martedì 18 settembre 2012

Vision Thing: intervista a Serena Marenco



Serena Marenco è nata a Savona nel 1977. Appassionata di disegno sin da piccola, si è diplomata presso l'istituto statale d'arte Jona Ottolenghi di AcquiTerme nel 1996. Nello stesso anno è entrata e a fare parte del collettivo Mario Ferrari partecipando a molte mostre collettive in Piemonte e Liguria e a una "affissione d'autore" a Roma.
Dal 2006 al 2009 ha lavorato in uno studio grafico di Genova realizzando l'adattamento grafico, l'impaginazione e il lettering dei manga della Dynit.
In seguito ha  lavorato come fotografa freelance per un settimanale che si occupa di calcio giovanile a livello locale e come disegnatrice umoristica per alcuni editori di Genova. Da un paio d'anni collabora con la scrittrice Laura Schirru, per la quale ha realizzato le cover dei suoi libri e una serie di illustrazioni relative ai personaggi della sua saga fantasy "Stella Scarlatta". Collabora anche con Writer's Dream, realizzando cover.


Ciao Serena! Benvenuta in Vision Thing. Cominciamo con una domanda di rito: chi è Serena Marenco?
Sono nata a Savona (classe 1977) ma vivo a Genova da alcuni anni, con il mio compagno, che fa il giornalista e due gatti, ma abbiamo una mezza idea di trasferirci nei prossimi mesi.
Per quanto ami molto Genova (e la mia Liguria, in generale) putroppo le opportunità di lavoro sono molto poche. Vedremo.
Sono una persona che ama molto le storie. Conoscerle e, in qualche modo, raccontarle.
Mi piace sapere di cosa parlo e formarmi una mia opinione.
Amo impegnarmi in quello che faccio, che si tratti di realizzare una tavola o cucinare un dolce (ebbene sì, sono golosa). Per questo preferisco evitare quei lavori per i quali non sono particolarmente portata. Insomma: meglio lasciar fare le cose a chi le sa fare bene, anche perché mi metto facilmente in ansia.
Sono capace di svegliarmi di notte rendendomi conto di aver fatto qualcosa in modo scorretto, alzarmi e andare a sistemare.

Come nasce la tua passione per il disegno?
Ero molto piccola. Io sono cresciuta in una zona molto isolata dell'appennino savonese. Non avevo contatti con altri bambini, a parte mio fratello minore. Disegnare le storie che inventavo era un modo di giocare. Purtroppo dovevo arrangiarmi con il materiale che “passava il convento” . Vecchi fogli di carta, il retro di vecchi calendari, i block notes e le penne che mio padre portava dal lavoro. Ero gelosissima di quell'unica scatola di pennarelli che mia madre mi comprava quando iniziava l'anno scolastico.
Quindi, ho iniziato a disegnare perché mi piaceva inventare storie e disegnarle era il modo migliore per far sì che prendessero vita. Avevo poi dei bei libri di fiabe illustrati (quelli di una volta vantavano tavole davvero spettacolari, anche se si trattava di volumoni composti da vecchie dispense comprate in edicola).
Volevo diventare brava come i disegnatori di quei libri.

Ti andrebbe di parlarci un po’ della tua formazione artistica?
Non c'è molto da dire, in realtà. Ho frequentato l'istituto d'arte Jona Ottolenghi, ad Acqui Terme, sezione decorazione pittorica (quindi posso fregiarmi dell'inutilissimo titolo di “maestro d'arte”!!!). Tra le mie compagne di classe c'era anche la bravissima Anna Laura Cantone, che ora realizza libri per bambini (con i suoi animaletti un po' folli).
So un sacco di cose su doratura, mosaico e affresco, peccato che anatomia e composizione poi me li sia dovuti studiare da sola. Infondo, però, in questo campo non si finisce mai di studiare e imparare.
Ho fatto parte di un collettivo d'arte, il circolo “Mario Ferrari” con il quale ho esposto per qualche anno. C'erano però troppi “artisti” per i miei gusti.
Troppa gente convinta di essere la chiave di volta dell'arte contemporanea.
Ho preferito lasciare perdere e prendermi meno sul serio. :)

