da Mondadori nel volume Un impero per l’inferno per la collana Urania Millemondi. La storia sta per diventare un graphic novel in uscita nel 2013.
Io non sono come voi si è qualificato tra i cinque finalisti del premio Urania (Mondadori) assegnato nel luglio 2012.
Benvenuto nel nostro salottino letterario. Domanda di rito
per iniziare: chi è e perché scrive Italo Bonera?
La mia passione
principale è la lettura, ma mi occupo anche di fotografia e sono curioso di
tutto ciò che è scienza e cultura. Solo da poco tempo scrivo; non è stata la
scoperta di una vocazione, o la spinta di un impulso irrefrenabile: piuttosto
devo ringraziare l'insistenza di alcuni amici, che mi hanno sollecitato. Devo
dire che scrivere, in effetti, mi risulta più facile che parlare.
Io non sono come voi. Com'è nata l'idea? Ho letto che ti sei ispirato a un fatto di
cronaca realmente accaduto, è vero?
Era l'agosto del
2007 quando i giornali parlavano dell'evasione rocambolesca di un ergastolano.
A quanto pare si era finto in stato comatoso per un mese, poi approfittando di
un trasferimento è fuggito. Mi sono immaginato di essere al suo posto, e di
raccontare. Così ho scritto la prima parola, "Vegeto": è l'incipit di
"Io non sono come voi". In quel momento non avevo ancora idea di come
si sarebbe evoluta la vicenda. Col tempo, immaginando altre situazioni, ho
delineato un personaggio, e ho capito che attorno ad esso poteva svilupparsi un
romanzo.
Il protagonista del romanzo non ha nome. Nella mia
recensione ho suggerito una possibile interpretazione, ma quale il reale motivo
della tua scelta?
In verità,
all'inizio non trovavo un nome soddisfacente per il protagonista. Poi ho deciso
di violare una regola non scritta, lasciandolo così, innominato, come
esperimento, per vedere se fosse convincente. Successivamente mi sono reso
conto che questa cosa diventava sempre più funzionale a ciò che scrivevo: il
protagonista è nessuno, così come potrebbe essere chiunque; lo si può vedere
come un disadattato, qualcuno che non si vorrebbe impersonare, ma anche come la
vittima che urla innocenza e si ribella al mondo.
Io non sono come voi propone un'interessante commistione di generi. Come nasce questa
contaminazione e quanto ti piace sperimentare in campo letterario?
Leggo molta
narrativa di genere: noir, fantascienza, gialli. Trovo che narrare situazioni
estreme sia un espediente potentissimo per parlare senza vincoli della realtà
quotidiana. Di conseguenza, mi viene naturale esplorare il campo dell'immaginario
piuttosto che raccontare situazioni ordinarie. In realtà non amo la classificazione dei generi. Ci sono
schiere di lettori che si tengono lontano da tutto ciò che è catalogato come
fantascienza, perché si aspetta robot, astronavi, mostri spaziali… La
fantascienza è tutt'altro, è "meraviglie del possibile". Infatti
alcuni grandissimi romanzi di fs, non catalogati nel genere, trovano riscontro
di pubblico: penso ad autori come Avoledo, McCarthy, Faber…
La Totaldemocrazia, per molti versi, è una versione
esasperata e peggiorata del nostro presente. Pensi possa attenderci davvero
qualcosa di simile in un prossimo futuro?
Spero di no. Non
sono in grado di fare previsioni. Ho proposto una storia estremizzando tendenze
del presente. Forse ho voluto mettere in guardia sulle conseguenze di un certe
situazioni.
Il tuo è un romanzo incalzante, ricco di azione ma è anche
un testo di denuncia sociale. Molte le tematiche di scottante attualità
rintracciabili tra le righe, dall'omertà alla corruzione, dai guasti della
macchina giudiziaria all'emigrazione. Ti va di parlarcene?
L'Italia è paese di
immigrazione. Mentre scrivevo la mia città era teatro di una forte protesta. Un
personaggio ha lo stesso nome di uno dei ragazzi della gru: omaggio simbolico a tutti coloro che lottano in nome di una
speranza - qualcosa che nel mondo che descrivo è quasi del tutto assente,
tranne che in punto.
