sabato 23 febbraio 2013

Recensione: Io, adolescente difficile

Titolo: Io, adolescente difficile - baby-killer, gang, bande giovanili, branco
Autrici: Mariarosaria Alfieri, Antonella Esposito
Prefazione: Francesco Barresi
Editore: Iris 4
Collana: Intelligentia a cura di Francesco Barresi
Pagine: 128
Prezzo: 19,50

Descrizione:
La società degli eccessi e la totalizzante cultura alienata è l’humus che soggiace alla grave realtà di IO, ADOLESCENTE DIFFICILE. Un’indagine dai toni forti che tenta di far luce su un fenomeno che lievita orrendamente alla contemporaneità: la delinquenza imberbe. Una ricerca che scandaglia i luoghi soliti e conosciuti della devianza minorile come branco, bande giovanili, gang, associazioni mafiose… nei modi nuovi del delinquente pubescente che vanno dal lancio di sassi dal cavalcavia alla violenza negli stadi, stupri di gruppo, ideologie sataniche… Un’inchiesta supportata da esperti che scavano nelle atrocità dei delitti familiari, in eccidi in cui la mano che dilania è vestita d’infanzia e innocenza. Analisi di fattori innati o acquisiti a volte in famiglie inconsapevoli produttrici di mostri che portano al male-bambino spesso legato alla cronaca di eventi che stanno sconvolgendo la coscienza comune in questi ultimi anni. Storie vere di ragazzi difficili. Come gli assassini di Desirée Piovanelli o le ragazze di Chiavenna che hanno massacrato una suora in nome di Satana. 
 Le autrici:
Mariarosaria Alfieri, criminologa, esperta in scienze forensi. Da almeno sei anni si occupa in particolare di criminalità femminile. Collaboratrice all’Università Federico II di Napoli, docente al Master in Scienze Criminologiche Investigative e della Difesa all’Università S. Pio V di Roma ma anche al corso di Criminologia Investigativa e Security alla Questura di Roma. Consulente della Commissione Parlamentare Anti-Ecomafie. Socio fondatore e presidente della Criminalt, un’ associazione culturale che promuove lo studio della
criminologia e delle scienze sociali. E’ inoltre impegnata alla Cooperativa Sociale Campo dei Fiori di Nola, Napoli.
Libri pubblicati: Io, Assassina, IRIS 4 EDIZIONI, 2008.
Antonella Esposito, criminologa, esperta in scienze forensi, mediatrice familiare. Ha redatto la tesi di laurea sul caso Una bomber, al master sul rapporto Immigrati e Criminalità. Socio fondatore e vice presidente della Criminalt, un’associazione culturale che promuove lo studio della criminologia e delle scienze sociali. Per cinque anni è stata volontaria in progetti di recupero di minori a rischio presso la Caritas.

La recensione di Miriam:


Sempre più spesso la cronaca registra episodi di criminalità che hanno per protagonisti i minori. Sono tanti gli adolescenti che delinquono macchiandosi di crimini che vanno dal lancio dei sassi dai cavalcavia alla violenza negli stadi, dallo stupro all’omicidio. Ragazzi di età compresa tra i tredici e i diciassette anni che, scardinando l’immagine dell’innocenza infantile, si macchiano di  gravissimi reati. Ulteriore sintomo di una società ormai allo sbando?
In parte sì, sebbene quello della devianza minorile sia un fenomeno così complesso da richiedere uno studio approfondito per poter essere compreso nella sua interezza.
È proprio quanto tentano di fare Mariarosaria Alfieri e Antonella Esposito nel loro saggio “Io, adolescente difficile”.  Prendendo spunto da svariati casi di cronaca − come l’assassinio di Desirée Piovanelli o i delitti perpetrati dalla Bestie di Satana − e avvalendosi del supporto di una nutrita schiera di esperti, le due criminologhe scandagliano questa realtà fino a fornircene una panoramica a 360°.
La comprensione della devianza non può prescindere da un’analisi psicologica dell’adolescenza. Non più bambino ma neanche uomo, l’adolescente attraversa un momento critico della sua crescita personale, è il momento in cui comincia a conquistare l’indipendenza emotiva dal sistema familiare, a farsi carico delle prime scelte e delle prime responsabilità che segneranno il suo ingresso definitivo nella vita adulta. Si tratta di una fase di transizione gravida di incertezze e paure che il ragazzo non può gestire adeguatamente senza il supporto di figure di riferimento in grado di aiutarlo ad accettarsi e a sentirsi amato.
Ecco dunque che la famiglia può rappresentare la prima cellula in cui si annidano i semi di un disagio che può essere all’origine di un comportamento deviante.
Le autrici prendono in esame diversi modelli familiari e, scavando a fondo nelle dinamiche alla base del rapporto tra genitori e figli, individuano alcune possibili cause del problema. L’indagine si allarga poi dal nucleo familiare ai gruppi dei coetanei che rappresentano il primo modello sociale con cui l’adolescente si confronta imparando a misurarsi con i suoi simili. È nel gruppo dei pari che egli vive le prime esperienze di aggregazione e condivisione, comincia ad abbracciare ideologie comuni e ad acquisire modelli di comportamento socialmente riconosciuti.
Lì dove un gruppo “sano” può dunque rappresentare una preziosa palestra nella quale il ragazzo impara anche a esprimere e contenere il sentimento di trasgressione e di opposizione all’universo adulto, tipico della sua età, un gruppo “deviante” può alimentare e incoraggiare comportamenti che, spesso sfociano, nella violenza. Si pensi alle sette pseudo religiose, alle baby gang, al branco, forme di aggregazione giovanile che qui vengono attentamente analizzate e messe in relazione a un possibile processo di cristallizzazione della delinquenza oltre che alle tematiche interconnesse del bullismo e dell’utilizzo di sostanze stupefacenti.
Dall’attenta osservazione del microcosmo giovanile, lo sguardo si estende infine al sociale allargato sì da rintracciare dei nessi,  tutt’altro che marginali, tra la delinquenza minorile e l’assenza di valori − o l’affermarsi di valori distorti − tipica della società contemporanea.
Se figure genitoriali troppo autoritarie o particolarmente assenti possono alimentare una violenza latente, se gruppi devianti possono configurarsi come terreno fertile per la deriva di minori a rischio, non è esente da responsabilità il modello socio-culturale che lo stesso universo adulto propone attraverso i media. Una società che ancor oggi ammette svariate forme di razzismo, che incita all’accumulo di beni materiali, che identifica il non essere alla moda con l’essere dei perdenti, che, sempre più, sostituisce le relazioni autentiche con un’interazione di tipo virtuale, di certo non può che alimentare il senso di inadeguatezza dell’adolescente.
Un saggio esaustivo nella sua brevità, utile al fine di capire questo fenomeno allarmante che, a vario titolo, ci coinvolge tutti, ponendo l’accento sull’importanza della prevenzione, nota dolente quest’ultima giacché ancora lunga è la strada da percorrere in tale direzione.
Un approccio scientifico e esente da pregiudizi, come quello proposto attraverso questa scottante inchiesta, rappresenta sicuramente un ottimo punto da cui partire per avvicinarsi alla meta.



 

 

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