Titolo: Cambio di stagione
Autore: Maurizio Cometto
Editore: Il foglio letterario
Collana: Fantastico e altri orrori
Pagine: 280
Prezzo: 12,75
Descrizione:
«Tutti smettono di parlare. Una sottile tensione s'insinua nell'aria.
Gli occhi scrutano il marciapiede deserto al di là della doppia fila di
vetri. Gli sguardi sono quasi timorosi. Forse qualcuno ha paura. Paura
che le porte, questa volta, si aprano, e una forza misteriosa ci
trascini tutti fuori per abbandonarci lì in quella stazione per sempre».
Siete mai stati coinvolti in una cospirazione che può sfociare in una
rivoluzione armata? Quando rispondete al telefono e non sentite
proferire parola dall'altra parte, quanto tempo impiegate a
riagganciare? Quali oggetti può restituire una lavatrice dopo una
centrifuga? Siete davvero sicuri che l'anima non possa andare in
cancrena? Il nuovo romanzo di Maurizio Cometto, autore di punta della
narrativa fantastica italiana, ci precipita nelle viscere di una Torino
cupa, severa e misteriosa, dove impiegati di ritorno a casa dalle grandi
industrie scoprono infezioni tumorali nelle metropolitane e zone oscure
nel cervello. La storia di un'invasione nella vita di un uomo, della
sua città, del mondo intero. Un cambiamento che è forse l'avvento di una
nuova stagione della vita e della consapevolezza, forse una nuova era
del mondo, forse follia individuale. La progressiva e inesorabile
sconfitta della realtà apparentemente consolidata nei confronti
dell'invasore: l'ignoto.
L'autore:
Maurizio
Cometto è nato
a Cuneo il 29.09.1971.
Tra i suoi libri pubblicati, il romanzo ‘Il costruttore di biciclette’ (Il Foglio 2006), la raccolta ‘L’incrinarsi di una persistenza e altri racconti fantastici’ (Il Foglio 2008), e il romanzo per istantanee ‘Cambio di stagione’ (Il Foglio 2011).
Ha pubblicato numerosi racconti in antologie, siti internet e riviste.
Laureato in Ingegneria Meccanica, vive a Collegno.
Tra i suoi libri pubblicati, il romanzo ‘Il costruttore di biciclette’ (Il Foglio 2006), la raccolta ‘L’incrinarsi di una persistenza e altri racconti fantastici’ (Il Foglio 2008), e il romanzo per istantanee ‘Cambio di stagione’ (Il Foglio 2011).
Ha pubblicato numerosi racconti in antologie, siti internet e riviste.
Laureato in Ingegneria Meccanica, vive a Collegno.
La recensione di Miriam:
A volte l’esperienza di lettura
somiglia a un giro di giostra. Certi libri sanno essere divertenti, inebrianti
o destabilizzanti allo stesso modo.
Se fosse l’attrazione di una luna park, Cambio di stagione sarebbe un labirinto di specchi: disorientante al punto che, usciti fuori dal vortice delle sue pagine, si fa quasi fatica a ritrovare le coordinate. Nessun difetto, anzi! È la peculiarità di quest’opera che sin da subito si impone all’attenzione del lettore per l’originalità della sua struttura e per la sua capacità di collocarsi contemporaneamente su diversi piani di realtà. Cambio di stagione è un romanzo ma è anche una raccolta di racconti, è una sola storia e tante storie al tempo stesso. Ogni specchio, posto idealmente lungo il percorso del labirinto narrativo, è una porta che si dischiude su un contesto alternativo.
Se fosse l’attrazione di una luna park, Cambio di stagione sarebbe un labirinto di specchi: disorientante al punto che, usciti fuori dal vortice delle sue pagine, si fa quasi fatica a ritrovare le coordinate. Nessun difetto, anzi! È la peculiarità di quest’opera che sin da subito si impone all’attenzione del lettore per l’originalità della sua struttura e per la sua capacità di collocarsi contemporaneamente su diversi piani di realtà. Cambio di stagione è un romanzo ma è anche una raccolta di racconti, è una sola storia e tante storie al tempo stesso. Ogni specchio, posto idealmente lungo il percorso del labirinto narrativo, è una porta che si dischiude su un contesto alternativo.