Tra i tanti lavori che hai svolto spicca quello in uno studio grafico di Genova per conto della Dynit. Racconteresti ai nostri lettori di questa esperienza? È servita, in qualche modo, a farti crescere a livello artistico?
Mi piaceva molto, era un lavoro divertente, tutto sommato, anche se i tempi di consegna rasentavano la follia (mi è capitato di dover adattare un volume di quasi 200 tavole in un giorno, di entrare allo studio alle 10 di mattina e uscirne alle sei del mattino dopo, avendo mangiato solo un pezzo di pizza, continuando a lavorare). Indubbiamente ho imparato ad essere veloce e rispettare i tempi di consegna. A portarmi avanti con il lavoro e a organizzarmi bene (sono una vera maniaca nella catalogazione dei file e nei backup!)
Ho amato quasi tutti i manga sui quali ho lavorato, soprattutto Victorian Romance Emma e Yotsuba &! (due manga straordinari che dovrebbero leggere tutti quelli che pensino che i manga siano tutti come One Piece).
A ripensarci erano davvero tanti, anche sei titoli diversi in un mese. Sono un paio di anni che non vado alla fiera di Lucca, ma l'ultima volta ricordo che allo stand Dynit c'era un'intera parete occupata dai volumetti adattati da me.
Una bel moto d'orgoglio, peccato che non lo sappia nessuno. Nemmeno le persone che tenevano lo stand sapevano chi fossi, il mio nome nei credits non è mai comparso ^^;
Purtroppo, una volta finita quell'esperienza non sono riuscita a reinserirmi altrove. Ho contattato diverse case editrici proponendomi come adattatrice grafica, ma non ho mai ricevuto una risposta. Pazienza. È un'altro di quei campi che è stato distrutto dalla pessima abitudine che molti hanno di accettare di lavorare gratis o sottopagati. Ricordo che il compenso per tavola continuava a scendere. O così o ci sono altri disposti a lavorare per quella cifra o anche meno, era la sostanza. Non si dovrebbe MAI accettare di lavorare a certe condizioni: non si ottengono vantaggi per se e si danneggiano le altre persone che lavorano nello stesso settore, che si ritrovano con l'acqua alla gola.

Diciamo che è stata una parentesi interessante ma che ormai si è definitivamente chiusa.
Ho imparato a ragionare come una grafica, cosa che purtroppo molti disegnatori, specialmente tra i più giovani non sanno fare.
Rispettare gli ingombri, il layout di una pagina.
Rendermi conto che si è solo un ingranaggio all'interno di una macchina.
Che se non rispetto il lavoro di tutti coloro che sono impegnati in un progetto rischio di compromettere il risultato finale.
Molti sembrano ritenere che certe cose non siano molto importanti, quando invece sono fondamentali.
Molti pensano che sia importante essere “artisti” io penso invece che sia più importante essere “professionisti”. Meglio se professionisti dotati di senso dell'umiltà :)

C’è un pittore, fumettista, illustratore che ti ha ispirata o che rappresenta qualcosa d’importante per te?
Presto detto: Alan Lee!
Adoro i suoi acquerelli, le sue tavole sono straordinarie e così evocative!
Inoltre il fatto che si possa arrivare dall'essere guardiani di un cimitero all'illustrare il Signore degli Anelli può mettere a tacere chiunque pensi che i percorsi per diventare illustratori siano obbligati.
Vale a dire frequentare certe scuole, seguire una certa formazione e non aver mai fatto altro.
Insomma: anche io, che ora preparo cappuccini in un Autogrill per pagare le bollette, posso riuscirci, no?
Certo, i clienti con cui aveva a che fare lui erano decisamente più tranquilli dei miei XD

Segui qualche “rituale” particolare quando dai vita alle tue creazioni?
No, a dire il vero non faccio nulla di diverso rispetto a quando leggo un libro o chiacchero con qualcuno in chat. Il mio compagno dice che, mentre lavoro, ho una capacità di concentrazione irritante. Io non penso che sia così,divago parecchio. Mi fermo spesso per controllare delle texture o leggere un articolo di giornale. Magari mi faccio un giro su Deviant Art in cerca di qualche illustratore interessante (spesso nelle Daily Deviation se ne vedono di davvero notevoli!)  Ascolto un po' di musica. A volte ho persino la televisione accesa e seguo il telegiornale. L'unica fase in cui sono davvero “fissata” su quello che sto facendo è quella di ideazione. Una volta che ho stabilito quale deve essere l'aspetto generale, l'impressione che l'immagine deve trasmettere, procedo piuttosto in scioltezza. In genere, però, prima di consegnare, chiedo ad un amico e collega (Manuel Preitano. Ha pubblicato alcuni fumetti negli Stati Uniti. Di uno ho addirittura disegnato una cover, un millennio fa!) di dare un'occhiata.
Mi fido molto del suo occhio e del suo giudizio.
Quando andavo a scuola, la professoressa di disegno dal vero ci invitava ad alzarci, di tanto in tanto, e fare il giro dell'aula, per guardare i disegni dei nostri compagni di classe.
Per via del processo di stilizzazione a noi riesce difficile vedere immediatamente i nostri errori. Magari ce ne accorgiamo con il tempo, ma quando un lavoro deve essere consegnato questo tempo potrebbe non esserci.
Per questo trovo che sia importante avere qualcuno che ci “presti i suoi occhi”.
Non so quante volte lui è riuscito, con un'occhiata, a individuare delle problematiche che a me erano totalmente sfuggite. Piccolezze, certo, che però nell'economia di una tavola possono avere un notevole peso.
A volte basta aggiungere alcuni punti di luce o modificare leggermente i colori per ottenere un risultato decisamente migliore, ma c'è bisogno di qualcuno che ci dia una spintarella nella direzione giusta.
È la stessa ragione per cui penso che valga di più una critica costruttiva di tanti complimenti.
Un “è un capolavoro!” o “è bellissimo!!!” a parte farti piacere sul momento, lasciano un po' il tempo che trovano.
Quando invece una persona decide di regalarti un po' del suo tempo per dirti cosa hai sbagliato e cosa potresti fare per migliorare è decisamente un aiuto immenso.
Ovvio, se ti dicono solamente “fai schifo! Vai a zappare!!!” il discorso cambia :p

