mercoledì 31 luglio 2013

Recensione: Codex Gilgamesh

Titolo: Codex Gilgamesh
Autore: Umberto Ceretoli
Editore: Dunwich Edizioni 
Dati: 2013, 349 p., brossura
Prezzo di copertina: 9, 90 euro

Descrzione: 
Uruk, 1890. Eudora, Cacciatrice di Sua Maestà la Regina Vittoria, è incaricata di catturare il barone Victor von Frankenstein, accusato di furti e necrofilia e fuggito da Londra su una nave volante progettata da Leonardo da Vinci. Eudora ha una sola certezza: il dottore vuole riportare in vita l'Esercito degli Immortali di Gilgamesh e lei è l'unica che può fermarlo. 

L'autore:  


Uberto Ceretoli è laureato in Scienze Politiche all’Università Cattolica di Milano e vive e lavora a Parma in un’azienda informatica. È nato il 17 giugno del 1975 e fin dai primi anni delle superiori si è dedicato alla scrittura; appassionato di arte della guerra e di storia medioevale è autore di diversi racconti e romanzi a tema fantastico.
Il suo primo scritto ufficiale è un articolo di ingegneria costituzionale pubblicato il 15 luglio 1998 sul quotidiano “La Gazzetta di Parma” e dal titolo “Una nuova classe politica non un nuovo sistema elettorale”.
Il suo primo romanzo è un’opera scritta a quattro mani con Marco Bonati dal titolo Uomini in bilico (2006). Seguono tre racconti momentisti contenuti nella raccolta “L’Italia del pallone” (LeConte, 2007), il romanzo fantasy Il Sigillo del Vento (Asengard, 2007), il racconto fantasy Il serpente piumato (Runde Taarn, 2008), il romanzo fantasy Il Sigillo della Terra (Asengard, 2009), il racconto fantastico La magia degli abitatori del prima (rivista digitale Altrisogni, numero 5, 2012), La favola degli anolini di Isabetta, racconto fantastico contenuto nella raccolta “Sua maestà l’anolino” (Battei, 2012), il terzo e ultimo capitolo della saga fantasy, Il Sigillo del Fuoco (YouCanPrint, 2012) e il racconto fantastico Chaung Tzu e la farfalla nella raccolta “Le Realtà In Gioco – Storie Straordinarie per Vite Ordinarie” (Edizioni Multiplayer.it, ). Sono in uscita il racconto horror dai toni steam-fantasy Il krake di Cala na kreige, contenuto nella raccolta “Horror Storytelling” (Watson) e il romanzo horror London Blooding (Tribuks).

La recensione di Sara: 

Victor von Frankenstein se ne va in giro su una nave costruita da Leonardo da Vinci in compagnia del suddetto, dello psicopatico Jumpin’ Jack e della sua compagna Cleopatra.
L’assurda combriccola sta seguendo un percorso ben preciso, entra di notte nei cimiteri, profana tombe e si porta via cadaveri. Jumpin’ Jack nel frattempo “svuota” donne incinte.
Quando il prof. Ridgeway, archeologo pronto a partire per una spedizione a Uruk, scompare nel nulla insieme al cadavere della sua amata consorte, il suo collega Loftus decide di chiedere aiuto. La Cacciatrice Eudora, incaricata di ritrovare il professore, stenta a credere alle teorie di Loftus: l’uomo è convinto che a rapire Ridgeway sia stato proprio von Frankenstein ma, Eudora ne è certa, l’ha visto morire con i suoi occhi, non può essere tornato. 
Quando i due si ritroveranno faccia a faccia gli interrogativi si moltiplicheranno. Perché herr doctor rapisce cadaveri? Perché ha bisogno di un archeologo pronto per una spedizione con i suoi studenti? Cosa se ne fa del liquido amniotico che preleva dalle sue gravide vittime? 
Per scoprirlo non resta che preparare lo zaino e inseguire i nostri strampalati amici… o nemici? 
Scegliere da che parte stare è davvero difficile, se dalla trama vi potrà sembrare palese che i “cattivi” siano Victor e i suoi, leggendo le prime pagine sarete di tutt’altra opinione. 
Entrare nella storia creerà qualche problema di schieramento. A un certo punto i dubbi su chi siano i buoni e chi i cattivi assalgono il lettore. Il dubbio peggiore divora dall’interno, c’è un punto della storia in cui mi sono seriamente chiesta se la cattiva non fossi Io. 
Jumpin’ Jack è uno psicopatico, due personalità non troppo diverse tra loro convivono, lasciandosi il palcoscenico a vicenda a seconda delle necessità. JJ è un maniaco, prima di essere riportato in vita insieme a Leonardo e Cleopatra da herr doctor, come lo chiama lui, Victor von Frankenstein, passava le sue notti alla ricerca di giovani donne da importunare e seviziare. 
Nonostante il suo oscuro e macabro passato è difficile provare odio nei suoi confronti, Jumpin’ Jack è uno dei personaggi più interessanti e per i quali si prova non poca simpatia e, a tratti, comprensione. 
Tutto il contrario di ciò che a un primo impatto risulta Eudora. Quella che dovrebbe essere la buona della situazione appare come una donna spocchiosa e fin troppo piena di sé. 
Per quel che mi riguarda, criminali o no, i cattivi mi garbano molto di più! 
Codex Gilgamesh è un romanzo brillante, originale, carico di suspanse, colpi di scena e riferimenti storici del quale è praticamente impossibile non innamorarsi. 
Per chi ama il lato carico di mistero e magia dell’archeologia, quello di Uberto Ceretoli, è senz’altro il libro perfetto. 
Con uno stile raffinato e divertente, crudo e diretto, l’autore ci trasporta in un mondo dalle atmosfere steam-punk accattivanti e affascinanti. 
Non manca nulla, in questo romanzo ce n’è per tutti i gusti. Una volta aperto ci vorrà poco per arrivare all’ultima pagina. Un solo soffio di vapore.

