giovedì 28 giugno 2018

Review Party: Il patto dell'abate nero di Marcello Simoni

Buongiorno cari follower,
benvenuti al Review Party dedicato a Il Patto dell'abate nero di Marcello Simoni (Newton Compton), nuovo avvincente capitolo della Secretum Saga.

Titolo: Il patto dell'abate nero
Autore: Marcello Simoni
Editore: Newton Compton
Pagine: 336
Prezzo ebook: 5,99
Prezzo cartaceo: 9,90

Descrizione:
13 marzo 1460, porto di Alghero. Un mercante ebreo incontra in gran segreto l’agente di un uomo d’affari fiorentino, Teofilo Capponi. Vuole vendergli un’informazione preziosissima: l’esatta ubicazione del leggendario tesoro di Gilarus d’Orcania, un saraceno scomparso ai tempi di Carlo Magno. Venuta per caso a conoscenza della trattativa, Bianca de’ Brancacci, moglie di Capponi, si convince che quel tesoro ha a che fare con la morte di suo padre. Elabora così un piano preciso, ma per realizzarlo ha bisogno dell’aiuto di Tigrinus, il noto ladro fiorentino legato a Cosimo de’ Medici. Tigrinus dovrà partire alla volta di Alghero, spacciarsi per Teofilo Capponi, e poi mettersi sulle tracce dell’oro di Gilarus. A Firenze, Bianca cercherà di mantenere il segreto sulla missione affidata al ladro. Ma, mentre Tigrinus è lontano, qualcuno ha finalmente modo di mettere le mani sul tesoro più grande che il furfante nasconde: la Tavola di Smeraldo...

La recensione di Miriam:
Secondo capitolo della Secretum Saga, Il patto dell’abate nero ci propone un nuovo mistero che vede scendere in campo protagonisti già incontrati nel libro precedente. In apertura ritroviamo Bianca de’ Brancacci che accidentalmente si ritrova a origliare una strana conversazione fra suo marito Teofilo Capponi e un uomo che non ha mai visto prima. La discussione è accesa, tanto che Teofilo colpisce in volto il suo interlocutore, ma ad attirare l’attenzione della donna è ben altro: brani del dialogo in cui viene citato suo padre, Teodoro de’ Brancacci, e viene ventilata l’ipotesi che sia ancora vivo, e non morto in Francia come tutti credono. Fra le altre cose Bianca coglie il nome di un ebreo, probabilmente coinvolto nella faccenda, Simeone de Lunell e nota che a suo marito viene consegnata una lettera. Tutto ciò non può di certo lasciarla indifferente, né tantomeno è qualcosa che può fingere di ignorare. Rimasta sola con il consorte, tenta di scoprire qualcosa di più, soprattutto di capire se suo padre può davvero essere ancora vivo, ma Teofilo non pare disposto a collaborare. Segue una colluttazione ed è proprio lui ad avere la peggio. D’improvviso Bianca si ritrova vedova, ma in possesso della missiva che può guidarla alla scoperta della verità. Tuttavia, è un’impresa che non può portare a termine da sola, per riuscirci ha bisogno di un valido alleato e lei non ha dubbi su chi possa essere. La sua scelta cade su Tigrinus, il ladro che in passato ha creduto responsabile dell’omicidio di suo zio Giannotto Bruni, ed elabora un piano ingegnoso per perseguire il suo scopo. La donna accusa il furfante di aver ucciso il marito durante un tentativo di rapina finito male, in modo che sia costretto alla fuga, e in segreto stringe un patto con lui: spacciandosi per Teofilo Capponi, il ladro dovrà recarsi ad Alghero per incontrare il mercante ebreo autore della lettera e lì tentare di scoprire la verità su Teodoro de’ Brancacci.
Ovviamente è prevista anche una ricompensa; fra le altre cose, Bianca ha scoperto che Simeone de Lunell intendeva vendere a suo marito il segreto sull’esatta ubicazione del tesoro di Gilarus d’Orcania. Fingendosi Capponi, Tigrinus potrà entrare in possesso delle giuste informazioni per trovarlo e farlo proprio.
Semplice e lineare… o forse no?
In effetti, la missione si rivelerà più complicata del previsto, anche perché ci sarà qualcuno che si insospettirà osservando i movimenti di Bianca e non mancherà di interferire nei suoi piani, a cominciare dal capo delle guardie cittadine Niccolò Vitelli che non crederà affatto alla sua versione sull’uccisione di Teofilo, né crederà nella sua innocenza. A complicare ulteriormente le cose, ci sarà un’altra sfortunata coincidenza: approfittando dell’assenza di Tigrinus, qualcuno gli sottrarrà la Tavola di Smeraldo.
Tenendo fede a quello che ormai può essere considerato il suo marchio di fabbrica, Marcello Simoni torna a fondere fiction e storia dando vita a un romanzo mozzafiato in cui azione e mistero dettano il ritmo, intrecciandosi in un plot che ci trascina nell’Italia del ’400, fra personaggi realmente esistiti e altri di fantasia. Ci guida alla scoperta di una Alghero d’epoca, fornendoci una descrizione dei luoghi battuti supportata da un’approfondita documentazione storica, ci conduce alla corte dei Medici a Firenze, lasciandoci incontrare Cosimo e il filosofo Marsilio Ficino, ci narra di un tesoro realmente esistito come la Tavola di Smeraldo e di un altro, quello di Gilarus d’Orcania, partorito dalla sua immaginazione.
Attraverso una narrazione dinamica, scandita da capitoli brevi fittissimi di accadimenti e colpi di scena, si sospinge lungo un sentiero disseminato di intrighi, pericoli, sorprese che ci tengono con il fiato sospeso e ci impediscono di distogliere lo sguardo dalla pagina fino alla fine, regalandoci nel contempo una carrellata di personaggi carismatici. Intrigante è la figura di Bianca, una donna scaltra, poco avvezza alle occupazioni riservate alle donne nel suo tempo, coraggiosa e forte tanto da tener testa a uomini di mondo. E altrettanto ricca di fascino e anticonvenzionale è quella di Tigrinus che qui viene ulteriormente approfondita definendo il ritratto di un ladro molto sopra le righe: è un fuori legge ma ha un suo codice morale, ruba ma non uccide, infrange le regole ma non abbandona gli amici. Una sorta di ladro gentiluomo, insomma, al cui fascino difficilmente si può resistere.


 

Nessun commento:

Posta un commento