Recensione: Il tempio maledetto

Titolo: Il tempio maledetto
Autore: Fabio Sorrentino
Editore: Newton Compton
Collana: Nuova Narrativa Newton
Pagine: 320
Prezzo cartaceo: 12,00
Prezzo eBook: 2,99

Descrizione:
Marmarica, 74 d.C. Sotto un sole cocente, una centuria di legionari romani vaga nello sterminato deserto egiziano. L’obiettivo della missione è ritrovare un antico tempio dedicato al dio Amon, al cui interno si celerebbe un oggetto leggendario, smarrito fra le pieghe dei secoli. Turchia, 1985. Lungo le coste del Chersoneso Tracico, lo studioso greco Yoannis Travlos ha riportato alla luce i resti dell’antica città di Lisimachia. Due settimane dopo, Travlos parte in segreto, alle prime luci dell’alba, deciso a raggiungere il vero obiettivo della sua campagna di scavi: una bassa collina a diversi chilometri di distanza dal confine autorizzato.
Napoli, 2013. L’archeologo Robert Ferrazzi, ancora sconvolto per la morte del suo amico Alziwa, riceve una mattina la visita di una donna: è Melanie Scott Forster, figlia di Andrew Cameron, suo ex datore di lavoro scomparso misteriosamente. Quando intuisce che la sparizione dell’uomo s’intreccia con l’ultima ricerca archeologica del suo amico Alziwa – il ritrovamento di un antico tempio egizio sepolto sotto le dune del Sahara – Robert accetta di assistere la giovane e parte alla volta dell’Egitto. Un viaggio tra misteri e pericoli per far luce su una verità che il tempo sembra avere inghiottito…


L'autore:

È nato nel 1983 e vive a San Giorgio a Cremano. È un ingegnere civile. Ha scritto i romanzi storici Ante Actium. Il destino di un guerriero e Sangue imperiale, tradotti in Spagna. La Newton Compton ha pubblicato Il segreto dell’Anticristo e Il tempio maledetto.



La recensione di Miriam:
Riportare alla luce resti di antiche civiltà: per l’archeologo Robert Ferrazzi è stato lo scopo di una vita fino a che un terribile incidente non gli ha strappato la donna che amava. La sua morte, proprio come sabbia, lo ha travolto e ha sepolto il suo presente, insieme alla voglia di andare avanti. Rintanato nella sua abitazione a Posillipo, l’uomo ha smesso di cercare alcunché; il passato, invece, torna a cercare proprio lui, quando meno se lo aspetta.
Robert ha appreso da poco che il suo amico fraterno, l’archeologo egiziano Alziwa è morto a causa di un infarto fulminante, quando riceve una visita inattesa: Melanie Scott Forster, figlia di Andrew Cameron, ovvero il titolare della compagnia di cacciatori di tesori per cui Ferrazzi lavorava, si presenta alla sua porta per annunciargli che il padre è scomparso, insieme a un prezioso reperto di cui era venuto in possesso. La giovane donna è convinta che la sparizione dell’uomo sia collegata alla morte di Alziwa, giacché i due archeologi stavano lavorando in segreto a un progetto comune; nello stesso tempo è certa che l’egiziano, in realtà, sia stato assassinato.
Non potendo contare sul supporto delle autorità, Melanie chiede all’amico Robert di aiutarla a far luce sulla vicenda e, possibilmente, a riportare Cameron a casa sano e salvo.
Lui vorrebbe rifiutare, ma se nei confronti del suo ex datore di lavoro non avverte alcun senso di responsabilità, in un tempo ormai lontano ha contratto un debito morale con Alziwa. Se qualcuno ha davvero ucciso il suo amico, non può restare impunito, sicché mette da parte qualsiasi reticenza e si tuffa nell’impresa.
A partire da qui, i due amici si dividono per seguire in parallelo due diverse piste, ovviamente resteranno in contatto per aggiornarsi reciprocamente. Melanie parte per Beirut, laddove il padre stava dirigendo degli scavi quando è scomparso, mentre Robert va in Egitto per ricostruire gli ultimi giorni di vita di Alziwa con l’aiuto del fratello Kamal.
Questo non è che il nucleo intorno a cui, pian piano, Sorrentino tesse una trama complessa al cui interno si intrecciano diversi fili narrativi, fili pulsanti di avventura e mistero e che serpeggiano lungo la linea di confine fra storia e leggenda.
Il plot si sviluppa come un giallo. Sin da subito, Robert e Melanie scoprono che Cameron non è svanito nel nulla senza lasciare alcuna traccia: probabilmente conscio di avere per le mani qualcosa di scottante e di essere in una situazione di pericolo, ha lasciato, infatti, alcuni indizi. Si tratta di piccoli tasselli che sembrano comporre un rompicapo enigmistico, un messaggio in codice difficile da interpretare per un profano, ma di certo più accessibile per un uomo come Ferrazzi, che ben conosce il cacciatore di tesori e la materia che li accomuna.
Rebus, antichi reperti, pericoli, intrighi internazionali: sono solo alcuni dei  molteplici ingredienti che danno vita a questa storia straripante di azione e tensione.
Il ritmo narrativo, scandito da capitoli molto brevi e repentini cambi di scena, è tale da inchiodarci alla pagina e tenere sempre alto il livello di attenzione. Man mano che si va avanti il mistero si infittisce, la curiosità di scoprire il disegno d’insieme aumenta, mentre il fascino della storia si fa strada nella fiction.
Attraverso uno stile ricercato ma scorrevole allo stesso tempo e descrizioni suggestive, l’autore ci fa viaggiare nello spazio – trasportandoci dall’Italia all’Egitto, alla Turchia – e nel tempo riportandoci a un’antichissima missione risalente al 74 d. C. ma, soprattutto, rievocando una figura storica imponente come quella di Alessandro Magno.
Come in ogni thriller archeologico che si rispetti,  anche in questo caso a muovere gli animi e le fazioni avverse è uno tesoro di inestimabile valore, un cimelio che potrebbe gettare nuova luce sulla storia e conferire un potere incommensurabile a chi lo possiede. Se il desiderio di salvare Cameron e scoprire la verità sulla morte di Alziwa fornirà l’input necessario perché Robert abbandoni il suo nido, sarà l’oggetto delle ultime ricerche dei due uomini a risvegliare il fuoco che da sempre arde nel suo petto di archeologo, facendolo tornare definitivamente in pista.
Una lettura intrigante che non deluderà gli appassionati del genere.




Commenti

Post popolari in questo blog

Review Party: Il sigillo di Caravaggio

Recensione: Triade di Luca Pivetti

Recensione: La stella di Niamh di Vittorio Maria Pelliccioni