martedì 30 luglio 2013

Anteprima: Leodhrae. Il risveglio dell'alchimia di Aurora Filippi

Titolo: Leodhrae. Il risveglio dell'alchimia
Autrice: Aurora Filippi
Editore: Selfpubishing
Pagine: 511
Prezzo cartaceo: 19,90
Prezzo Ebook: 3,07
Acquistabile su Photocity in versione cartacea, o su Amazon per l'eBook.
Disponibile da luglio 2013

Descrizione:

Nelle ricerche per luoghi e tempi diversi, in molti hanno narrato di creature perfette capaci di creare e di distruggere, senza spiegarne esattamente ubicazione e destino.

Nei miei studi ho cercato la risposta e che il mondo eletto sappia che essi altri non sono che gli Angeli dell'Apocalisse, i sette che potranno realizzare la nemesi perfetta dell'attuale vivere scadente.
Essi esistono, ma per essere agenti concreti in quest'esistenza macabra e contorta hanno bisogno di tramiti che non sian macchiati delle nefandezze divine.
L'Alchimia è l'arte eletta per ottenerli, per chiamarli a noi ed avere finalmente fine ed inizio in un istante eterno.”
Nei diari perduti dei primi Alchimisti si narra di queste creature, ma la loro misteriosa presenza riecheggia nei testi sacri di regni ultraterreni. Nessun mortale ne ha memoria, il loro scopo è sconosciuto, la loro origine un contraddirsi di teorie e racconti.
Leggende. Leggende che si fanno minaccia.
L'Alchimia si è risvegliata, gli Dei che un tempo la sigillarono si sono ridestati nel mondo mortale per mantenere fede a una promessa fatta quando quel sigillo fu posto.
Decisi a contrastare l'oscura forza insita nell'Alchimia, raduneranno sotto i loro vessilli quanti decideranno di combattere in nome della Fede e della Magia che governa il mondo e stermineranno quanti decideranno di opporsi, prediligendo le promesse di potere offerte dagli Alchimisti.
Ma è tardi. Qualcosa è andato storto.
Persino un Dio degli Elementi non può opporsi quando è il destino a scegliere. E Destino ha solo iniziato la sua partita...


