale e
un gruppo di giovani animati dal sogno di finire sul grande schermo o
unicamente allettati dalla generosa somma in denaro offerta per l’ingaggio.
C’è però qualcosa che Tempelhoff ha taciuto ai suoi attori.
Una volta giunti a destinazione infatti i ragazzi scopriranno di essere
chiamati a partecipare a un gioco, chi rifiuta dovrà immediatamente abbandonare
il reality rinunciando al compenso pattuito. Undici di loro assumeranno il
ruolo di vittime e soltanto uno quello di assassino. Ovviamente nessun giocatore
potrà svelare il suo status né conoscere quello degli altri. L’assassino dovrà
catturare le vittime e trascinarle in un luogo segreto senza farsi scoprire.
Sarà lui il vincitore se, allo scadere del tempo prestabilito, sarà riuscito a
colpire senza essere identificato; diversamente vincerà la preda che sarà
riuscita a sfuggirgli.
Può sembrare un passatempo macabro, efferato, ma in verità
si tratta di un gioco innocuo, almeno nelle intenzioni del suo ideatore, perché
il killer non deve ammazzare sul serio e le vittime devono solamente fingere di
morire. Nessuno ne dubita fino a che qualcuno non muore davvero. Quando il
corpo di un partecipante viene ritrovato sfracellato sugli scogli, il dubbio
comincia a serpeggiare tra i giocatori e quella che sembrava una spensierata
vacanza alternativa su un’isola da sogno si trasforma in un incubo.
In cosa consiste realmente il progetto di Tepelhoff? È lui
il responsabile del delitto? L’assassinio fa parte di un copione che i ragazzi
ignorano ma che il regista ha già scritto o è da considerarsi un imprevisto? In
tal caso chi è il vero burattinaio a tirare le fila del gioco, l’eccentrico
signor Quint o qualcun altro?
Per scoprirlo il lettore dovrà giocare insieme ai
protagonisti di questa storia fortemente adrenalinica.
Palpabile è il senso di disagio determinato dalla
consapevolezza di essere osservati, di essere in pericolo ma di brancolare nel
buio giacché si ha a che fare con un nemico invisibile che manovra tutto e
tutti ma le cui mosse sono assolutamente imprevedibili. Una condizione questa
resa con efficace realismo e che inquieta perché, lungi dall’essere fantasiosa,
appare molto verosimile. Il pensiero corre inevitabilmente alle immagini dei
numerosi reality show che da un po’ di tempo a questa parte entrano con
prepotenza nelle nostre case bucando gli schermi televisivi. Dalla casa del
grande fratello all’ancor più somigliante isola dei famosi, esibizionismo da
una parte, voyerismo dall’altra, rimbalzano sullo sfondo del nostro immaginario
dando vita a una virtuale partita a ping pong che gradualmente esclude privacy
e pudore in nome di una facile notorietà.
Fondamentalmente è questo l’obiettivo inseguito dai
protagonisti di Anger, un gruppo
eterogeneo di ragazzi giovanissimi provenienti da background altrettanto
variegati ma spinti da aspirazioni simili.
C’è la vamp tutta curve e riccioli d’oro, il palestrato con
più muscoli che cervello, il ragazzone innamorato della natura e ossessionato
dal volo degli uccelli, l’aspirante attrice con qualche chilo di troppo ma un
grande carico di simpatia, il tipo bello e tenebroso che se ne sta quasi sempre
in disparte… e poi c’è Vera, voce
narrante che si alterna a quella fuori campo dell’uomo che osserva dai monitor.
Di tutti i partecipanti è quella che si fa conoscere meglio proprio perché presta
i suoi occhi al lettore fornendo in prima persona il resoconto di quanto accade
sull’isola. A lei la fama non interessa, il reality è solo un pretesto per
potersi avvicinare a una persona cara.
La sua storia personale è particolarmente drammatica e
nell’affiorare assegna un valore aggiunto al plot sovrapponendo alle crude
sequenze del gioco quelle della realtà spietata e terribile che si vive nelle
favelas brasiliane.
Se i primi capitoli sono caratterizzati da una narrazione un
po’ lenta, man mano che si procede nella lettura i colpi di scena si susseguono
a ritmo sempre più vertiginoso e la tensione sale per culminare in un finale
inatteso e difficile da presagire.
Lettura consigliata a chi ama il thriller e la suspense,
forse un po’ meno a chi coltiva in segreto l’ambizione di partecipare a un
reality show, salvo che non sia alla ricerca di un buon motivo per cambiare
idea.
Una bellissima recensione. A me non ha fatto impazzire, ma è indubbiamente un libro carino :) La Abedi è molto brava!
RispondiEliminaHo letto anche la tua bellissima recensione e fondamentalmente mi trovi d'accordo. Sicuramente non è un romanzo sconvolgente di quelli che lasciano il segno però è un buon thriller e sviluppa un'idea interessante. Una lettura molto piacevole nel complesso, soprattutto se si ama il genere.
EliminaCiao! Sono Anita del MERCATINO DEI LIBRI FANTASY. Complimenti, hai vinto il premio Liebster Blog Award. Vieni a vedere di cosa si tratta : http://leggerefantasy.blogspot.it/2013/03/nuovo-premio-per-il-blog-liebster-blog.html
RispondiEliminaGrazie!
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