Sappiamo che la tua grande passione è il fantasy, non a caso da un paio d’anni collabori con la scrittrice Laura Schirru. Cosa puoi dirci a proposito di questo binomio?
Bhe, con Laura prima di tutto c'era una conoscenza di lunga data, penso di averla “incontrata” per la prima volta intorno al 2000, in una Mailing List.
Per un po' di tempo ci siamo perse di vista, non ricordo come ci siamo ritrovate. Un giorno mi chiese se ero io quella che sapeva disegnare. Come molte amicizie nate in rete non sapevamo quasi niente l'una dell'altra. Io avevo un vago ricordo del fatto che lei sapeva demolire la gente in una maniera deliziosamente caustica e a lei pareva che io fossi “quella che sapeva  disegnare bene”. Comunque, appurato che “quella che disegnava” ero io, mi raccontò che un editore aveva pubblicato uno dei suoi romanzi, “Il lamento dell'usignolo” e mi chiese se avevo voglia di disegnarle un paio di pin up dei protagonisti, per la promozione.
Mi mandò il manoscritto, iniziai a leggerlo subito e non smisi fino a che non ebbi finito, quasi alle sei del mattino. Era straordinario. Da allora la stresso per leggere tutto quello che scrive, fosse anche la lista della spesa, sono la classica fan stalker. Ho realizzato le cover dei romanzi che ha pubblicato in seguito e le pin up dei personaggi della saga di “Stella Scarlatta” che spero trovi presto un editore, in quanto è una delle migliore saghe fantasy che abbia mai letto e il fatto che a scriverla sia stata una scrittrice italiana, una capace scrittrice italiana (specifichiamo, perché uno potrebbe anche uscirsene con delle bestialità XD ) mi inorgoglisce molto. Il fatto che sia poi anche una carissima amica (e che mi mandi un sacco di cioccolata) non guasta XD
A proposito: questo è il suo sito http://www.stellascarlatta.com/ Ci sono i suoi racconti e i romanzi ancora inediti. Vale davvero la pena dargli un'occhiata.

C’è qualche consiglio che vorresti dare a coloro che hanno voglia di avvicinarsi al mondo del disegno?
Amate quello che fate e, se lo amate davvero, continuate a farlo. Fregatevene della tanto decantata arte, che non è qualcosa che spetti a noi definire. Non fatelo per diventare famosi, perché sono davvero pochi quelli che lo diventano e spesso sono conosciuti solo tra gli addetti ai lavori. Non fatelo per diventare ricchi. Non funziona così. Siate curiosi e voraci. Guardatevi in giro, scattate foto, leggete, fate in modo di arricchire il vostro patrimonio culturale più che potete, perché tutto quello che sapete, in un modo o nell'altro, finirà sulla tavola.
Non importa quale stile deciderete di adottare: studiate le basi, assimilatele, fatele vostre, dopo di che fatene rielaboratele come volete. Qualcuno vi dirà che se scegliete uno stile umoristico lo studio dell'anatomia non vi serve, ma è una balla. Sarebbe come cercare di parlare una lingua straniera ignorandone la grammatica o voler guidare l'auto ignorando il codice della strada.

Cosa riserva il futuro per Serena? Avremo modo di incontrarti ancora?
Cosa mi riservi il futuro non lo so.
Ho un paio di cose in ballo, vedremo come andranno a finire.
Ho imparato che si vive meglio se non ci si crea troppe ansie o aspettative per il futuro. :)
Quanto al rivederci, se passate da Genova posso sempre prepararvi un cappuccino :p

E per saperne di più...



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