L'autrice:

Aurora Filippi nasce il 25 Marzo del 1988 in provincia di Firenze. Fin da piccola cresciuta in una casa piena di libri, ama da sempre leggere. La scrittura, però, non era nei suoi progetti. Da piccola ambiva a fare la naturalista, ma in seguito ha optato per dare spazio alla sua innata passione per il disegno. Scopre la scrittura attraverso il gioco di ruolo e ne fa un hobby fisso che occupa sempre più il suo tempo libero. Dopo aver sperimentato concorsi di scrittura, decide di provare a pubblicare un libro, optando per il self publishing.

mercoledì 24 luglio 2013

Recensione: Strigoi... Strigoi

Titolo: Strigoi... Strigoi
Autrice: Anja Zobin
Prefazione: Noa Bonetti
Editore: Iris4 Edizioni
Collana: Arcanum
 Dati: 2013, 112 p., brossura
Prezzo di copertina: 12, 50 euro

Descrizione:
Antica superstizione, grottesca contingenza legata all'ignoranza e al timore sociale, isteria collettiva, radicata misoginia... Varie interpretazioni tentano di spiegare il fenomeno della stregoneria. Un abominio storico che viene facilmente relegato in un passato remoto, lontano dal tenore razionale, tollerante, della vita contemporanea. E se le streghe esistessero ancora? All'interno del dismesso cimitero della cittadina di Burncreek, nel Maryland degli Stati Uniti, sopravvive un antico camposanto del Seicento. E qui viene scoperto il cadavere di Jenny. Sul petto un simbolo marchiato a fuoco presago di empietà. Ecco la densa foschia del mistero invadere il cielo della normalità normalità sotto il quale la società contemporanea vuole proteggere la tranquillità. Ristabilita infine dal detective Mark Connelly.

L'autrice:
Anja Zobin nasce a Trieste nel 1984 e vive a Muggia, ultimo comune italiano al confine con la Slovenia. Laureata in Scienze dei Beni Culturali con indirizzo archeologico
partecipa all’importante campagna di scavo che porta alla luce il complesso residenziale di Aquileia di età tardo imperiale. Appassionata di esoterismo, romanzi gialli e moda si dividetra scrittura e creazione di modelli sartoriali.


La recensione di Sara:
Il corpo di Jenny, la figlia del sindaco, viene ritrovato privo di vita nel cimitero di Burnkreek. Il cadavere giace con il volto sul terreno tra cinque tombe del ‘600, ha braccia e gambe aperte e nessun apparente segno di violenza. Tutto fa pensare a un gioco riuscito male, eppure il detective Mark Connelly non ne è così sicuro.
Un marchio sul petto della ragazza e le tracce di avvelenamento da digitalis purpurea portano alla luce una nuova pista, quella dell’omicidio rituale.
Il simbolo impresso sul corpo della ragazza è quello che l’Inquisizione imprimeva sul corpo delle “streghe” prima di processarle e metterle al rogo.
Grazie all’aiuto della storica Kate, Connelly scoprirà che le cinque tombe del ‘600 su cui è stata ritrovata la vittima appartengono a cinque giovani donne accusate di stregoneria. Bruncreek mostrerà così la sua vera natura di centro della caccia alle streghe, cittadina di mistero e orrore che, nulla ha da invidiare a Salem.
La trama si infittirà ancor di più quando sullo sfondo compariranno misteriosi alberi genealogici e  inquietanti biglietti scritti dallo Scorbutico, il custode del cimitero, che farneticano di Jenny, le sue amiche e streghe che ritornano…
Un romanzo carico di mistero e storia che appassiona sin dalla prima pagina, Strigoi… Strigoi si lascia leggere tutto d’un fiato.
Anja Zobin ha saputo mescolare gli elementi tipici del thriller con quella giusta dose di mistero e storia, ottenendo la ricetta perfetta per un libro che sa farsi amare.
Originale e interessante per i suoi innumerevoli spunti di riflessione, Strigoi… Strigoi mostra il lato oscuro di una piccola cittadina, apparentemente tranquilla, che nel passato cela la chiave di una crudeltà attuale.
L’autrice è stata abile nel non confondere il lettore, distinguendo bene satanismo, neopaganesimo e semplice miscuglio senza cognizione di causa. Nel romanzo vengono menzionate la Wicca e il neopaganesimo senza ricorrere in banali errori e luoghi comuni ma, piuttosto, rendendo giustizia e descrivendole per quello che davvero sono.
Imparerete molto sulle pratiche dell’Inquisizione nel ‘600, sulla prassi dei processi alle streghe e sulle torture. Quello che troverete in questo libro va oltre le solite storie che ci propinano i documentari e gli altri romanzi sull’argomento, scoprirete molto di più, scoprirete quello che accadeva davvero alle donne accusate di stregoneria.
Per gli appassionati di thriller, mistero e storia questo è sicuramente il romanzo più adatto. Una volta cominciato a leggerlo… brucerete dalla voglia di continuare!




