Benvenuta nel nostro
angolino magico. Come di consuetudine, iniziamo la nostra chiacchierata con una
domanda di rito: chi è e perché scrive Alexia Bianchini?
Sono una Pippi Calze Lunghe cresciuta. Una mamma chioccia
con l’anima di una bimba. Adoro stare con i miei figli, guardare con loro i
cartoni, cantare a squarcia gola. Un mix fra Heidi e Anna dai capelli rossi con
innesti cibernetici e arti mutanti, Peter Pan al femminile per intenderci.
Eppure, a detta di chi mi sta vicino, quando li seguo nei compiti divento più
antipatica della signorina Rottermaier.
Scrivo perché ne ho bisogno, altrimenti starei le ore a
guardarmi intorno e sognare a occhi aperti, come facevo da bambina. Mi basta
vedere una goccia che cade per far partire un lungometraggio nella mia testa.
Scrivo perché i segni sulla sabbia svaniscono con le onde del mare, mentre le
parole scritte restano…
Parlaci del tuo
ultimo romanzo “Io vedo dentro te”. Com’è nata l’idea?
Ho avuto la fortuna di avere un nonno straordinario, la
persona che nei momenti più bui mi ha fatto sorridere e amare la vita. Lui era
così, il signor Bianchini, gentile con tutti, allegro, sempre con la battuta
pronta. Eppure sopportava il dolore causato da una malattia inguaribile: la
psoriasi. Il suo corpo ne era ricoperto e almeno due volte l’anno veniva
ricoverato per mesi. Stavo proprio pensando a lui, era mancato da pochi mesi
lasciando un vuoto incolmabile, quando ho meditato sul fatto che il dolore
dovrebbe portare con sé un riscatto: la vita ti toglie e ti dovrebbe dare in
egual misura. Ecco che il cervello, come mi accade spesso, è partito per la
tangente ed è nato Christopher, un ragazzo colpito da una brutta malattia che
deturpa la pelle, ma che porta con sé un dono.
La giustizia
rappresenta una delle tematiche principali su cui è incentrato il romanzo.
Secondo te cosa impedisce agli uomini di realizzare un sistema giudiziario
perfetto?
È pura utopia, proprio perché non puoi mai sapere il motivo
per cui si è giunti a delinquere. Puoi condannare il peccato e calcolare una
pena su quello, ma non potrai mai giudicare il peccatore, né sapere perché è arrivato
a quel punto, a meno di non rivivere nei suoi panni la stessa identica esperienza.
Troppe sono le variabili, gli uomini sono come fiocchi di neve, non viviamo
nello stesso modo le esperienze della vita, non abbiamo gli stessi sogni. Se
davvero c’è un Dio dall’altra parte, allora è solo lui che potrà giudicare,
avendo la possibilità di valutare la persona da tutte le prospettive possibili.
La Xerantya è una malattia ma anche un dono. Ti va di
parlarcene?
Credo che la vita riserba sorprese continue, positive e
negative. Non riesco a vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, dipende dai
punti di vista (dipende quanta sete ho). Ecco che una malattia come questa ti
mette di fronte a delle scelte, sta a te decidere quale peso dare alle tue
future azioni. Probabilmente una persona che basa la vita sull’aspetto fisico
lo vivrebbe come una tragedia, ma se sai dosare, se riesci ad apprezzare ciò
che la vita ti dona, allora l’ago della bilancia si riequilibra.
Come nascono i tuoi
personaggi? Tra i protagonisti di “Io vedo dentro te” ce n’è uno a cui ti senti
particolarmente legata o che, in qualche modo, ti rappresenta?
Adoro Cassandra. Incarna la potenza di un Salice Piangente che
si piega alle intemperie, ha una forza interiore che le permette di non farsi
abbattere dalle situazioni negative.
Sei passata dal dark
fantasy alla fantascienza. Quanto ti piace sperimentare in campo letterario e
qual è il genere che ti è più congeniale?
Sperimentare è la parola giusta. Passo dal weird, al gotico,
all’horror e allo sci-fi (steam-atom). Spesso mi spingo oltre miscelando i
generi per creare qualcosa di nuovo, di personale. Di sicuro mi trovo a mio
agio con le tinte forti e il gotico mi rappresenta appieno.
Oltre a essere
scrittrice sei curatrice della collana Gold di Ciesse Edizioni. Ti va di
raccontarci qualcosa a proposito di questa esperienza? In quale veste ti senti
più a tuo agio?
Sono entrata a far parte della Ciesse dopo aver pubblicato
con loro Minon. Non è l’unica mia esperienza come curatrice, collaboro con
altre piccole CE e seguo progetti antologici. Diciamo che come valutatore sono
un po’ critica, ma quando scelgo un autore mi piace seguirlo, soprattutto nella
fase di editing. Invece, nelle antologie, vengo soprannominata La Bossa, perché
sono molto severa e pretenziosa. Sono esperienze che mettono alla prova,
esauriscono pazienza ed energia, ma sono molto gratificanti.
Altro progetto
letterario che ti vede partecipe è quello legato al Web Magazine Speechless. Un
tuo feedback?
È un’esperienza splendida, in compagnia di esperti del
settore. Per ora ho parlato di distopia, Tim Burton e con il prossimo numero mi
cimenterò con uno dei personaggi di Walking Dead. L’organizzazione lineare e la
partecipazione attiva dello staff, permettono di dare smalto al lavoro finale.
Adoro la grafica, vitale e trasversale. Speechless riserba ancora molte
sorprese di cui purtroppo non posso parlare.
Che consigli daresti
a un aspirante scrittore?
Umiltà, perseveranza, pazienza. Cercate informazioni sul web
di come funziona l’editoria. Evitate di pagare per pubblicare. Rileggete il
vostro testo tantissime volte, a distanza di mesi. Informatevi sulle norme
grafiche, su come si gestiscono i dialoghi (vero problema degli emergenti). Non
fermatevi al primo romanzo. Intanto che attendete le risposte cimentatevi con
una nuova storia (che non sia il seguito del romanzo, sia chiaro!).
Cartaceo o digitale?
Quale il futuro dell’editoria? Quale il tuo rapporto con gli e-book?
Entrambi. Credo che il futuro sia già designato. Si andrà
verso il digitale, è un dato di fatto. L’importante è riuscire a mantenere alta
la qualità del prodotto, perché in fondo ciò che conta è la storia e come è
stata scritta.
Che tipo di lettrice
sei? Ci sono degli autori a cui ti ispiri o che hanno influenzato la tua
scrittura?
Sono una lettrice che si annoia facilmente, anche se molti
amici hanno trovato I pilastri della
terra tedioso, mentre io l’ho amato fino all’ultima pagina. In ogni caso,
romanzi storici a parte, mi piace la scrittura dinamica e adrenalinica. Adoro
gli scrittori americani, ma mi appassiono anche ai saggi, soprattutto quelli
inerenti al Medioevo.
Sogni nel cassetto e
progetti per il futuro?
Sogni nel cassetto non ne ho mai avuti, avrei troppa paura
di non riuscire a realizzarli. Proprio in questi giorni è nata una
collaborazione con Ignazio Piacenti, illustratore che adoro. Stiamo lavorando
alla trasposizione in fumetto di una mia novella steampunk piratesca (giusto
perché mi piace miscelare). Spero con tutto il cuore di riuscire ad avere
qualche risposta dall’estero. Vi terremo aggiornati!
E per saperne di più...
Bellissima intervista! Complimenti al blog per le domande interessanti e complimenti all'autrice per le risposte che ha dato.
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