Omertà, corruzione e
malagiustizia sono, nel mio romanzo, il frutto di comportamenti collettivi di
persone mediocri, che hanno perso il senso della socialità, che vivono per i
propri piccoli bisogni, e accettano passivamente ogni sopruso quotidiano, anche
meschino, come togliere le panchine da una piazza per non favi sedere gli
immigrati - come è accaduto nella mia città. La Totaldemocrazia prospera grazie
a questo, non alla coercizione: non ci sono carri armati per strada o
deportazioni. C'è il diffuso disinteresse per la collettività.
Leggendo Io non sono
come voi ho ricordato Il processo
di Kafka. I protagonisti delle due opere hanno qualcosa in comune perché in
modo simile comincia la loro disavventura, anche se poi le due storie si
evolvono in maniera radicalmente diversa (se non addirittura diametralmente
opposta). Ti riconosci in questa analogia?
Kafka è uno degli
scrittori che più amo, letto più volte, quindi è naturale che abbia avuto influenza
sulla mia scrittura.
Detto questo, il
tratto principale del Potere descritto nel Processo è l'impossibilità di
comprenderlo; la Totaldemocrazia è un’altra cosa, è la mediocrità fatta
sistema.
Il protagonista del romanzo è fondamentalmente un uomo solo
contro tutti. Da un certo punto in poi però potrà contare su qualcuno e in un
contesto tanto crudo riuscirà a infiltrarsi
anche il sentimento dell'amicizia. Senza fare spoiler, puoi anticiparci
qualcosa sul legame tra il protagonista e Markus?
I rapporti umani
autentici, il senso di amicizia, di fratellanza, sono ciò che salva il
protagonista dall'autodistruzione. È un punto centrale del romanzo. Gli
individui mediocri che alimentano la Totaldemocrazia sono legati tra di loro da
relazioni di convenienza o di sopraffazione. Il protagonista incontra, nel suo
percorso solitario, persone diverse
che gli sono spontaneamente amiche, per senso di condivisione, per
inevitabilità, con le quali instaura un rapporto autentico e viscerale, di
fedeltà sostanziale e indiscussa, un sentimento che porta anche al sacrificio
di sé per disponibilità verso il fratello. È un
legame potente, quello tra persone che condividono un vissuto
particolare e una visione del mondo "altra".
A chi consiglieresti la lettura del tuo romanzo e perché?
Posso dire che mi fa
molto piacere sentire commenti positivi da parte di lettori che normalmente non
frequentano la narrativa di genere.
Per ben due volte sei stato finalista al Premio Urania -
l'ultima proprio con Io non sono come voi.
Cosa ha significato per te raggiungere un simile traguardo?
È stata una grande
soddisfazione, soprattutto con il secondo, che sento più mio. Ho iniziato a
leggere narrativa proprio con Urania, quando era curata da Fruttero e
Lucentini. È una collana che ha un significato speciale, è leggenda. Quando
alla alla fine degli anni settanta compravo quei titoli alla bancarella
dell'usato non mi sarei aspettato di pubblicare un romanzo.
Ti propongo un gioco, che ho già proposto anche ad altri
autori, prendendo spunto dall'opera di un grande autore di fantascienza,
"Fahrenheit 451". Nel suo romanzo Bradbury ci racconta di una società
futura nella quale i libri sono stati messi al bando. Un gruppo di ribelli
decide di far sopravvivere i libri più importanti per l'umanità. Ciascuno di
loro ne impara uno a memoria trasformandosi in un "uomo-libro". Se
toccasse a te, che "uomo-libro" sceglieresti di essere?
Sarebbero tanti! In
questo momento mi viene in mente "L'animale morente" di Philip Roth.
Progetti e sogni per il futuro?
Per ora spero che “Io
non sono come voi” sia ben accolto. Se dovesse funzionare, continuerò a
scrivere. Ho in mente una storia ambientata non più nel futuro, o in un mondo
alternativo, ma nel passato recente.
E per saperne di più...
Leggi la recensione di Io non sono come voi
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