lunedì 14 maggio 2012

Intervista a Flavio Graser


Benvenuto Flavio e grazie per aver accettato il nostro invito.

Per cominciare, come ti presenteresti ai nostri lettori?
Che domanda insidiosa, potrei dire tutto o niente!

Mi chiamo Flavio Graser, ho 36 anni, abito in provincia di Vicenza e i casi della vita mi hanno portato a lavorare nell’Information Technology nonostante la mia laurea in Fisica. Fin da piccolo ho la passione per la scrittura (ma ne parliamo nella prossima domanda), racconti fino a qualche anno fa e poi romanzi. Il primo è stato una sorta di esperimento, perché non ero sicuro di riuscire a completare un’opera di così ampio respiro, ma visti gli esiti e             considerato che non riesco più a smettere di scrivere, direi che l’avventura ha avuto successo.
Sono al momento ispirato da tre muse, anzi, una musa più due musi (letteralmente) supplementari. La prima è mia moglie, causa prima del mio essere qui a rispondere alle vostre domande - è lei che mi ha convinto a scrivere il romanzo che giaceva dormiente nel   mio hard disk, ed è sempre lei che ne paga lo scotto fungendo da corretrice di bozze, grafica, pubblicitaria e editor in capo - e gli altri, beh, saltellano, rosicchiano, dormono e hanno due luuunghe orecchie alla Bugs Bunny!

Quando hai cominciato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?
Scrivo da quando sono bambino, anche se di quegli anni non è rimasta alcuna traccia se non il ricordo: foreste, notti, case misteriose e protagonisti in balia degli eventi. Noir infantili, forse? Adoravo il rumore dei tasti della vecchia Olivetti M40, adoravo prendere avventure lette sui fumetti o viste di sfuggita alla televisione per rimaneggiarle, per cambiare gli eventi, per aggiungere qualcosa di mio. Ho anche dedicato un post del mio blog ai miei ‘inizi’, lo trovate qui.

Le cronache dei Campi Elisi compongono una saga dark fantasy articolata in ben cinque volumi. Com’è nata l’idea?
In realtà le Cronache sono ben più di questo, perché raccoglieranno tutte le saghe, i racconti e i romanzi autonomi ambientati nei Campi Elisi che scriverò nei prossimi anni. Qualche esempio alla risposta 12 ;)
Veniamo invece alla prima saga, “Sole Nero cui Campi Elisi”! Ho cominciato a pensare a una saga mentre scrivevo il primo romanzo, “Sentieri di Luce, Sentieri d’Ombra”. Era nato come romanzo a sé, ma gli spunti che ci inserivo man mano e l’evoluzione della trama (che non avevo ben chiara dall’inizio) mi hanno suggerito che la figura misteriosa che vive nel deserto algerino, l’Esule, avrebbe potuto fare da raccordo. Attorno a quel pensiero ho costruito l’idea di una saga, cercando però di rendere i singoli volumi autonomi. Non indipendenti, credo sia impossibile, ma comunque autoconclusivi. Ammetto di aver attinto all’esperienza come master di giochi di ruolo, perché dal mio punto di vista il singolo romanzo equivale a un’avventura, e la saga a una campagna.


A partire dal primo volume della saga elabori un’interessante ipotesi sulla natura dei Campi Elisi. Ti va di accennarci qualcosa in merito?
Va detto che la cosmologia dei Campi Elisi non ha assunto una forma definitiva fino al quarto romanzo, ma è altrettanto vero che i semi c’erano già nei primi due.
Sorvolo quindi sul Creatore dei Campi Elisi, sui suoi scopi e sulla presenza dentro il Velo di persone in grado di praticare le arti magiche (nel senso classico del termine, imposizione della volontà sulla realtà attraverso dei rituali).
Quel che rimane è un mondo, i Campi Elisi, in balia di regole e vincoli, un mondo protetto da entità incomprensibili agli esseri umani (i Luminosi e gli Oscuri, che visti i nomi sono ovviamente ispirati a Sephiroth e Qliphoth della Kabbalah ebraica) e regolato da un ciclo di vita, morte e reincarnazione, il cui scopo è il mantenimento dello status quo e non una qualche forma di crescita spirituale (come nel Buddismo). Oltre il Velo, il confine fisico e metafico che ci separa dal resto del Cosmo, esistono altri Mondi, alcuni legati ai Campi Elisi in senso più ‘largo’ (come il Tartaro e la Necropoli degli Eroi), e un’infinità di altri che sono stati, fino a questo momento, appena menzionati.
C’è poi il Mondo dei Sogni, un oceano contenuto in ciascuno di noi ma al tempo stesso al di fuori di noi (paradosso che ho sempre trovato affascinante), una sorta di inconscio onirico collettivo che ci fornisce la materia prima con cui creiamo i sogni ma a cui lasciamo ricordi, esperienze, desideri e speranze.
Comunque ripeto, è ancora tutto vago (perché ho sviluppato la cosmologia man man che ne avevo bisogno). Seguitemi fino al quarto romanzo e ne vedrete delle belle!

