martedì 13 novembre 2012

Intervista a Serena Fiandro

Serena Fiandro nasce e si forma tra Reggio Emilia e Verona, dove consegue la laurea in filosofia del rinascimento. Appassionata del medioevo più eretico e nascosto, di alchimia, medicina popolare e antiche leggende, vive attualmente a Milano, nell'irrequieta ricerca di nuove forme di espressione artistica attraverso il teatro, la musica antica, la pittura e la scrittura, per ricreare mediante l'arte simboli e strutture smarriti nello spazio e nel tempo.  



Benvenuta nel nostro angolino magico Serena! Per cominciare ti va di presentarti ai nostri lettori?

Ciao a tutti e grazie per l'accoglienza! Credo ci sia davvero bisogno di un angolino magico nel nostro mondo, dove rifugiarsi e meditare, dove le fiabe possano avere spazio ed essere ascoltate. C'è troppo rumore nel nostro mondo e la magia è un dono raro. E io credo di essere prima di tutto una persona che crede che nella vita di tutti i giorni ci sia più magia di quello che si crede. Ed è questa magia che desidero fare conoscere ai miei lettori.

Parliamo di Drona. La città ideale, il tuo romanzo d’esordio. Com’è nata l’idea?
L'idea di città ideale non è un'idea nuova. È un simbolo che esiste da migliaia di anni e da cui sono sempre rimasta affascinata. Esistono numerosi testi, dall'ermetismo ai trattati rinascimentali, che indicano quali proporzioni e quali struttura debba avere una città per essere realmente ideale, ovvero il modello perfetto di città di cui ogni altra città non è che una copia mal riuscita. E caratteristica di questa città perfetta è la necessaria virtù dei suoi abitanti.
Ma come può un'opera così ampia e complessa essere interamente controllata da una sola mente? Vi è sempre qualcosa che sfugge. Drona è una perfezione mancata, incompiuta. Perché la luce, per essere se stessa, non può esistere senza l'oscurità.

Drona dovrebbe essere la città perfetta, il luogo in cui tutti vorrebbero vivere. In realtà scopriamo che la sua perfezione è illusoria. Secondo te cosa impedisce agli uomini, anche nella realtà, di realizzare il sogno di una società ideale?
Penso che l'impossibilità, ai giorni nostri come nel passato, di costruire una società veramente perfetta sia legata alla sostanziale incapacità di ripensare la relazione con l'altro. L'unica speranza che abbiamo in un mondo migliore deve passare attraverso una rieducazione radicale all'umanità. L'apprendere che solo attraverso la cooperazione, l'aiuto reciproco, la condivisione, la distribuzione equa delle ricchezze in tutto il globo si può giungere a costruire una cultura dove povertà e ignoranza siano solo ricordi lontani, al di là di ogni credo religioso o convinzione personale.

Per alcuni versi Drona mi ha ricordato La città di Smeraldo descritta da Frank Baum ne “Il meraviglioso mago di Oz”. Ti riconosci in questo accostamento?
La città di smeraldo non fa parte del mio immaginario fantastico, ma riconosco che possano esserci elementi in comune, anche piuttosto evidenti.

Odar e Alisia. Come nascono questi due personaggi e che rapporto hai instaurato con loro?
Sono due personaggi nati in maniera diversa. Alisia è arrivata solo nella seconda stesura, mentre Odar fa parte della tessuto della realtà a cui Drona appartiene dall'inizio alla fine.
Alisia è un personaggio semplice da affrontare. È ribelle e insieme lineare. Credo che le sue azioni possano essere comprese da tutti. I suoi conflitti interiori sono conflitti che hanno un senso nella nostra logica quotidiana. Le sfide che affronta, per quanto iperboliche se relazionate alla nostra esperienza, sono sfide che possono essere affrontate da ognuno di noi. La sua scelta finale è una scelta che possiamo capire e condividere. Ma Odar?
Odar è veramente figlio della sua città, di un sistema che non lascia spazio all'individuo e alla novità. Per certi versi Odar fa rabbia: come si può essere così ciechi, così rassegnati? È l'individuo che non si pone domande su di sé, sulla sua vita. La reazione di fronte al cambiamento è ostile. Ammetto di non comprendere la sua decisione di tornare nel sistema dopo esserne uscito. Eppure ritengo che questa scelta implichi un cambiamento molto più radicale di quello che Alisia potrebbe mai compiere. È la totale rinuncia all'utopia, al domani, per l'immersione totale in un presente che non dà segni di speranza, quasi un amor fati di memoria stoica.