Intervista a Italo Bonera

Italo Bonera è nato a Brescia nel 1962. Nel 2004 con American Dream ha vinto il premio Fredric Brown per racconti brevi indetto da Delos Books. Ha firmato insieme a Paolo Frusca il romanzo di storia alternativa Ph0xGen!, finalista al premio Urania 2006 e pubblicato nel 2010
da Mondadori nel volume Un impero per l’inferno per la collana Urania Millemondi. La storia sta per diventare un graphic novel in uscita nel 2013.
Io non sono come voi si è qualificato tra i cinque finalisti del premio Urania (Mondadori) assegnato nel luglio 2012.





Benvenuto nel nostro salottino letterario. Domanda di rito per iniziare: chi è e perché scrive Italo Bonera?

La mia passione principale è la lettura, ma mi occupo anche di fotografia e sono curioso di tutto ciò che è scienza e cultura. Solo da poco tempo scrivo; non è stata la scoperta di una vocazione, o la spinta di un impulso irrefrenabile: piuttosto devo ringraziare l'insistenza di alcuni amici, che mi hanno sollecitato. Devo dire che scrivere, in effetti, mi risulta più facile che parlare.



Io non sono come voi. Com'è nata l'idea? Ho letto che ti sei ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto, è vero?

Era l'agosto del 2007 quando i giornali parlavano dell'evasione rocambolesca di un ergastolano. A quanto pare si era finto in stato comatoso per un mese, poi approfittando di un trasferimento è fuggito. Mi sono immaginato di essere al suo posto, e di raccontare. Così ho scritto la prima parola, "Vegeto": è l'incipit di "Io non sono come voi". In quel momento non avevo ancora idea di come si sarebbe evoluta la vicenda. Col tempo, immaginando altre situazioni, ho delineato un personaggio, e ho capito che attorno ad esso poteva svilupparsi un romanzo.



Il protagonista del romanzo non ha nome. Nella mia recensione ho suggerito una possibile interpretazione, ma quale il reale motivo della tua scelta?

In verità, all'inizio non trovavo un nome soddisfacente per il protagonista. Poi ho deciso di violare una regola non scritta, lasciandolo così, innominato, come esperimento, per vedere se fosse convincente. Successivamente mi sono reso conto che questa cosa diventava sempre più funzionale a ciò che scrivevo: il protagonista è nessuno, così come potrebbe essere chiunque; lo si può vedere come un disadattato, qualcuno che non si vorrebbe impersonare, ma anche come la vittima che urla innocenza e si ribella al mondo.



Io non sono come voi propone un'interessante commistione di generi. Come nasce questa contaminazione e quanto ti piace sperimentare in campo letterario?

Leggo molta narrativa di genere: noir, fantascienza, gialli. Trovo che narrare situazioni estreme sia un espediente potentissimo per parlare senza vincoli della realtà quotidiana. Di conseguenza, mi viene naturale esplorare il campo dell'immaginario piuttosto che raccontare situazioni ordinarie. In realtà non amo la classificazione dei generi. Ci sono schiere di lettori che si tengono lontano da tutto ciò che è catalogato come fantascienza, perché si aspetta robot, astronavi, mostri spaziali… La fantascienza è tutt'altro, è "meraviglie del possibile". Infatti alcuni grandissimi romanzi di fs, non catalogati nel genere, trovano riscontro di pubblico: penso ad autori come Avoledo, McCarthy, Faber…



La Totaldemocrazia, per molti versi, è una versione esasperata e peggiorata del nostro presente. Pensi possa attenderci davvero qualcosa di simile in un prossimo futuro?

Spero di no. Non sono in grado di fare previsioni. Ho proposto una storia estremizzando tendenze del presente. Forse ho voluto mettere in guardia sulle conseguenze di un certe situazioni.



Il tuo è un romanzo incalzante, ricco di azione ma è anche un testo di denuncia sociale. Molte le tematiche di scottante attualità rintracciabili tra le righe, dall'omertà alla corruzione, dai guasti della macchina giudiziaria all'emigrazione. Ti va di parlarcene?

