sabato 13 dicembre 2014

Blogtour di "Innocence" di Vibeke Elske, ultima tappa!



Ciao a tutti,
si conclude oggi il Blogtour dedicato al romanzo Innocence di Vibeke Elske.
In quest'ultima tappa vi offriremo un piccolo assaggio del romanzo condividendo un estratto.
Ma prima di farvi leggere il brano, vi ripresentiamo brevemente il libro.


Titolo: Innocence 
Saga: Century Child #1 
Autrice: Vibeke Elske 
Editore:Self Publishing
Pagine: 552 
Prezzo: 0,98
  


Descrizione:

C’erano cinque statue disposte a semicerchio dietro al cratere. Avevano sembianze umane, scolpite in una pietra candida dai pallidi riflessi opalescenti. Sui piedistalli di marmo nero, in bassorilievo, i loro nomi laminati in argento: Innocentia, Tentatio, Peccatum, Expiatio, Redemptio.
Regan si soffermò a scrutarle una per una, senza osare avvicinarsi, intimidita dall’atmosfera sacrale che sentiva incombere attorno a sè.
Innocenza era una bambina dal viso tondo e paffuto che guardava verso una volta celeste immaginaria con occhi sgranati e colmi di genuino stupore. Stringeva tra le mani un mazzetto disordinato di fiori di campo, i piccoli piedi nudi che poggiavano delicatamente su un soffice cuscino d’erba. Al suo fianco, Tentazione era incarnata da un ragazzo dai folti riccioli che guardava con avidità alla propria sinistra, la bocca dischiusa in una piega vagamente sensuale, il ginocchio sinistro proteso di lato in uno slancio smanioso, frenato però dalla catena che gli imprigionava la caviglia destra al terreno. Seguendo il suo sguardo si incontrava la terza scultura.
Peccato rappresentava due giovani amanti colti in un gesto di intimità: lei completamente abbandonata tra le braccia possenti di lui, la testa riversa all’indietro in uno stato di inconfondibile estasi. Spostandosi appena più in là, tuttavia, la prospettiva mutava completamente: la mano di lui reggeva un pugnale affondato tra le scapole di lei, lunghi rivoli di sangue rubino che le colavano sulla pelle, impregnando il tessuto sottile della veste abilmente scolpita. Amore e Morte, nella loro rappresentazione più tragica.
Alla loro sinistra, Espiazione – un uomo emaciato coperto da cenci laceri, inginocchiato su sassi appuntiti – li fissava con sguardo tormentato, le mani ossute convulsamente strette al petto, dilaniato da profonde ferite. I suoi occhi scavati e sgomenti riflettevano una sofferenza angosciante.
A chiudere il semicerchio, infine, bellissima e maestosa, Redenzione si ergeva nelle morbide forme di una donna che spalancava le braccia verso il cielo, due splendide ali angeliche spiegate alla sue spalle. Il suo viso, esattamente come quello di Innocenza, era rivolto verso l’alto, chiusi gli occhi, e portava impressa un’espressione di pace assoluta.
Regan restò a lungo a studiarle, rapita dal realismo dei loro volti, dalla drammaticità dei loro gesti. C’era qualcosa di vivo e inquietante che pulsava sotto ai loro gusci di pietra.
Involontariamente, il suo sguardo continuava a tornare a Tentazione ed Espiazione, dall’una all’altra, simili ed opposte. Entrambe si volgevano verso Peccato, entrambe dipinte di un’emozione esasperata, entrambe consumate dal loro stesso anelare.
Fu con sorprendente stupore che, nell’arretrare incurantemente di un passo, Regan realizzò una cosa che la fece sentire strana.

Tentazione guarda Peccato e vede l’Amore. Espiazione guarda Peccato e vede la Morte.

Estratto:

Appena Regan giunse a scostare il pesante drappo rosso che faceva da divisorio con la stanza successiva, qualcosa si agitò dentro di lei. Era un’irrequietudine atavica, che aveva strisciato sulla sua pelle quando un alito di aria si era insinuato in quella piccola fessura che si apprestava a spalancare del tutto, quasi venendole incontro ad avvertirla che là dove stava andando non era un posto come tutti gli altri. Oltre il vello percepiva due presenze contrastanti: fuoco, ozioso e pacifico, che bruciava l’aria senza pretendere altro, e poi acqua. Silenziosa, immota acqua che giaceva segregata da qualche parte molto al di sotto del pavimento di pietra levigata su cui lei camminava, aspettando. Cosa, non era dato saperlo. Una cosa sola era certa: non era la via per uscire.
– Puoi entrare, se lo desideri. Non ci sono mostri feroci pronti ad aggredirti, dall’altra parte – le disse Shin alle sue spalle.
Non se lo fece ripetere due volte. Oltrepassò il drappo senza esitazioni e si ritrovò un un’ampia sala circolare dal soffitto in roccia grezza. Proprio davanti a lei aveva inizio un lungo tappeto rosso che si dipanava in linea retta fino al capo opposto della camera, terminando di fronte a un altare inondato di luce dorata. Era occupato quasi interamente da un cratere che si apriva nel pavimento, scavato grossolanamente nella nuda roccia. Candele sparse ovunque, di ogni forma e dimensione, ardevano silenziose di una luce laconica che gettava ombre dai contorni sfumati sullo spazio circostante.
Affascinata, Regan si avvicinò. Le sembrava di essere una sacrilega a farsi avanti in quel luogo nelle condizioni in cui era: sporca, insanguinata, i vestiti ridotti a brandelli, eppure l’alito di vento che la aveva incontrata prima di entrare tornò ad accoglierla, soffiandole lieve sul viso. Le fiammelle delle candele danzarono nelle loro culle di cera. Era aria fresca, ed era impossibile dire da dove arrivasse, lì sottoterra.
Shin era appena entrato dietro di lei, con Calien per mano, ma lei non ci fece caso.
C’erano cinque statue disposte a semicerchio dietro del cratere. Avevano sembianze umane, scolpite in una pietra candida dai pallidi riflessi opalescenti. Sui piedistalli di marmo nero, in bassorilievo, i loro nomi laminati in argento: Innocentia, Tentatio, Peccatum, Expiatio, Redemptio
Regan si soffermò a scrutarle una per una, senza osare avvicinarsi, intimidita dall’atmosfera sacrale sentiva incombere attorno a sé.
Innocenza era una bambina dal viso tondo e paffuto che guardava verso una volta celeste immaginaria con occhi sgranati e colmi di genuino stupore. Stringeva tra le mani un mazzetto disordinato di fiori di campo, i piccoli piedi nudi che poggiavano delicatamente su un soffice cuscino d’erba. Al suo fianco, Tentazione era incarnata da un ragazzo dai folti riccioli che guardava con avidità alla propria sinistra, la bocca dischiusa in una piega vagamente sensuale, il ginocchio sinistro proteso di lato in uno slancio smanioso, frenato però dalla catena che gli imprigionava la caviglia destra al terreno. Seguendo il suo sguardo si incontrava la terza scultura.
Peccato rappresentava due giovani amanti colti in un gesto di intimità: lei completamente abbandonata tra le braccia possenti di lui, la testa riversa all’indietro in uno stato di inconfondibile estasi. Spostandosi appena più in là, tuttavia, la prospettiva mutava completamente: la mano di lui reggeva un pugnale affondato tra le scapole di lei, lunghi rivoli di sangue rubino che le colavano sulla pelle, impregnando il tessuto sottile della veste abilmente scolpita. Amore e Morte, nella loro rappresentazione più tragica.
Alla loro sinistra, Espiazione – un uomo emaciato coperto da cenci laceri, inginocchiato su sassi appuntiti  – li fissava con sguardo tormentato, le mani ossute convulsamente strette al petto, dilaniato da profonde ferite. I suoi occhi scavati e sgomenti riflettevano una sofferenza angosciante.
A chiudere il semicerchio, infine, bellissima e maestosa, Redenzione si ergeva nelle morbide forme di una donna che spalancava le braccia verso il cielo, due splendide ali angeliche spiegate alla sue spalle. Il suo viso, esattamente come quello di Innocenza, era rivolto verso l’alto, chiusi gli occhi, e portava impressa un’espressione di pace assoluta.
Regan restò a lungo a studiarle, rapita dal realismo dei loro volti, dalla drammaticità dei loro gesti. C’era qualcosa di vivo e inquietante che pulsava sotto ai loro gusci di pietra.
Involontariamente, il suo sguardo continuava a tornare a Tentazione ed Espiazione, dall’una all’altra, simili ed opposte. Entrambe si volgevano verso Peccato, entrambe dipinte di un’emozione esasperata, entrambe consumate dal loro stesso anelare.
Fu con sorprendente stupore che, nell’arretrare incurantemente di un passo, Regan realizzò una cosa che la fece sentire strana. 
Tentazione guarda Peccato e vede l’Amore. Espiazione guarda Peccato e vede la Morte.


 



 



2 commenti:

  1. Wow. Avevo già trovato la parte finale di questo estratto e devo dire che è bellissimo. La constatazione su ciò che vedono le statue mi lascia una sensazione di aspettativa incredibile.
    E poi mi piace la fantasia che ha avuto l'autrice nel crearle e descriverle. Soprattutto quella di Peccato, con la doppia immagine di Amore e Morte.
    Davvero complimenti.

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  2. come al solito io e coffebook non andiamo d'accordo e la tappa precedente non l'ho trovata, ma passo a commentare questa, l'estratto è incantevole e non riesco a spiegarmi come questa autrice riesca a darti la sensazione di vivere in questo mondo fantastico non vedo l'ora di leggere il libro.
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