martedì 11 settembre 2012

Recensione: Exilium. L'inferno di Dante

Titolo: Exilium. L'inferno di Dante
Autore: Kim Paffenroth
Editore: Nero Press
Pagine: 259
Prezzo: 13,00 euro

Descrizione:
Durante il periodo dell’esilio – anni di cui davvero poco si sa circa i suoi spostamenti – Dante si ritrova a vagare per l’Europa dell’Est. Lì, in una valle dimenticata da Dio, si imbatte in una popolazione afflitta da una terribile piaga. Una pestilenza che si trasmette ai morti facendoli rialzare e trasformandoli in creature fameliche, assetate di sangue e di carne umana. Tra mille avventure e difficoltà dovrà attraversare quel mondo così ostile e sconosciuto per trovare una via di fuga. Questa è in estrema sintesi la storia narrata in Exilium. Certo, Dante che sfida un’orda di non morti potrebbe sembrare una premessa bizzarra, ma non così tanto se ci si ferma un attimo a riflettere. Com’è possibile che il sommo poeta sia riuscito così bene a rendere nel suo Inferno un tale universo di dannazione, depravazione e violenza. Era solo una questione di intelligenza, abilità e fervida immaginazione o forse lui aveva visto qualcosa?

L'autore:

Kim Paffenroth è professore di Studi Religiosi allo Iona College di New Rochelle (Ny, Usa) dove insegna dal 2001. È autore di numerosi testi di teologia, sulla Bibbia e, in particoare sul pensiero di Sant'Agostino. Dal 2006 il suo interesse si è rivolto anche all'horror, e soprattuto, alla figura degli zombie, tema che ha affrontato sia in opere di narrativa che di saggistica.
Tra queste ricordiamo: Gospel of the Living Dead: George Romero's Visions of Hell on Earth (Bylor, 2006) con cui si è aggiudicato nel 2006 il Bram Stoker Award nella sezione saggistica; Dyng to Live: A novel of Life among the Undead (Permuted Press, 2007; Orpheus and the Pearl (Magus Press, 2008) e Dying to Live: Life Sentence (Permuted Press, 2008).
Exilium (titolo originale Valley of the dead) è il suo primo testo tradotto in Italia.
Vive a New York con la moglie e due figli.

