venerdì 28 dicembre 2012

Recensione in anteprima: Il corvo e lo scorpione

Titolo: Il corvo e lo scorpione 
Autrice: Francesca Civiletti 
Editore: Rogiosi 
Pagine: 380 
Prezzo: 14,00 euro
In libreria da gennaio 2013 

Descrizione:
Quale destino attende la giovane Rowan, unica superstite dell’incendio di Ynys Mon da parte delle Legioni di Nerone?
Incontri sorprendenti, rivelazioni inaspettate e una difficile missione da compiere: impedire che l’Uroboro, un antico manoscritto di inestimabile valore, cada nelle grinfie dell’ordine nero di Roma. Gli Scorpioni Neri.
Significherebbe immenso potere per una setta votata al male che, da tempo immemorabile ha l’obiettivo di rompere il Patto di Equilibrio tra il Bene e il Male, sulla Terra e nell’Aldilà
Nella sua lotta contro il tempo e terribili forze oscure, dalla Britannia alla verde Erin, dalla Gallia al cuore dell’Impero, Rowan potrà contare sulla sua sapienza druidica e la sua abilità di guerriera; ma anche sulla solidità di un veterano della Ventesima Valeria Victrix, la furbizia di un pirata dal sangue nobile, gli occhi vigili di un misterioso Guardiano, e una buona dose di coraggio.
Saranno sufficienti per riuscire nell’impresa?
  

L'autrice:






Francesca Civiletti è nata nel 1976 a Milano, ma il suo cuore è ancora a Dublino dove ha vissuto per un anno nel 2004, e iniziato la stesura de “Il corvo e lo scorpione”. 
È copywriter freelance, e questo è il suo primo romanzo.

La recensione di Miriam:


"Il corvo e lo scorpione" potrebbe essere la leggenda cantata da un antico bardo, una leggenda che affonda le sue origini in terra di Britannia e racchiude tutto il fascino della cultura celtica. In realtà non ci sono mediazioni, a narrarci questa mirabolante avventura è la sua stessa protagonista: Rowan.
Tutto comincia a Ynys Mon in una notte di Samhain. Sulla collina ardono ancora i fuochi sacri quando nuove fiamme si mescolano alle prime provocando un terribile incendio. Ad alimentarle sono i legionari di Nerone che, nello spazio di poche ore, seminano distruzione sull’isola. La piccola Rowan è la sola a sopravvivere grazie all’intervento di una bellissima guerriera che la trae in salvo e la conduce con sé sull’isola di Erin. Ben presto si scoprirà che con la bambina si è salvato anche qualcos’altro. A lei infatti il druido Amergin, suo maestro, ha consegnato un libro prezioso prima di morire. Si tratta dell’Uroburo, un testo che contiene tutta la sapienza druidica e che in mani sbagliate potrebbe diventare un’arma in grado di rompere il Patto di Equilibrio tra Bene e Male. È proprio questo che i romani facenti capo all’Ordine degli Scorpioni Neri cercavano a Ynys Mon. La fuga di Rowan è dunque appena iniziata.
Infatti questo è il principio di una storia che si protrarrà negli anni. Vedremo Rowan diventare adulta, la vedremo trasformarsi in una coraggiosa guerriera in seguito all’addestramento ricevuto presso l’accademia di Ash Grove ma anche in una potente sacerdotessa votata ad accedere ai segreti dell’Uroburo poiché il maestro Amergin e la madre, persa quando era ancora in fasce, non l’abbandoneranno neanche da morti. Dall’aldilà riusciranno a comunicare con
lei e a guidarla lungo il difficile cammino a cui è
predestinata.
Avventura e magia si rincorrono tra le pagine tessendo una trama che sembra sospesa tra due mondi. Lo straordinario viaggio che conduce Rowan dalla Britannia, all’isola di Erin fino alla Gallia e, poi, al cuore dell’Impero Romano si intreccia a un viaggio dal sapore spirituale che scandisce le tappe di un percorso di formazione − o forse sarebbe più corretto dire di iniziazione al druidismo. I personaggi in carne e ossa, anche se spesso sopra le righe, che accompagnano la protagonista (si pensi al pirata nobile Dylan o all’ex legionario Pantera) si affiancano a personaggi più “eterei” come il Pincipe Oscuro o lo stesso Amergin, ormai divenuto puro spirito; allo stesso modo, i personaggi reali come l’imperatore Nerone convivono con creature del mondo magico, non da ultimo il corvo guardiano che mai si separa da Rowan.
Ricalcando il classico intreccio fantasy incentrato sulla secolare lotta tra bene e male, l’autrice ci propone un’interessante commistione tra storia e mito sorretta da una solida base documentale, tanto per quel che riguarda la ricostruzione degli avvenimenti storici, quanto per quel che concerne i costanti e puntuali richiami alla cultura celtica.
Lo stile scorrevole, elegante, in alcuni passi poetico facilita l’immedesimazione nella particolarissima ambientazione che spesso sovrappone al paesaggio reale una dimensione onirica. Personalmente  ho trovato molto intrigante la descrizione dell’isola di Erin che assume quasi le fattezze di un personaggio tra i personaggi apparendoci come una creatura vivente. In perfetta sintonia con il sentire celtico, Erin è appunto terra che respira.
Il risultato è un romanzo appassionante che riesce a incantare come le antiche leggende e, nel contempo, a farci riassaporare il fascino di alcune pagine di storia romana, dall’assassinio di Agrippina alla costruzione della Domus Aurea. Ci tiene con il fiato sospeso coinvolgendoci in una fitta girandola di azione e colpi di scena, ci affabula con la magia e, nello stesso tempo, lascia fluire tra le righe un messaggio profondo che richiama il concetto di saggezza intesa come il raggiungimento di un equilibrio tra gli opposti, come armonia che passa attraverso il rispetto per la natura e la tolleranza del diverso.
“Lugh, Dio dei Cristiani, An, Ra… sono e saranno molti i nomi per indicarlo ma il Bene, ricordalo Rowan, è uguale per tutti e per qualsiasi Credo […] Quello che conta è che venga perseguito il Bene. Che il Bene abbia dalla sua parte un numero di adepti pari al numero di anime schierate dalla parte del Male: l’equilibrio, Rowan!”










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