L'Italia è paese di immigrazione. Mentre scrivevo la mia città era teatro di una forte protesta. Un personaggio ha lo stesso nome di uno dei ragazzi della gru: omaggio simbolico a tutti coloro che lottano in nome di una speranza - qualcosa che nel mondo che descrivo è quasi del tutto assente, tranne che in punto.

Omertà, corruzione e malagiustizia sono, nel mio romanzo, il frutto di comportamenti collettivi di persone mediocri, che hanno perso il senso della socialità, che vivono per i propri piccoli bisogni, e accettano passivamente ogni sopruso quotidiano, anche meschino, come togliere le panchine da una piazza per non favi sedere gli immigrati - come è accaduto nella mia città. La Totaldemocrazia prospera grazie a questo, non alla coercizione: non ci sono carri armati per strada o deportazioni. C'è il diffuso disinteresse per la collettività.


Leggendo Io non sono come voi ho ricordato Il processo di Kafka. I protagonisti delle due opere hanno qualcosa in comune perché in modo simile comincia la loro disavventura, anche se poi le due storie si evolvono in maniera radicalmente diversa (se non addirittura diametralmente opposta). Ti riconosci in questa analogia?

Kafka è uno degli scrittori che più amo, letto più volte, quindi è naturale che abbia avuto influenza sulla mia scrittura.

Detto questo, il tratto principale del Potere descritto nel Processo è l'impossibilità di comprenderlo; la Totaldemocrazia è un’altra cosa, è la mediocrità fatta sistema.



Il protagonista del romanzo è fondamentalmente un uomo solo contro tutti. Da un certo punto in poi però potrà contare su qualcuno e in un contesto tanto crudo riuscirà a infiltrarsi anche il sentimento dell'amicizia. Senza fare spoiler, puoi anticiparci qualcosa sul legame tra il protagonista e Markus?

I rapporti umani autentici, il senso di amicizia, di fratellanza, sono ciò che salva il protagonista dall'autodistruzione. È un punto centrale del romanzo. Gli individui mediocri che alimentano la Totaldemocrazia sono legati tra di loro da relazioni di convenienza o di sopraffazione. Il protagonista incontra, nel suo percorso solitario, persone diverse che gli sono spontaneamente amiche, per senso di condivisione, per inevitabilità, con le quali instaura un rapporto autentico e viscerale, di fedeltà sostanziale e indiscussa, un sentimento che porta anche al sacrificio di sé per disponibilità verso il fratello. È un  legame potente, quello tra persone che condividono un vissuto particolare e una visione del mondo "altra".



A chi consiglieresti la lettura del tuo romanzo e perché?

Posso dire che mi fa molto piacere sentire commenti positivi da parte di lettori che normalmente non frequentano la narrativa di genere.



Per ben due volte sei stato finalista al Premio Urania - l'ultima proprio con Io non sono come voi. Cosa ha significato per te raggiungere un simile traguardo?

È stata una grande soddisfazione, soprattutto con il secondo, che sento più mio. Ho iniziato a leggere narrativa proprio con Urania, quando era curata da Fruttero e Lucentini. È una collana che ha un significato speciale, è leggenda. Quando alla alla fine degli anni settanta compravo quei titoli alla bancarella dell'usato non mi sarei aspettato di pubblicare un romanzo.                                      



Ti propongo un gioco, che ho già proposto anche ad altri autori, prendendo spunto dall'opera di un grande autore di fantascienza, "Fahrenheit 451". Nel suo romanzo Bradbury ci racconta di una società futura nella quale i libri sono stati messi al bando. Un gruppo di ribelli decide di far sopravvivere i libri più importanti per l'umanità. Ciascuno di loro ne impara uno a memoria trasformandosi in un "uomo-libro". Se toccasse a te, che "uomo-libro" sceglieresti di essere?

Sarebbero tanti! In questo momento mi viene in mente "L'animale morente" di Philip Roth.



Progetti e sogni per il futuro?

Per ora spero che “Io non sono come voi” sia ben accolto. Se dovesse funzionare, continuerò a scrivere. Ho in mente una storia ambientata non più nel futuro, o in un mondo alternativo, ma nel passato recente.

E per saperne di più...