“Il mondo è un circo, falso ma protettivo”, così si legge nella quarta di copertina de I Figli di Erebo. Pensi che una simile affermazione possa rispecchiare la nostra realtà attuale? In che modo?
Molti anni fa, almeno una quindicina, sono incappato in un sito curioso: una decina di pagine statiche concatenate in successione, senza musica ma arricchite da immagini bizzarre e inquietanti. L’inizio faceva così: “Reality: the lie you believe”. Il resto era un connubio delirante che andava dalla schiavitù moderna alla definizione di normalità o pazzia.
Viene tutto dall’aver letto quel sito?
Forse, ma una cosa è certa: accettare acriticamente quanto ci viene messo di fronte agli occhi dai media, dalle convenzioni, dai memi o dalle pressioni sociali è comodo (perché ci sono altri che pensano al posto tuo) e non è vivere, non per davvero.
Da lì a immaginare il mondo come un immenso circo, un tendone pieno di gente, chiassoso, luminoso e caldo... beh, il salto è breve, no?
Uscire fuori, tra le gabbie, le viuzze strette, tra le tende degli indovini è un modo come un altro per invitare a pensare fuori dagli schemi e a rompere i costrutti mentali che ci facilitano il pensiero ma che ci irrigidiscono.
Ovviamente non è altro che la mia opinione, si sa che la verità assoluta non esiste ;-)

I tuoi romanzi sono ricchi di rimandi alla filosofia, alla mitologia e alle religioni esoteriche. Come nasce questa tua passione e quanto è stata importante la documentazione per la stesura della saga?
Mitologia e occultismo sono passioni dell’infanzia, e crescendo non ho fatto altro che affrontarle con un taglio un po’ più serio; se da bambino trovavo affascinanti tutti quei discorsi misteriosi su dei, eroi, fiabe, magia e demoni, ora preferisco ritrovarli nei saggi che leggo o per diletto o per approfondire il prossimo romanzo. Antropologia, religioni o storia, testi di filosofia che magari prendo perché il titolo mi ispira, e anche qui ho degli autori preferiti, tipo Le Goff o Augé.
Aiuta poi avere una moglie archeologa, perché ho approfittato dei suoi testi universitari per approfondire tematiche come la storia delle religioni.
Altro fattore che alimenta questo fuoco sono i romanzi stessi perché, con l’esclusione del primo romanzo, tra l’uno e l’altro trascorro non meno di due mesi a cercare libri e a documentarmi.
Per “I Figli di Erebo”, ad esempio, ho letto un saggio sui mitrei, “La follia nell’età classica” di Foucalt, un saggio sulla follia all’epoca degli antichi greci, “Le Baccanti” di Euripide più altri saggi sulle malattie mentali, sulla nascita della coscienza o sull’inconscio collettivo teorizzato da Jung (per il Mondo dei Sogni, che verrà comunque dettagliato meglio nel terzo romanzo della saga).
Mi azzardo quasi a dire che le letture pre-romanzo sono la parte più divertente, perché mi ritrovo sempre con nuovi spunti per il futuro!

