giovedì 9 giugno 2016

Recensione: Judith

Titolo: Judith. Un corpo che cambia non è un virus, ma un dono da condividere
Autore: Filippo Loro
Editore: Libromania
Lunghezza stampa: 47
Prezzo: 0,99
Disponibile su Amazon

Decsrizione:
Un virus ha trasformato Judith in una Mutata: libera dai vincoli di un corpo unico, è costretta a vivere da fuggitiva, perché la libertà ha un prezzo e il Governo vuole fermarne la diffusione. Judith e gli altri Mutati hanno una missione, perché possedere un corpo che cambia a seconda delle proprie emozioni non è un virus da debellare, ma un dono da condividere.


La recensione di Miriam:
Un appuntamento al buio segna l’inizio di una nuova vita per Judith.  Dopo un lungo tempo in cui l’ha frequentata in chat, senza mai mostrarle il suo volto, Peter ha finalmente accettato di svelarsi e di incontrarla.
Una grande delusione o il principio di una vera storia d’amore: sono queste le due opzioni che la ragazza si prefigura, mai immaginando che dopo aver conosciuto di persona il suo partner virtuale nulla sarà più lo stesso… soprattutto, lei non sarà più la stessa, in senso letterale. 
L’incontro va a gonfie vele, l’attrazione si rinnova dal vivo, il sesso è fantastico. Insomma, tutto ha il sapore di un bel sogno che si realizza e, forse, in parte è così, solo che dopo aver vissuto l’idillio Judith si accorge di alcuni cambiamenti nel suo corpo. Dapprima è il viso che non sembra piò lo stesso, poi il colore dei capelli, degli occhi, le sue forme… 
D’improvviso il suo fisico  non sembra più essere qualcosa di definito, pare piuttosto materia malleabile, pronta ad assumere sempre forme diverse che cambiano, assecondando il ritmo del suo umore, delle sue emozioni.
La sua non è un’allucinazione, il fisico di Judith sta cambiando davvero. Peter non l’ha drogata, ma le ha fatto un “dono”: le ha trasmesso un virus che trasforma gli esseri umani in mutanti.
Essere mutante significa appunto poter disporre di un corpo che si modifica di continuo al fine di rispecchiare al meglio l’anima di chi lo possiede. 
Probabilmente sarà capitato anche  a voi di sorprendervi nel conoscere una persona bellissima dotata di un pessimo carattere e di un animo cattivo o, viceversa, una persona brutta fuori quanto bella dentro. Magari vi sarà sembrata un’ingiustizia, una beffa del destino, una contraddizione. 
Ebbene l’idea su cui si fonda il racconto di Filippo Loro è proprio questa: nel futuro immaginario in cui ci trasporta, contraddizioni simili non esistono più, almeno per chi possiede il dono della mutazione. 
Judith è una prescelta dai possessori del dono, ne è stata investita e ora hai il compito di diffonderlo.
Per farlo, tuttavia, dovrà fronteggiare un gruppo di nemici che danno la caccia a lei e a tutti i suoi simili: gli Abedo, che considerano un male la mutazione e desiderano dunque debellarla, come una qualsiasi altra malattia, al fine di salvaguardare il genere umano con le sue peculiarità. 
Ho trovato estremamente affascinante questa idea: dischiude uno scenario dalle infinite possibilità, oltre a stimolare una miriade di riflessioni sul concetto di identità, sulla relazione mente corpo, sul nostro modo di rapportarci agli altri. 
La tematica mi ha entusiasmata, non posso dire altrettanto però del modo in cui è sviluppata. 
Probabilmente è l’eccessiva brevità del testo a sacrificarne le potenzialità.  
Come si è sviluppato il virus? Quali sono esattamente le finalità di coloro che lo diffondono? In base a quale criterio compiono la loro scelta? Perché gli Abedo li combattono? 
Queste sono alcune delle tante domande che non ricevono una risposta esauriente. 
Tutto è accennato, ma niente viene approfondito. 
Stessa cosa può dirsi per la protagonista di cui vengono descritti minuziosamente i cambiamenti fisici, ma non le emozioni con cui affronta quello che le sta accadendo. Judith si ritrova catapultata in una nuova vita, con una missione non ben precisata da compiere e un gruppo nutrito di persone che le danno la caccia, e accetta tutto senza porsi troppe domande.   
Semplicemente agisce, senza tentare di opporsi, senza chiedere, quasi fosse una semplice pedina su una scacchiera.   
Leggendo ho avuto l’impressione di essermi imbattuta in una storia geniale, appena abbozzata e ancora tutta da scrivere. L’ho apprezzata tanto, vi consiglio di leggerla perché potrete trarne spunti interessanti, ma non posso dire di esserne rimasta soddisfatta. 
Immaginate di sedervi a tavola e di gustare un ottimo antipasto per poi scoprire che non vi verrà servito il pranzo completo: giunta all’ultima pagina mi sono sentita così, penso che il paragone possa rendere l’idea.








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