Leggi la recensione di Io non sono come voi




martedì 23 luglio 2013

Recensione: Nell'angolo più buio

Titolo: Nell'angolo più buio 
Autrice: Elisabeth Haynes 
Traduzione dall’inglese di Chiara Brovelli 
Editore: Giano 
Collana: I libri della civetta 
Pagine: 448 
Prezzo: 12,00 euro
Descrizione: 
Catherine è una ragazza che ha sempre vissuto irresponsabilmente la sua giovinezza, tra party, alcol e partner occasionali, quando incontra Lee. Sguardo rude ma diretto, prestante d’aspetto e risoluto nei modi, Lee infrange subito il suo cuore.
Il tempo necessario per un romantico corteggiamento e Catherine accetta, senza alcuna esitazione, di andare a vivere con lui.
La scelta si rivela impeccabile nei primi mesi di convivenza: Lee è affettuoso, pieno di premure e attenzioni. Appare stranamente sfuggente soltanto quando viene interrogato sul suo lavoro, ma Catherine, innamorata com’è, non fa attenzione a questa trascurabile reticenza. Poi, gradualmente, attraverso segni appena percettibili, piccole scenate di gelosia, critiche per un’acconciatura o per un abito troppo eccentrico, il clima muta. Lee diventa ombroso, cupo, si assenta misteriosamente per giorni e, infine, in un’escalation drammatica, svela il suo vero volto. Schiaffi, torture psicologiche, botte, insopportabili umiliazioni fisiche, Catherine viene violata nell’intimo, rinchiusa a chiave in una stanza, ridotta a vittima inerme di un carnefice senza pietà.
Probabilmente morirebbe se, in circostanze accidentali, non fosse scoperta nella sua agonia da una vicina di casa, che denuncia Lee e ne determina l’arresto, il processo e la condanna. La violenza psichica è penetrata, però, a fondo nella mente e nell’anima di Catherine. La ragazza cambia ogni giorno strada per tornare a casa, azzera le sue relazioni col mondo esterno, ispeziona ogni ora meticolosamente la sua abitazione, assume comportamenti compulsivi estremi dettati dal fantasma incancellabile del suo carnefice.
Un fantasma che diventa di carne e ossa il giorno in cui una telefonata annuncia che Lee è uscito di galera.

 

L'autrice:
Elizabeth Haynes è analista di intelligence per la polizia. È nata e vive nel Kent con il marito e un figlio. Ha iniziato a dedicarsi alla narrativa nel 2006, grazie al concorso annuale National Novel Writing Month (Nanowrimo) e al corso di scrittura al West Dean College. Nell’angolo più buio è il suo primo romanzo.  


La recensione di Miriam:


Controllare il portone d’ingresso.
Controllare finestre e tende.
Controllare la porta dell’appartamento.
Controllare il cassetto della cucina…
Ripetere!
Un rituale estenuante, un rituale necessario a cui Catherine Bailey non può sottrarsi. Le tocca ogni volta che esce e che rientra a casa. Un loop infernale che le costa ore al punto da costringerla a prepararsi con abbondante anticipo se non vuole arrivare in ritardo al lavoro o a qualsiasi appuntamento. È l’obolo da pagare quotidianamente per tenere a bada gli attacchi di panico, ma non basta. Cathy deve contare i passi, prendere il tè a orari precisi, fare la spesa solo nei giorni pari per evitare che il terrore rompa gli argini.
Vivere così è un incubo eppure è nulla in confronto a quello che è stato. Le sue ossessioni sono sintomi ascrivibili a una precisa patologia: sindrome ossessivo-compulsiva, ma nessuna diagnosi può contenere davvero i fantasmi se quei fantasmi sono reali; non c’è terapia che possa smorzare la paura se a scatenarla è un pericolo concreto.
Catherine non è pazza, è la vittima di un uomo violento e perverso. Nonostante l’abbia quasi uccisa, Lee Brightman è stato condannato a soli tre anni di reclusione. Adesso che il tempo è scaduto è di nuovo libero, è lì fuori da qualche parte ed è pronto a terminare quello che ha cominciato.
Leggere questo libro è come entrare in una gabbia e comprendere nello stesso istante di non poterne uscire. Ci si sente in trappola, manca l’aria e il livello di angoscia sale capitolo dopo capitolo. La cosa più agghiacciante è che la prigione − fisica e mentale − tanto abilmente descritta dalla Haynes non è un parto di fantasia, è la ricostruzione nuda a cruda di un orrore che si ripete sistematicamente nella vita reale.
Femminicidio, violenza domestica. Sono parole che riempiono quasi ogni giorno la cronaca, sillabe cucite insieme ma troppo deboli per poter contenere davvero l’orrore di ciò che rappresentano. 
Nell’angolo più buio colma la lacuna in modo spietato ed esauriente. Non è possibile prendere le distanze da Catherine, e non solo perché l’autrice opta per il racconto in prima persona che facilita l’immedesimazione. Il suo è un resoconto lucido, dettagliato che parte dal presente e poi scava nel passato fino a recuperare le origini dell’esperienza che l’ha devastata. Mentre lotta per tenere a bada i suoi sintomi e per ridare una parvenza di normalità alla sua vita, Cathy rivive con la memoria le tappe del suo calvario. È quasi una partita a ping-pong tra ieri e oggi, quella riprodotta dall’alternanza di capitoli brevissimi il cui effetto è quello di tenere sempre in evidenza quel rapporto di causa-effetto che ristabilisce l’ordine nell’apparente follia.
Il dramma segue un’escalation tanto graduale da insinuarsi in maniera subdola nella quotidianità della protagonista. Al principio non ci sono mostri; c’è un uomo attraente e sexy che fa la corte a una ragazza e lei si sente baciata dalla fortuna perché quel principe azzurro agognato da tutte l’ha scelta fra mille facendola sentire speciale. La relazione inizia sotto i migliori auspici. Pian piano salta fuori che l’uomo svolge una professione segreta e pericolosa della quale non può parlare ma ciò non toglie nulla al suo fascino e alla sua dolcezza, anzi lo rende deliziosamente misterioso.
In qualche modo giustifica il suo essere iperprotettivo nei confronti della donna che ama.
Inizialmente la sua condotta non desta sospetti, non ha niente di strano né di particolarmente esagerato. La blanda pretesa che Cathy vesta in un certo modo, che non faccia tardi la sera quando lui è assente per lavoro, le sue apparizioni improvvise nell’appartamento, i piccoli segnali come gli oggetti spostati per far capire che mentre lei non c’era lui è stato lì a controllare, in principio hanno la parvenza di innocui giochi dalle sfumature erotiche miste a normalissime esternazioni di gelosia.
In fondo è sempre così che funziona − la casistica insegna. La bomba esplode all’improvviso e solo allora i numerosi, piccoli segnali disseminati lungo il cammino diventano comprensibili quanto inequivocabili. Accade quando è troppo tardi per tornare indietro e, a precludere qualsiasi via di fuga non è l’illusione che “passi” né una mancanza di coraggio. 
Perché non l’ha lasciato subito? Perché non l’ha denunciato? Perché non ha chiesto aiuto? Perché non è scappata via prima che accadesse il peggio? 
Quando si parla di donne maltrattate, stuprate, picchiate tra le pareti domestiche, inevitabilmente affiorano simili domande.
Il racconto di Catherine fornisce tutte le risposte. Più ancora delle percosse, delle lesioni, delle umiliazioni subite è la sua solitudine a colpire come un pugno allo stomaco. Gli aguzzini come Lee, infatti, non si limitano a picchiare duro, sono scaltri, insospettabili, credibili. Giunto in tribunale ha la sua personale versione dei fatti da offrire in pasto ai giudici ed è una versione convincente al punto che le stesse amiche di Cathrine l’hanno bevuta.
Fa orrore il fatto che nessuno le creda. Oltre al danno Cathy subisce la beffa di passare per una donna depressa, esaurita, bugiarda.
Leggendo questo libro non ho potuto fare a meno di pensare alle tantissime donne che vivono incubi simili. Nonostante si tratti di un volume corposo, l’ho divorato tutto in un weekend; una volta “dentro” non sono più riuscita a smettere di leggere e non solo per la curiosità di scoprire cosa sarebbe accaduto dopo; la verità è che mi sentivo come intrappolata in un tunnel e avvertivo l’urgenza di raggiungere l’uscita. Sentivo che conquistarla sarebbe valsa la libertà anche per la protagonista. In realtà non è proprio un lieto fine quello che la Haynes ha in serbo ma lascia uno spiraglio aperto sulla speranza. Se ad accoglierci nell’incipit è una porta sprangata, nel finale la ritroviamo dischiusa al coraggio e alla voglia di ricominciare. Il rischio resta ma il desiderio di andare avanti vince, nonostante tutto.






lunedì 22 luglio 2013

Vincitore Giveaway Sangue ribelle

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Cari amici,
come alcuni di voi sapranno, si è concluso ieri il giveaway dedicato a Sangue ribelle di Alessio Banini.
Per provare ad aggiudicarsi l'ebook in palio i partecipanti sono stati invitati a raccontarci in poche righe cosa è per loro  la ribellione.