La recensione di Miriam
Provate a immaginare Dante Alighieri alle prese con un’orda di non morti. Probabilmente la sola idea basterà a stupirvi. Potrà sembravi bizzarra, dissacrante, divertente o del tutto sbagliata, eppure è proprio a partire da qui che nasce Exilium, un romanzo che sin da subito colpisce per l’originalità delle sue premesse ma non meno per la solidità delle sue basi.
Kim Paffenroth, docente di Studi Religiosi e grande appassionato di letteratura dantesca, sviluppa la sua trama a partire da una riflessione di carattere storico: ben poco si sa a proposito degli spostamenti di Dante nel periodo del suo esilio, se non che ha viaggiato parecchio spingendosi, presumibilmente, fino ai paesi dell’est Europa.
Quali luoghi può aver visitato e cosa può aver visto durante il suo peregrinare? E soprattutto, quanto delle esperienze vissute in quegli anni può essere confluito nella Divina Commedia?
Di certo stupisce la precisione con cui il Sommo Poeta descrive l’universo dei dannati nei canti dell’Inferno. Tanta dovizia di particolari è solo frutto di una fervida immaginazione o c’è dell’altro?
È a questo punto che l’autore abbandona il campo delle ipotesi storiche per avventurarsi in quello della fiction. Immagina allora che l’Alighieri sia davvero giunto nell’Europa dell’est e che lì si sia imbattuto in uno scenario agghiacciante. Una strana forma di pestilenza ha colpito la popolazione tramutando gli uomini in zombie. Gli scampati all’epidemia sono costretti ad affrontarli per garantirsi la sopravvivenza e lo stesso Dante dovrà combatterli per attraversare indenne quel territorio e  raggiungere la salvezza.
L’inserimento di un simile personaggio in una cornice horror dà vita a un connubio insolito e coraggioso. Qualcuno potrebbe storcere il naso al pensiero di un accostamento tra il massimo esponente della letteratura colta e un genere considerato dai più “narrativa di serie B” ma, Paffenroth si destreggia più che bene su questo suolo minato riuscendo a conquistarci e a convincerci.
A ben pensarci, le atmosfere dell’inferno dantesco, non sono poi così distanti da quelle tipiche dell’immaginario horror né si può negare che i dannati da lui descritti  somiglino parecchio ai non morti che popolano i romanzi di genere.
L’autore tuttavia non si accontenta di blande similitudini e si arrischia in un gioco più ardito. Egli traccia una sorta di parallelismo tra la sua storia di fantasia e la Divina Commedia. Ciascun capitolo del libro viene introdotto da versi tratti dai canti dell’Inferno che, di volta in volta,  sembrano adattarsi con naturalezza ai soggetti e agli scenari che seguono.
Attraversando i paesi dell’est, Dante incontrerà infatti una serie di personaggi − vivi e non morti − che richiameranno a gran voce le anime dannate dell’originale. Tra gli altri potremo scorgere, quelli che potrebbero essere dei “bizzarri prototipi” di Paolo e Francesca o del gigante Nembrot, così come potremo riconoscere i golosi, i lussuriosi, gli ignavi, i seminatori di discordie… ciascuno di loro ha una storia da raccontare e il poeta non manca di ascoltarla esattamente come avviene durante la sua discesa negli Inferi.
Anche qui non sarà solo a compiere il viaggio ma potrà contare su ben tre accompagnatori: Radovan, fratello Adam e Bogdana. Il primo è un soldato divenuto tale per ripiego più che per scelta, il coraggio di sicuro non lo contraddistingue e uccidere non si direbbe il suo mestiere. Tuttavia si sforza di  fare di necessità virtù e di giocare al meglio delle sue possibilità la dura partita in cui è coinvolto e che forse, potrà fornirgli un’occasione di riscatto. Il secondo è un anziano monaco che fa capo all’Ordine della Beata Morte, un gruppo religioso che attribuisce alla malvagità degli uomini la causa della pestilenza in corso e vede nella morte l’unica via di redenzione. Egli non esita a riconoscere nel poeta un animo puro e proprio per questo si offre di aiutarlo a oltrepassare indenne i territori infestati. I due saranno spesso coinvolti in disquisizioni di carattere religioso o filosofico. A fratello Adam Dante esternerà la sofferenza per la sua condizione di esule e l’amarezza nel constare come la corruzione della terra dannata che li ha fatti incontrare rispecchi in maniera impressionante quella del suo paese d’origine.
Bogdana invece è una contadina scampata per un pelo all’assalto dei non morti. Ha perso il marito e un figlio ma ne porta un altro in grembo e per lui è determinata a sopravvivere. Nell’incontrarla Dante non potrà fare a meno di pensare all’unica donna che abbia veramente amato. Bogdana è molto diversa da Beatrice, non ha la sua grazia e persino il suo nome ha il suono di un’imprecazione, eppure significa “Dono di Dio” e nei suoi occhi egli coglie una scintilla che gli solletica il cuore.
Infine è d’obbligo spendere qualche parola proprio sul protagonista. L’Alighieri di Paffenroth colpisce perché, per molti versi, è fedele all’originale. Molteplici e precisi sono i riferimenti biografici. L’autore mostra di conoscerlo a fondo e con grande verosimiglianza ne interpreta il pensiero e lo stato d’animo. Con mirabile chiarezza emerge il ritratto di un uomo combattuto tra i suoi desideri terreni e l’aspirazione a principi più elevati, mosso da una profonda ambizione ma, a volte, schiacciato dal timore di non essere  all’altezza delle sue stesse aspettative. Tuttavia, qui viene spogliato di quell’aura di sacralità che ce lo fa apparire distante. Il Dante in esilio è anche un guerriero capace di brandire la spada e combattere, una persona in carne e ossa nei cui sentimenti riusciamo a riconoscerci.
Nel complesso penso che Exilium sia un romanzo così poco convenzionale da non ammettere mezze misure: o lo si ama o lo si odia. Personalmente l’ho amato. L’ho amato per le atmosfere horror e le descrizioni splatter, per la trama avventurosa che mi ha rapita dall’inizio alla fine ma soprattutto per la sua capacità di accorciare le distanze tra generi letterari all’apparenza inconciliabili.
Proprio per questo sento di consigliarlo soprattutto a un pubblico giovane. Una lettura simile può infatti suggerire un percorso alternativo, innovativo, divertente per accostarsi a un autore come Dante Alighieri e magari maturare un rinnovato interesse per la sua Opera.









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