Recensione: Cinque
Titolo: Cinque
Autrice: Ursula Poznanski
Editore: Corbaccio
Collana: Narratori Corbaccio
Pagine: 400
Prezzo: 17,60
Autrice: Ursula Poznanski
Editore: Corbaccio
Collana: Narratori Corbaccio
Pagine: 400
Prezzo: 17,60
Descrizione:
Una donna viene
ritrovata morta su un prato nei pressi di Salisburgo. Assassinata. Sulle piante
dei piedi ha tatuati dei numeri, sono coordinate che portano a un’altra macabra
scoperta: una scatola nascosta nel bosco che contiene una mano mozzata e un
biglietto con un indovinello, la cui soluzione porta a un altro resto umano. La
poliziotta Beatrice Kaspary e il collega Florin Wenninger si trovavano
invischiati in una cruenta caccia al tesoro da un cadavere all’altro. E non
appena riescono a rintracciare un testimone, questo viene massacrato. Si trovano
di fronte a un serial killer? Oppure le loro indagini aiutano l’assassino a
trovare la prossima vittima in un disegno crudele e oscuro di
vendetta?
Per la prima volta in un
thriller un tipo di caccia al tesoro – quella del GEOCACHING - in cui i partecipanti usano un ricevitore GPS per
nascondere o trovare il premio. La caccia al tesoro con le coordinate
geografiche crea un meccanismo che innalza il livello di
suspense.
L'autrice:
Ursula
Poznanski è nata a Vienna nel
1968, dove ha studiato e dove vive con la famiglia. Ha lavorato come redattrice
in una casa Editrice di medicina, scrivendo per passione nel raro tempo libero
libri per ragazzi. Con 5, il suo primo thriller, ha raggiunto il grande
pubblico, attualmente in classifica dello Spiegel dalla settimana del
lancio.
Uno sport ideato per chi ama i giochi all’aria aperta ma non
disdegna il supporto delle nuove tecnologie, questo è il geocaching, una vera e propria caccia al tesoro da svolgersi con il
GPS alla mano. Il via viene dato online su un apposito sito, i giocatori
ricevono delle coordinate geografiche indispensabili per il ritrovamento del
primo cache, ovvero una scatola
contenente un tesoro, e le indicazioni
per conquistare la tappa successiva. In realtà non si vince nulla di concreto,
quelli contenuti nei cache sono oggetti puramente simbolici come biglie,
pupazzetti, piccoli monili da scambiare con qualcosa di diverso − e altrettanto
simbolico − a testimonianza del proprio passaggio. Il vero premio consiste
nella gioia di sentirsi in armonia con la natura e di condividere con altri la
propria passione per l’escursionismo.
Un gioco innocuo a sfondo ambientalista, dunque. Ma se a condurlo fosse uno spietato assassino?
Se le scatole occultate tra le rocce o nei tronchi d’albero contenessero reperti macabri come una mano mozzata o il lobo di un orecchio?
È proprio questa l’idea intorno a cui ruota “Cinque”, un thriller assolutamente adrenalinico che ci trascina in una caccia al tesoro da incubo.
La partita si apre con il cadavere di una donna scalza. Ha degli strani numeri tatuati sulle piante dei piedi che si riveleranno essere delle coordinate geografiche. Seguendo questo indizio la polizia conquisterà il primo cache e… la caccia avrà davvero inizio.
Il caso viene affidato a Beatrice Kaspary e Florin Wenninger. I due detective brancolano nel buio fino a che il giovane agente Stefan, appassionato di geocaching, non coglie il nesso tra i delitti e il particolare gioco. Solo a quel punto l’intera squadra investigativa comprende di essere alle prese con un serial killer dalla mente perversa. Gli omicidi si susseguono a ritmo serrato e non ci sono indizi a cui potersi appigliare se non quelli lasciati nei cache dal diabolico owner: pezzi di cadavere e indovinelli da risolvere per poter scovare la successiva vittima. Non c’è altra scelta che piegarsi alle sue regole e giocare.
Le tessere per comporre il puzzle sono tutte lì, sparpagliate sul tavolo degli investigatori quanto accessibili al lettore stesso che finisce per sentirsi giocatore tra i giocatori. Le pagine scorrono velocissime, l’ansia cresce e a ogni ritrovamento non si può fare a meno di restare con il fiato sospeso. Ogni volta che ci si imbatte in un cache si avverte un brivido lungo la schiena, ci si sente combattuti tra il desiderio impellente di scoprirne il contenuto e la voglia di distogliere lo sguardo per timore di non poter sopportare la vista di un nuovo orrore.
Se amate i rompicapi, tra queste pagine troverete pane per i vostri denti perché, oltre a un gusto macabro, l’owner possiede uno strano senso dell’umorismo. Sembra divertirsi a imbrogliare le carte e a sfidare i suoi avversari rivelando una spiccata propensione per gli indovinelli che, a me personalmente, ha piacevolmente ricordato l’enigmista si “Saw”.
Se l’idea del geocaching introduce un elemento di novità nel thriller, l’autrice si rivela altrettanto abile nel giostrare e inserire al posto giusto le componenti più tipiche del genere. Orchestra una trama intricata e solida, con grande abilità ci indirizza sulla giusta via e ci depista fino a consegnarci un finale del tutto imprevedibile e, nel contempo, tratteggia dei personaggi ai quali è inevitabile non affezionarsi.