Il tuo è un romanzo ricco di simbolismi. Leggendolo è impossibile non scorgere vari messaggi disseminati tra le righe. Una causalità o una scelta meditata? Quale messaggio hai voluto trasmettere al lettore?
Il simbolismo per me è una seconda lingua e nasce dal mio amore per le fiabe, i miti, la letteratura e la filosofia del medioevo. Nello scrivere racconti, fiabe o romanzi parto sempre da strutture archetipiche che fanno parte della cultura indoeuropea per poi arricchirle solo in un secondo tempo dei miei contenuti. In questo modo è inevitabile che i simboli si intreccino e riecheggino l'uno l'altro, creando una rete fitta di richiami e allegorie. Tra questi significati, il più immediato è sicuramente quello politico, caratteristico di tutti i romanzi distopici nel cui filone Drona si inserisce.
Non sono interessata a impartire insegnamenti morali e dottrinali ai miei lettori, non credo che lo scopo della narrativa sia di natura didascalica, ma mi piace pensare che le mie storie siano in grado di fare riflettere sulla natura umana, sulle relazioni, sulla vita di tutti i giorni senza dare nessun tipo di risposta facile. E confrontandomi con i miei lettori sono stata felice di sapere che ognuno ha attribuito un significato diverso al finale che ho scelto di lasciare aperto.

A chi consiglieresti e perché la lettura di Drona?
Consiglio la lettura di Drona tanto a persone giovani quanto ad anziani. Come tutte le fiabe, parla un linguaggio che ognuno è in grado di comprendere e di riempire con la propria esperienza.

Oltre a essere autrice, sei appassionata di musica e teatro, campi nei quali hai maturato diverse esperienze artistiche. In che modo tali esperienze influenzano la tua scrittura?
Sono due modalità di lavorare opposte, che ritrovo entrambe nella creazione narrativa. Nel lavoro teatrale ci si abitua all'atteggiamento quotidiano di ricerca per tentativo ed errore che consente di non considerare mai nulla come definitivo e a vedere eventuali errori come necessari momenti di passaggio. Questo è fondamentale per esercitare liberamente l'immaginazione senza affezionarsi troppo a un'idea ma anche per non curarsi troppo, durante la prima fase, delle difficoltà tecniche e degli errori. Questo, da quello che vedo, è ciò che rende spesso difficile il lavoro di scrittura ai principianti: imparare quando ignorare la propria autocritica è un momento di passaggio indispensabile in qualsiasi lavoro creativo.
La musica insegna invece la dedizione al lavoro e l'attenzione al dettaglio. Insegna la presenza a se stessi anche in molte ore di lavoro attraverso il rituale quotidiano.

Cosa puoi dirci a proposito del tuo approccio con il mondo dell’editoria? È stato difficile trovare un editore per il tuo libro? 
Più difficile di quanto si possa credere. Sono serviti anni, molte riscritture e due contratti rifiutati e molti mesi dopo la firma del contratto prima che Drona potesse venire alla luce.

Che rapporto hai con la lettura? Quali libri non potrebbero assolutamente mancare nella biblioteca di una tua ipotetica città ideale?
Sono una lettrice insaziabile. Quando non lavoro a una prima stesura leggo quasi un libro al giorno, di qualsiasi genere. Ma nulla può distogliermi dalla rilettura periodica della Storia Infinita, dell'Edda poetica, dell'Odissea e dei romanzi del Graal.

Ho letto che Drona è il primo capitolo di una saga. Ce lo confermi? In tal caso puoi anticiparci qualcosa sul seguito?
Drona è il primo capitolo di una saga che si prospetta lunga. Ho ultimato recentemente la prima stesura del seguito, ambientato in un mondo di confine ai piedi di una sterminata catena montuosa, popolato di sapienti venuti da un'antica terra e veggenti cieche, disposti a qualsiasi cosa pur di impedire il passaggio di colui che deve venire a portare la pace nelle terre devastate dell'Occidente.

Altri progetti per il prossimo futuro?
Le idee sono molte, ma sono una scrittrice lenta che spesso impiega anni dalla prima ideazione all'inizio della prima stesura e non mi fermo nella riscrittura finché non sono soddisfatta.
Sto riscrivendo in questi giorni un romanzo, che costituiva la mia oasi di pace mentre combattevo contro la prima stesura di Drona, che vede come protagonista un giovane Cantore, un bardo/mago, che deve lottare contro tutto e contro se stesso per potere riportare  nella sua terra un equilibrio che la pratica indiscriminata della magia ha spezzato, forse per sempre.

E per saperne di più...
 

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