A chi consiglieresti la lettura dei tuoi libri e perché?
Il primo romanzo è una commistione di generi, perchè parte come thriller e noir e poi vira verso il fantastico. Viste le tematiche trattate lo consiglierei senz’altro a un pubblico vasto ma adulto, a chi ama il mistero (reale e no), i viaggi (sia fisici che interiori) o a chi vuole vedere la realtà con un occhio diverso.
Dal secondo in poi, invece, la saga assume dei decisi connotati dark fantasy, lontana dai mondi dell’high fantasy (come quelli creati da Tolkien) ma anche dai toni fiabeschi e adolescienziali di Harry Potter, il tutto condito con un pizzico di horror.
La saga va via via crescendo nella sua epicità, fino ad arrivare al climax finale del quinto romanzo, di pari passo con lo svelarsi dello scopo e soprattutto del destino dei Campi Elisi.   Durante il percorso crescono i personaggi ma cresce anche la consapevolezza del lettore sulla vera realtà che lo circonda (vedi domanda numero 5).

Per la pubblicazione ti sei rivolto al self- publishing. Perché questa scelta? Hai mai preso in considerazione l’ipotesi di affidarti all’editoria tradizionale o è una strada che hai scartato in partenza?
Il self-publishing è stata la mia reazione a un anno di attesa di un qualche responso da un editore. Ho seguito un percorso tipico, con l’aggiunta di un agente letterario per entrare in contatto con le case editrici che non accettano manoscritti dagli esordienti (no comment, vedere su certi siti che non esiste una sezione di invio romanzi è desolante). Parecchie decine di editori, il manoscritto del primo romanzo inviato… e tanti ‘no’ senza nessuna spiegazione a corredo. Risultato: a ottobre dell’anno scorso ho deciso di provare per conto mio, di autopubblicarmi e di puntare sull’ebook come piattaforma principale e sui social network come cassa di risonanza. Insomma, al mio lavoro diurno ho aggiunto un secondo lavoro serale! Faticoso, in poche parole, ma mi pare che si comincino a vedere i primi frutti. Io intanto vado avanti con i romanzi e cerco di essere fiducioso ;)

Editing, promozione, distribuzione, nel caso del self-publishing sono servizi di cui deve farsi carico l’autore in prima persona. Tu come ti sei organizzato in tal senso?
Ho letto un po’ di libri sull’argomento, tanto per cominciare (vedi domanda seguente)!
Ma torniamo seri, direi che possiamo distinguere l’editing dal resto delle attività.
Per il primo romanzo mi sono affidato a un editor, ma visto che l’esperienza mi ha lasciato quantomeno perplesso, dal secondo in poi sto provando a fare tutto in casa: manoscritto distribuito a un gruppo di amici e parenti che lo leggono alla ricerca di refusi, ripetizioni e via dicendo. C’è poi il ruolo fondamentale di mia moglie, autrice delle copertine e nominata esperta di impaginazione e conversione in ePub. Sono conscio che dovrei affidare l’editing a qualcuno che lo faccia di lavoro, ma vista la pessima esperienza e visto che sul web trovo decine e decine di singoli/aziende che da un giorno all’altro si nominano editor di professione, per il momento mi accontento delle segnalazioni dei miei ‘assistenti’ e dei consigli raggranellati sempre dalla rete.
Per la promozione e la distribuzione, invece, ho realizzato un sito web per presentare quello che scrivo e per inserire contenuti aggiuntivi, come il ‘fictional blog’, non trovo termine migliore, attraverso cui completo i romanzi mediante post settimanali scritti dal punto di vista dei personaggi. Per il primo romanzo, ad esempio, mi sono dedicato a Christine nei momenti immediatamente successivi alla sua amnesia, mentre nel secondo sto raccontando le vicende di Hiram Kehr nella New York City degli anni ’60. Al sito ho connesso poi una pagina Facebook (ancora piccolina, ma in realtà è nata più che altro per propagare su quel social network novità del sito e nuovi post).
Capitolo a parte quello delle recensioni, e con l’esclusione di alcune brutte sorprese (ho inviato la copia ma della recensione nessuna traccia, sorvoliamo sui nomi dei siti), lo trovo un buon modo per farsi conoscere.
Ho cercato poi di creare un contatto con i lettori, che sia via mail o tramite Facebook, soprattutto per ricevere consigli e suggerimenti (che sono sempre ben graditi per un esordiente).
Last but not least, promozioni e iniziative per farmi pubblicità e far conoscere le mie opere: booktrailer su Youtube, estratti dei romanzi scaricabili gratuitamente, un paywithatweet del primo romanzo e anche uno del secondo il giorno della sua uscita. Ora sto valutando un altro paio di opzioni, The Incipit e un racconto legato al secondo romanzo da distribuire solo a chi si iscriverà alla lista di distribuzione del sito.
Tutto da manuale, insomma. Avevo anche pensato di avvalermi di servizi di web marketing, ma essere autopubblicato pare precluda questo tipo di canale (almeno fino a questo momento è stato così).

