giovedì 4 dicembre 2014

Recensione: Cielo e Ferro. Il futuro è cambiato

Titolo: Cielo e Ferro. Il futuro è cambiato
Autori: Italo Bonera, Paolo Frusca
Editore: La Ponga
Pagine: 106
Prezzo: 7,90 euro

Descrizione:
Il futuro non è un bel posto. Desolazione, violenza, fanatismo. L’uomo massacra, sottomette, opprime il proprio simile e il mondo è un luogo che oscilla tra la celebrazione del più spietato interesse economico e il più bilioso e letale dei fondamentalismi. Da una parte, l’entità plutocratica nota come il Coordinamento delle Libere Città. Dall’altra, il movimento mistico di massa che fa capo al misterioso Avraham, colui che ha saputo raccogliere attorno a sé gli adepti di ogni movimento integralista, aggregati in una sola entità ben più terribile della somma delle sue parti. In mezzo, i protagonisti di Cielo e Ferro, personaggi pronti a tutto pur di perseguire il proprio interesse da una parte o dall’altra di una barricata che più che mai sembra dividere due parti in gioco che a malapena si distinguono, al punto da sembrare le classiche due facce della stessa medaglia. Italo Bonera e Paolo Frusca tornano in libreria dopo due prove letterarie notevoli come l’ucronico PhoxGen! (Millemondi Urania) e il lavoro solista di Bonera Io non sono come Voi (Gargoyle Books), con la raccolta di racconti Cielo e Ferro, le cui short stories compongono un unico, distopico affresco su un futuro fin troppo somiglia al nostro presente.

Gli autori:
Italo Bonera è nato a Brescia nel 1962, dove vive e lavora. Nel tempo libero si occupa di narrativa, soprattutto come lettore, e di fotografia.
Nel 2004 con “American dream” ha vinto il premio Frederic Brown per racconti brevi, indetto da Delos Book. Il suo romanzo “Io non sono come voi” (un thriller ambientato nel prossimo futuro), finalista - con altro titolo - al premio Urania assegnato nel 2012, è pubblicato dall’editore Gargoyle.

Paolo Frusca, nato a Brescia nel 1963, vive in esilio da molti anni a Vienna, dove svolge un lavoro che nulla ha a che vedere con lo scrivere. Coltiva la passione per la Storia, per la musica Classica e per il Brescia (inteso come squadra di calcio) e porta sovente i due numerosissimi figli al parco giochi.
Il romanzo, “L’Archivista”, distopia a sfondo religioso, arriva in finale al premio Urania 2010.
 
La recensione di Miriam:
 
Nove racconti che si susseguono come fossero altrettante pennellate di un unico affresco distopico. È così che Cielo e Ferro si propone al lettore proiettandolo in un ipotetico futuro livido e asfittico al pari di una gabbia, un futuro da cui verrebbe voglia di scappare, ma che non consente vie di uscita. Ciascun racconto ci mostra un personaggio, una situazione, uno scorcio a sé stante, riconducibile però a uno scenario comune che rappresenta il leitmotiv dell’intera raccolta.
Il mondo martoriato dai vecchi conflitti e dalle  epidemie si è trasformato in un luogo inospitale, quasi desertico e dal cielo plumbeo. Tuttavia la guerra non è ancora finita, giacché è in atto lo scontro tra il Coordinamento delle Libere Città e la Nazione di Avraham. Quest’ultimo è il nome che alimenta il sogno di una società ideale. Avraham  è il nuovo profeta, l’ispiratore di un culto che ha l’ambizione di unificare le religioni monoteiste in un unico credo… o un millantatore chissà…
Le pedine che si muovono su questo tetro terreno di gioco sono, di volta in volta, reporter, agenti in missione, esponenti del braccio armato della giustizia o condannati. Ciascuno di loro  protagonista di un episodio che, nella sua unicità, ci aiuta appunto a comprendere e familiarizzare con il contesto.
Alternando testi scritti singolarmente ad altri redatti a quattro mani, Italo Bonera e Paolo Frusca rivelano una perfetta armonia di stile e contenuti nella quale risulta impossibile percepire i cambi di staffetta. Ci raccontano così la storia di un movimento di massa che ingloba in sé tutti i fondamentalismi del mondo. Se il fanatismo religioso fa paura, in quanto da sempre foraggia la macchina bellica e fomenta orrori inenarrabili, qui diviene incubo allo stato puro perché spinto al parossismo.
Nel modello distopico concepito dai due autori, il totalitarismo non passa direttamente attraverso le maglie della politica, ma si veste di abiti mistici divenendo culto, un culto che non ammette mezze misure e che si propone di spazzare qualsiasi forma di eresia, nella convinzione che solo ripulendo il pianeta dagli infedeli si potrà garantire all’umanità un domani radioso.
Archiviare i miscredenti, esibire le estreme conseguenze a cui si va incontro contravvenendo ai dettami di Avraham sono solo alcune delle procedure messe in atto dal nuovo sistema, pratiche e convinzioni terrificanti che, racconto dopo racconto, assumono contorni sempre più chiari ai nostri occhi, insieme all’idea di una macchinazione di fondo, o di un grande bluff se preferite, poiché a più riprese si affaccia fra le righe il sospetto di una strumentalizzazione – emblematico in tal senso L’Unificatore in cui un reporter ha l’opportunità di incontrare il profeta in persona, in un faccia a faccia più che illuminante.
Le atmosfere fantascientifiche si fondono con quelle noir regalandoci, a tratti,  suggestioni in odore di spy story, in un crescendo che trasmette angoscia, dacché quella paventata è appunto una prigione mentale dalla quale sembra impossibile uscire. Non ci sono, infatti,  catene a limitare la libertà dell’individuo, bensì condizionamenti di tipo ideologico  in grado di insinuarsi nella mente e mettere radici senza che la vittima designata possa rendersene conto.
Benché le fazioni in lizza siano nettamente contrapposte e ciascuna ritiene di rappresentare il Bene, è impossibile stabilire davvero dove esso si collochi esattamente, sicché schierarsi in una guerra simile diventa davvero difficile.
Una lettura destabilizzante e avvincente, intriga offrendo al tempo stesso anche molti spunti su cui riflettere.





 

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