Particolarmente interessante è il personaggio di Beatrice che si scoprirà essere una pedina determinante sulla scacchiera dell’assassino. La conosciamo sul campo, nei panni della poliziotta brillante e coraggiosa, ma la scorgiamo anche nel quadro della sua vita privata. Mamma single alle prese con due vivaci bambini da gestire e un ex marito che le sta con il fiato sul collo, Bea è anche una donna tormentata da un terribile senso di colpa. A un certo punto, l’owner la prenderà di mira, scegliendola come sua diretta interlocutrice. Solo un caso o il frutto di una scelta meditata che ha un preciso significato nel suo diabolico disegno? Sarà un mistero nel mistero la cui soluzione non mancherà di sorprendervi.
Sullo sfondo le immagini di un suggestivo paesaggio salisburghese dipinto con pennellate da artista; in sottofondo, invece, le note di “Message in a bottle” dei Police, inconfondibile suoneria del cellulare di Beatrice che, finirà per diventarvi simpaticamente familiare salvo poi farvi sussultare al solo presagirne le note.
Un gioco innocuo a sfondo ambientalista, dunque. Ma se a condurlo fosse uno spietato assassino?
Se le scatole occultate tra le rocce o nei tronchi d’albero contenessero reperti macabri come una mano mozzata o il lobo di un orecchio?
È proprio questa l’idea intorno a cui ruota “Cinque”, un thriller assolutamente adrenalinico che ci trascina in una caccia al tesoro da incubo.
La partita si apre con il cadavere di una donna scalza. Ha degli strani numeri tatuati sulle piante dei piedi che si riveleranno essere delle coordinate geografiche. Seguendo questo indizio la polizia conquisterà il primo cache e… la caccia avrà davvero inizio.
Il caso viene affidato a Beatrice Kaspary e Florin Wenninger. I due detective brancolano nel buio fino a che il giovane agente Stefan, appassionato di geocaching, non coglie il nesso tra i delitti e il particolare gioco. Solo a quel punto l’intera squadra investigativa comprende di essere alle prese con un serial killer dalla mente perversa. Gli omicidi si susseguono a ritmo serrato e non ci sono indizi a cui potersi appigliare se non quelli lasciati nei cache dal diabolico owner: pezzi di cadavere e indovinelli da risolvere per poter scovare la successiva vittima. Non c’è altra scelta che piegarsi alle sue regole e giocare.
Le tessere per comporre il puzzle sono tutte lì, sparpagliate sul tavolo degli investigatori quanto accessibili al lettore stesso che finisce per sentirsi giocatore tra i giocatori. Le pagine scorrono velocissime, l’ansia cresce e a ogni ritrovamento non si può fare a meno di restare con il fiato sospeso. Ogni volta che ci si imbatte in un cache si avverte un brivido lungo la schiena, ci si sente combattuti tra il desiderio impellente di scoprirne il contenuto e la voglia di distogliere lo sguardo per timore di non poter sopportare la vista di un nuovo orrore.
Se amate i rompicapi, tra queste pagine troverete pane per i vostri denti perché, oltre a un gusto macabro, l’owner possiede uno strano senso dell’umorismo. Sembra divertirsi a imbrogliare le carte e a sfidare i suoi avversari rivelando una spiccata propensione per gli indovinelli che, a me personalmente, ha piacevolmente ricordato l’enigmista si “Saw”.
Se l’idea del geocaching introduce un elemento di novità nel thriller, l’autrice si rivela altrettanto abile nel giostrare e inserire al posto giusto le componenti più tipiche del genere. Orchestra una trama intricata e solida, con grande abilità ci indirizza sulla giusta via e ci depista fino a consegnarci un finale del tutto imprevedibile e, nel contempo, tratteggia dei personaggi ai quali è inevitabile non affezionarsi.
Particolarmente interessante è il personaggio di Beatrice che si scoprirà essere una pedina determinante sulla scacchiera dell’assassino. La conosciamo sul campo, nei panni della poliziotta brillante e coraggiosa, ma la scorgiamo anche nel quadro della sua vita privata. Mamma single alle prese con due vivaci bambini da gestire e un ex marito che le sta con il fiato sul collo, Bea è anche una donna tormentata da un terribile senso di colpa. A un certo punto, l’owner la prenderà di mira, scegliendola come sua diretta interlocutrice. Solo un caso o il frutto di una scelta meditata che ha un preciso significato nel suo diabolico disegno? Sarà un mistero nel mistero la cui soluzione non mancherà di sorprendervi.
Sullo sfondo le immagini di un suggestivo paesaggio salisburghese dipinto con pennellate da artista; in sottofondo, invece, le note di “Message in a bottle” dei Police, inconfondibile suoneria del cellulare di Beatrice che, finirà per diventarvi simpaticamente familiare salvo poi farvi sussultare al solo presagirne le note.
Se siete alla ricerca di un thriller insolito e
accattivante, le cinque tappe organizzate dalla Poznanski non vi deluderanno.
Non mi resta allora che augurarvi buona caccia!
Non mi resta allora che augurarvi buona caccia!
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