Roberto Serafini, nato
a Roma il 27 aprile 1968.
Vive da molto tempo in
una tranquilla località balneare in provincia di Roma, Marina di Cerveteri.
È
diplomato in ragioneria, anche se ha sempre preferito le lettere ai numeri, ed
è appassionato di musica. Il pianoforte è lo strumento che ama e che suona nel
tempo libero.
Ha iniziato a scrivere poesie e testi di canzoni da ragazzo ma solo recentemente hanno visto la luce le sue prime pubblicazioni: una biografia di una personalità nel 2012 e un romanzo, Cyborg 1.0, nel 2014.
Ha iniziato a scrivere poesie e testi di canzoni da ragazzo ma solo recentemente hanno visto la luce le sue prime pubblicazioni: una biografia di una personalità nel 2012 e un romanzo, Cyborg 1.0, nel 2014.
Benvenuto
nel nostro angolino magico. Domanda di rito per cominciare: Chi è e perché
scrive Roberto Serafini?
Sono una
persona normalissima con tante passioni, interessi e curiosità. Dalla musica,
all’astronomia, dal collezionismo filatelico alla creazione di siti internet.
Per ultimo mi sono dedicato alla scrittura, un terreno difficile e ancora da
esplorare, essendo da poco entrato a far parte di questo mondo. Però il piacere
di scrivere è un qualcosa che ho sin da piccolo, anche se non l’ho mai sentito
come un bisogno, un’esigenza. Nel senso che non ho mai tenuto un diario o un
blog dove scrivere giornalmente quello che mi passava per la testa.
Hai
esordito nel mondo letterario con una biografia di un uomo di fede, Jozef Medový , per poi cimentarti con la fantascienza. A cosa si deve questo cambio di
rotta?
La mia
prima pubblicazione è nata per mettere su carta i ricordi legati ad una persona
che ha rappresentato una parte importante della mia vita. Un amico vero con il
quale ho condiviso molti anni della mia vita e che è stato un punto di
riferimento per moltissimi giovani delle parrocchie in cui ha operato. Chi ha
letto quella biografia ne è rimasto entusiasta per come è stata scritta, per la
facilità di lettura e per lo stile fluido, quasi come fosse un romanzo. Mi
hanno così incitato e incoraggiato a scriverne uno vero. I robot mi hanno
sempre affascinato (da piccolo guardavo i cartoni animati di Goldrake, Mazinga,
Jeeg robot), perciò come primo esperimento narrativo ho pensato di dedicarmi a loro.
Cyborg
1.0. Com’è nata l’idea?
L’idea è
nata per caso, ascoltando una notizia al TG. Si parlava di una rappresentazione
teatrale dal titolo “Sayonara”, tra una attrice vera e un’attrice robot,
GeminoidF, progettata dall’ingegnere giapponese Hiroshi Ishiguro. Questo robot
interagiva con l’attrice dando l’impressione di essere quasi umana. Da lì mi è
cominciata a frullare per la testa la trama per il mio romanzo.
Nel tuo
romanzo affronti, tra gli altri, il controverso argomento del rapporto tra uomo
e macchina. Pensi che in futuro potremo davvero ritrovarci a convivere con
cyborg come Venus?
Questo è
già realtà. Da alcuni anni si stanno progettando robot che potranno essere
utilizzati come assistenti per anziani e malati, quindi la convivenza con
queste macchine è una cosa che è già stata pensata e che sarà attuata in misura
sempre maggiore. Tra qualche decennio sarà normale avere a casa un robot così
come oggi abbiamo il frigorifero, il forno a microonde, il televisore al plasma
o il robot scooba che spazza i pavimenti.
John
Miller, un po’ come il dottor Frankenstein, tenta di sfidare la morte con la
sua creatura. Quale il tuo personale rapporto con l’Oscura Signora? Ritieni che
l’immortalità, qualora fosse raggiungibile, sarebbe una vera conquista o piuttosto
un’arma a doppio taglio per il genere umano?
Da
sempre l’uomo crede nell’immortalità o nella resurrezione. L’immortalità è un
qualcosa che sfugge alla morte, una prosecuzione della vita a tempo
indeterminato. La resurrezione è il credere ad un’altra vita dopo la morte, sia
essa spirituale, ossia dell’anima, sia essa materiale, risorgendo sotto forma
di altro essere vivente. Nel caso specifico del libro, John Miller cerca di
opporsi alla morte prematura di una donna, salvando l’organo che lui considera
il fulcro dei sentimenti e delle emozioni umane. Quindi più che donare
l’immortalità, cerca di opporsi alla morte. Sono sicuro che se oggi l’uomo
rincorre l’immortalità, qualora ci riuscisse, il passo successivo sarebbe
quello di rincorrere di nuovo la mortalità. L’uomo deve sempre rincorrere
qualcosa che va contro l’ordine naturale delle cose. Personalmente la morte la
vivo come una frattura improvvisa e dolorosa di un legame affettivo che esiste
tra le persone. Oggi posso vederti, parlarti, toccarti, amarti. Domani queste
cose non posso più farle e ne soffro. Molto di più se quando ho avuto la
possibilità di farle, non le ho potute fare. A quel punto, oltre alla
sofferenza del distacco, provi anche il rimorso di non aver detto o fatto
quello che avresti potuto, finché ne avevi ancora il tempo.