Nella tua biografia ti definisci un lettore compulsivo. Quanto è importante per te leggere e quali sono gli autori che maggiormente ti hanno ispirato?
‘Compulsivo’ è un modo elegante per rimpiazzare l’aggettivo ‘malato’, almeno così direbbe la mia dolce metà. Leggere è una parte fondamentale della mia vita, si può dire che non aspettassi altro che imparare a farlo per iniziare a divorare libri e libri!
Non so quanto questo mio atteggiamento per la lettura abbia influito sulla mia passione per lo scrivere, ma credo che l’una alimenti sicuramente l’altra.
Gli autori che mi hanno ispirato… beh, sicuramente le opere di Stephen King (la saga della Torre Nera, in alcuni parti rasenta la genialità), di Neil Gaiman (Sandman incluso) e di Clive Barker (di cui adoro l’horror molto carnale e fisico) hanno modellato il tipo di storie che creo e scrivo. Subito dietro, però, ci sono tutti gli autori di fantasy ‘classico’, i costruttori di mondi fantastici eppure realistici, come Tolkien e Jordan, e alle spalle di questi cinque titani viene una innumerevole schiera di altri scrittori, i toni cupi di Valerio Evangelisti, il fantasy medievaleggiante di Katharine Kerr, le ambientazioni dei gialli di Fred Vargas…
Ok, ok, mi fermo, basta! :D

Sei anche un appassionato di giochi di ruolo. Il gioco ha influito o alimentato in qualche modo la tua passione per la scrittura?
L’ha alimentata, eccome! Potremmo anzi dire che per la decina d’anni circa durante i quali ho giocato di ruolo (come master, soprattutto) è servita a incanalare e a sviluppare la pulsione creativa, perché quando si gioca più volte alla settimana i supplementi ufficiali (con relative avventure) finiscono subito, e un buon master deve imparare a scriversele da solo le avventure. C’è poi il discorso del mood perché, vuoi per le mie preferenze libresche (fantasy di tutti i tipi e horror), vuoi per i casi della vita, finivo sempre per fare il master di giochi di ruolo cupi e apocalittici (il World of Darkness della White Wolf, Gemini, Call of Cthulhu, Kult, Nobilis). Molti dei libri che ho letto in quegli anni per documentarmi hanno senz’altro influenzato i contenuti dei miei romanzi, e soprattutto il modo di presentarli.

Progetti per il futuro?
Ho quasi terminato il quinto romanzo della saga, “Tra le spire di Ananké e Chronos”, ed entro giugno dovrei apporvi la parola fine. Seguiranno i due mesi accademici di riposo, letture selvagge, documentazione e preparazione schemi per quello che verrà, e non sarà poco (più scrivo più mi vengono idee, e per il momento il blocco dello scrittore che King menziona spesso nei suoi romanzi mi è del tutto ignoto):
Un libricino dedicato ai conigli – a casa ne abbiamo due - ispirato a dei post comici di “vita lapina” che sto scrivendo da qualche settimana sul mio blog e che ho pensato di espandere e pubblicare per dare i proventi in beneficenza (alla “Voce dei Conigli”, l’associazione da cui abbiamo adottato Dada, l’ultima arrivata)
Un thriller ambientato nei Campi Elisi che racconterà le vicende di un certo pugnale, quello che i nostri eroi recuperano ne “I Figli di Erebo”
Un romanzo (breve) sulla misteriosa bambina che aiuta i nostri eroi nel primo romanzo della saga
Una raccolta di racconti, molti dei quali hanno visto in azione per la prima volta alcuni dei miei personaggi
Dulcis in fondo, una seconda e una terza saga germinate dalle tematiche che ho sviluppato durante la prima, soprattutto dal terzo romanzo in poi. Insomma, ne avrò per qualche anno minimo prima di dover pensare a cosa scrivere di nuovo ;) 
Non ho poi rinunciato del tutto all’idea di trovare una casa editrice e, visto e considerato che   a settembre mi trasferirò nel Regno Unito, sto pensando di far tradurre il primo romanzo di in inglese e di cercare ‘fortuna’ lì.

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