lunedì 26 novembre 2012

Recensione: Michael Vey. Il prigioniero della cella 25

Titolo: Michael Vey. Il prigioniero della cella 25
Autore: Richard Paul Evans
Editore: Baldini & Castoldi Dalai editore
Dati: 2012, 369 p., rilegato
Prezzo di copertina: 16,90 euro

Descrizione:
Per i suoi compagni di scuola alla Meridian High School, Michael Vey è un normalissimo quattordicenne: videogame, qualche amico, poca voglia di studiare. Apparentemente, l'unica cosa che lo distingue dagli altri è il fatto di soffrire della sindrome di Tourette. Ma Michael è davvero un ragazzo fuori dal comune. Michael ha dei poteri speciali. Poteri elettrici. Pensa di essere unico al mondo, ma scopre per caso che Taylor ­ la cheerleader più carina della scuola ­ è come lui; e non sono i soli. Insieme a lei e all'amico Ostin si mettono in cerca delle loro origini. Ma qualcuno, o qualcosa, di molto potente è sulle loro tracce. E un giorno la madre di Michael viene rapita... 

L'autore:
Richard Paul Evans (1962) è uno dei più acclamati autori americani, tradotto in oltre venti lingue. Tutti i suoi romanzi, tra cui alcuni per bambini e ragazzi, sono entrati nella lista dei bestseller del «New York Times», e in molti casi sono diventati film interpretati da celebri attori come Vanessa Redgrave e Christopher Lloyd. Oltre ai tanti premi letterari ha ricevuto riconoscimenti per il suo impegno in difesa dell’infanzia violata. Vive a Salt Lake City con la moglie Keri e i loro cinque figli.

La recensione di Sara:
Michael Vey è un adolescente, ha perso suo padre quando aveva otto anni e vive con sua madre, la sola che insieme al suo unico amico Ostin non lo addita come diverso. Michael soffre della sindrome di Tourette, per i suoi coetanei è solo il ragazzino strambo che spreme ripetutamente le palpebre come se avesse qualcosa nell’occhio, che schiocca la lingua ed è scosso da spasmi. I suoi compagni non comprendono perché il corpo del ragazzo sussulti continuamente o perché, spesso, strani versi, simili a singhiozzi, escano dalla sua bocca. Ostin non fa domande, lo accetta così e non si vergogna della particolarità del suo amico.
Per Michael non è facile convivere con la sua sindrome, i tic nervosi gli provocano fastidio e a volte dolore, vorrebbe solo poter essere come gli altri e non esibirsi in strani sussulti quando è nervoso o c’è troppa gente. Ancor meno facile è convivere con il suo segreto, essere tourettiano non è il suo unico segno distintivo, sin da quando è piccolo il suo corpo è in grado di produrre energia elettrica, le sue mani funzionano come cavi, pronti a dare la scossa se non ne controlla la trasmissione.
Lui e sua madre sono convinti che non esistano altre persone con un dono del genere fin quando, in seguito a un incidente, Michael scopre che anche la cheerleader più carina della sua scuola, di cui è segretamente innamorato, possiede un dono simile al suo. Taylor è in grado di resettare il cervello delle persone, come fossero computer. I due decidono così di fondare un club per gente elettrica, con la speranza di scoprire cosa si nasconda dietro le loro straordinarie capacità.
Sarà allora che Michael e Taylor si ritroveranno catapultati in un centro di studi scientifici che nasconde altri quindici ragazzi come loro, tenuti prigionieri da un’orda di medici che hanno grandi progetti per loro.
In apparenza tutto sembra perfetto, sono a casa, hanno tutto quello di cui hanno bisogno e i dottori sono pronti a esaudire ogni loro desiderio più nascosto, senza badare a spese e complicazioni ma… cosa si nasconde in realtà dietro questo imperturbabile universo di plastica?
Complotti e menzogne, segreti e passati occultati si intrecciano così in una macabra e spaventosa trama, difficile da sfilare.
Particolare e originale, questo romanzo lascia con il fiato sospeso fino all’ultima pagina.
L’autore ricostruisce perfettamente la condizione psicologica dei personaggi, la loro difficoltà nella vita di tutti i giorni dettata dal doversi nascondere dietro una maschera e non potersi mostrare liberamente per quello che sono.
La sofferenza di Michael, che narra in prima persona la sua storia, è talmente forte da potersi toccare con mano, il ragazzo non si accetta e vorrebbe non essere costretto a convivere con il dolore fisico che spesso gli provocano i suoi tic nervosi. L’autoironia è l’unico modo per poter sopperire alla sua particolarità ma, la situazione non cambia, in fondo sa di non apparire come gli altri e, la normalità, è l’unica cosa che realmente desidera. Taylor e Ostin sono gli unici che gli stanno vicino e che lui vuole stiano con lui, non fanno domande e non lo giudicano, dover dare spiegazioni è la cosa che più odia.
I suoi due amici non sono poi così diversi da lui, non hanno la sindrome di Tourette ma hanno anche loro qualcosa di cui vergognarsi e di cui non vogliono parlare. Ostin è il classico secchione, cicciottello e preso di mira dai bulli della scuola che lo considerano uno “sfigato”. Taylor, invece, è benvoluta ma, sente di non appartenere realmente a nessuno, la sua famiglia adottiva le vuole bene e non le fa mancare niente ma, per lei, il vuoto c’è e resta comunque incolmabile.
La penna di Evans è il riscatto per tutti quelli che si sono sempre sentiti un po’ soli e diversi, per tutti quelli che hanno sempre sognato un’esistenza banale e priva di stranezza.
L’amicizia che si riscontra in questo romanzo è quella vera, che va al di là delle apparenze e dei giudizi, è quell’amicizia che scava nel profondo e se ne frega se schiocchi la lingua o resetti il cervello della gente, se sei un genio della matematica e ti ingozzi di cioccolata, l’unica cosa che conta è esserci e non lasciarsi.
La storia è senz’altro originale e coinvolgente, un’ipotesi scientifica inquietante e non poi così lontana da quella che potrebbe essere la realtà.
Scorrevole e appassionante, Il prigioniero della cella 25 riesce a divertire e commuovere il lettore, aprendo una porta su un mondo da pochi conosciuto e dai più ignorato. Questo è il romanzo che regala la vittoria a chi, in fondo, vince ogni giorno una battaglia quotidiana pensando, però, di non meritare nulla.


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