Un uomo, Fabrizio Corsi, un impiego
banale nell’ufficio di una grande azienda, due gatti, una sfilacciata rete di
relazioni interpersonali, un’amica del cuore che, dipendesse da lui, sarebbe
qualcosa di più. Sono queste le uniche costanti, i punti che intessono il filo di
Arianna, il resto è un caleidoscopio in eterno movimento. Ogni capitolo si
offre come fosse un racconto a sé, in cui il protagonista è sempre lo stesso – ed è attorniato anche
dalle stesse comparse − ma lo stralcio di trama in cui si inseriscono le sue
azioni cambia. Ciò che è accaduto prima può non produrre effetti su ciò che
viene dopo, chi è scomparso in precedenza può riapparire sulla scena, chi è
morto può ripresentarsi vivo, come se ai
diversi capitoli corrispondessero delle dimensioni parallele nelle quali si
attuano vari percorsi possibili.
Se questo di per sé è già abbastanza
spiazzante, a rincarare la dose subentra l’elemento perturbante che rappresenta
un’altra costante irrinunciabile. Le situazioni in cui Fabrizio si ritrova
sono, infatti, situazioni anomale, al limite del surreale, situazioni nelle
quali la normalità di partenza viene scompaginata da un accadimento
straordinario e un senso di inquietudine irrompe. Accade così che strane luci
verdi apparse a Porta Nuova diffondono una sorta di virus che induce le persone
a sviluppare una forma di repulsione per il lavoro; delle email recapitate al
destinatario sbagliato conducono al
rifugio segreto della Nuova Carboneria; una bottiglietta di viakal diviene la
chiave di volta per dirimere il groviglio di sospette coincidenze; una
lavatrice ultramoderna restituisce attraverso il suo cestello oggetti rubati
altrove.
Sono solo alcune delle incredibili
esperienze nelle quali Fabrizio si trova coinvolto. Sullo sfondo di una Torino
magica, cupa, palpitante come fosse a sua volta una creatura viva e in perenne
mutamento, l’autore tesse intrecci dal sapore fantahorror e le atmosfere
oniriche riecheggianti, a tratti, l’universo dylandoghiano. Costantemente c’è
un filo che si spezza e si riavvolge trascinandoci in un loop che, a ogni giro,
si arricchisce però di bizzarre varianti. Ed è proprio in queste pieghe in
odore di multiversi che può essere rintracciato il senso di tutto.
Sono strappi nella normalità quelli
prodotti dall’affilatissima penna di Cometto, squarci attraverso cui filtra la
denuncia sociale. L’attacco è rivolto alla monotonia, al qualunquismo,
all’omologazione che come un virus trasforma le vite umane in un plico di
fotocopie nelle quali non c’è più spazio per l’entusiasmo e la sorpresa e,
nemmeno per dei rapporti umani che siano sinceri.
La molteplicità degli scenari e dei
copioni possibili corrisponde, infatti, a una povertà di relazioni umane.
Fabrizio è fondamentalmente un uomo solo. Al di fuori della cerchia di
colleghi, ha un solo amico vero – la cui sincerità peraltro verrà messa in dubbio a un certo punto – e, forse,
non è un caso se la donna che ama è una sorta di chimera irraggiungibile.
Probabilmente l’amore è una delle principali perdite imputabili a
una società eretta su bisogni e desideri indotti, su modelli precostituiti; una
società che tenta di mettere radici nella frattura sempre più profonda tra
reale e virtuale votandoci alla solitudine.
Ecco allora che il cambio di stagione richiamato nel titolo
risuona come l’auspicio di una svolta il cui primo passo non può che essere
rappresentato dalla consapevolezza.
Un romanzo innovativo e, per certi
versi, controcorrente tra le cui righe sembra serpeggiare anche l’idea di un bisogno
di cambiamento in campo letterario. Con un libro così, di certo, Cometto può
arrogarsi il merito di aver apportato una fresca ventata di novità.
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