Venus
può tutto, ma non può amare. È dunque nella sfera dei sentimenti che si colloca
il vero confine tra uomo e macchina?
Ritieni sia un confine destinato a rimanere insormontabile?
Le
macchine un giorno potranno amare ed avere dei sentimenti. Credo che quello che
l’uomo desidera, prima o poi lo ottiene. Abbiamo esempi nella cinematografia di
robot che provano sentimenti: “Blade runner”, “A. I.” (Intelligenza
Artificiale), “L’uomo bicentenario”, “EVA” ed altri. Il tema della psicologia
dei robot e dei loro sentimenti, l’intelligenza artificiale appunto, è qualcosa
che si sta studiando e che prima o poi ci troveremo ad affrontare nella nostra
quotidianità.
A chi e
perché consiglieresti la lettura del tuo libro?
Nonostante
nel libro ci siano situazioni forti, penso che sia alla portata anche di un
pubblico di lettori giovani. C’è un po’ di tutto, sentimento, tecnologia,
azione, suspense. Il libro è stato scritto principalmente per far passare
qualche ora spensierata agli appassionati della lettura, poi se qualcuno ne
trae anche qualche spunto di riflessione, ben venga.
Apprendo
dalla tua biografia che nutri anche una grande passione per la musica. Quale
potrebbe essere la colonna sonora ideale per Cyborg 1.0?
Sai che
a questa cosa non avevo mai pensato? Però ora che me ne dai la possibilità, sto
ricordando che un mio amico e collega musicista, Max Smeraldi, chitarrista e
compositore con il quale ho collaborato per la produzione di un CD, nel 2004
compose un brano dal titolo “Cyborg”. Un brano complesso e cervellotico,
proprio come il protagonista John Miller. Un brano che potrebbe accompagnare
molti momenti e situazioni del libro.
Per la
pubblicazione hai scelto la strada del selfpublishing. A cosa si deve questa
scelta? A oggi, ne sei soddisfatto?
A oggi,
se non avessi scelto questa strada, posso tranquillamente affermare che non
sarei qui a rispondere alle tue domande. Nel senso che non avrei neanche
pubblicato il libro. Le CE tradizionali non puntano molto sui giovani autori
esordienti, forse uno ogni diecimila? Penso che il selfpublishing sia la strada
del futuro. Anche nella produzione del CD musicale di cui ti dicevo prima, ci
siamo affidati all’autoproduzione.
La
tecnologia ha ormai invaso anche il mondo editoriale
e pian piano sta
modificando le nostre abitudini di lettura. Quale il tuo rapporto con gli ebook
e con i cambiamenti a cui stiamo assistendo?
Ho un
ottimo rapporto con gli ebook. Essendo un amante della tecnologia, non mi
faccio sfuggire le possibilità che essa offre. Tra l’altro, viaggiando in treno
per lavoro, ho la possibilità di portare nel mio tablet decine di libri
contemporaneamente. Ciò non toglie che gli scaffali della mia libreria siano
pieni e stracolmi di libri cartacei.
Quanto è
importante per te la lettura? Ci sono dei romanzi che porti nel cuore o degli
autori che prendi a modello?
Mi piace
moltissimo leggere e viaggiare con la fantasia. Inoltre ritengo che la lettura
aiuti a migliorare il proprio modo di scrivere e si imparano molte cose, anche
sulla tecnica della scrittura. Non ho un modello di riferimento o un autore
preferito. Ho invece dei generi che prediligo, che sono i romanzi storici e le
storie di vampiri. Rimarrai stupita da questa rivelazione, immagino. Ti
chiederai come ho potuto scrivere un libro di fantascienza amando invece il
romanzo storico o il genere gotico. Non ti nascondo che ho nel cassetto un
romanzo storico iniziato ben quattro anni fa, ma credo che rimarrà ancora un
po’ lì dentro, almeno fino a quando non mi sentirò pronto per affrontare questo
genere, che sicuramente è molto più difficile da trattare e mettere su carta
rispetto alla fantascienza.
Altri
progetti e sogni per il futuro?
Ho
iniziato un altro romanzo, sempre di fantascienza. Sì, vorrei prendere
confidenza e migliorare ancora prima di passare ad altri generi. In fondo, la
fantascienza non la può contestare nessuno, essendo appunto, fantascienza.
Posso scrivere e immaginare ciò che voglio. Il come scriverlo e farlo piacere
al lettore, quella è un’altra storia, ma spero di riuscirci.
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