L'autore ha letto con attenzione i commenti in gara e ci ha comunicato la sua preferenza.
A noi il piacere di renderla publica decretando così il il vincitore o meglio la vincitrice di questo mini contest.

Il commento prescelto da Alessio Banini è questo:

Pazza danza, soave ballerina che intarsia ventagli di brina, amplesso nostalgico di mondo che balla sui tacchi di un sogno; dolce e passionale ombra di incenso che brama l'eterno bacio del tempo.Ti sento vicina, quasi mia, damigella vestita di poveri stracci, ma sei la più bella, perchè ti adorni del sorriso del cielo fra le lacrime del passato e la speranza del presente. Sei viaggio della mente, mentre vesti ogni mio 'forse'di magnifico 'per sempre'...

 I nostri complimenti a fraghi88 che si aggiudica l'ebook di Sangue ribelle!


Ringraziamo coloro che hanno partecipato, lo scrittore Alessio Banini e Plesio Editore per aver offerto il premio.

Alla prossima!

martedì 16 luglio 2013

Recensione: Tales from Helleborya - Libro II - Il riflesso sfuggente dell'ego

Titolo: Tales from Helleborya - Libro II - Il rilfesso sfuggente dell'ego
Autore: J. Thorn
Editore: Amazon
Pagine: 352
Prezzo edizione cartacea: 10, 20 euro
Prezzo e-book: 2, 99 euro
 
Descrzione:
Sopravvissuti alla Corruzione Oscura i popoli di Helleborya hanno ricostruito gli edifici, curato le ferite e finalmente possono dimenticare. Albia celebra l'imminente Horshrosh, che riunisce i più promettenti guerrieri da tutte le terre conosciute, ma avvenimenti insoliti e improvvisi presagi strisciano tra le vie in festa.

I millenari Fatus Moiri, una presenza anomala e l'ombra pesante della vendetta degli Shadows stanno per cambiare le carte in tavola ancora una volta. Gli equilibri verranno sconvolti, le convinzioni sgretolate. Gli eroi di Helleborya dovranno rimettersi ognuno in gioco per combattere la propria battaglia personale.
 
Crollano le certezze sotto il peso del sacrificio.  
 
L'autore:

J.Thorn è un avventuriero.
Dopo la laurea in “Scienze della Comunicazione Scritta ed Ipertestuale” all’Università di Lettere e Filosofia di Parma, lavora come Game Designer Freelance di videogiochi per PC, web e AppGames. Sceneggiatore di comics e short animati. Scrittore di racconti brevi e romanzi. Project Manager per progetti multimediali web/tv.Tiene occasionalmente conferenze presso diverse università e ha collaborato con aziende importanti come Disney, Bonelli, Kinder/Ferrero, … Attualmente continua il lavoro di Game Designer e Sceneggiatore, dedicando sempre più tempo alla scrittura e alla narrazione del suo pianeta d’origine: Helleborya. Nel tempo libero coltiva le sue passioni per la Fantascienza, il Fantasy, la musica, il giardinaggio, la cucina, il cinema….e molto altro. Per conoscerlo meglio vi consigliamo una passeggiata per le strade di Helleborya.
 
La recensione di Sara: 
Gli eroi di Helleborya stanno tornando ad Albia, dopo aver sconfitto la Corruzione Oscura che imperversava tra gli abitanti approdano in città, pronti a godersi un po’ di tranquillità.
Markus si prepara a partecipare all’Horshrosh, il torneo tra guerrieri che ambiscono a guadagnarsi la gloria e il benvolere del re, eppure nel frattempo non fa altro che pensare a Nix. Presto sarà ad Albia insieme ad Aeryth e Morgan e, nonostante la ami follemente, non sa come dirglielo.
Ronak invece si aggira per le taverne alla ricerca di un buon boccale di gorgnak e qualche bella donna con cui dividere il letto.
Il legame tra Jack e Kendra si è solidificato, le avventure passate non hanno fatto altro che avvicinarli sempre più, assottigliando il confine tra amicizia e amore e rendendolo labile.
Non appena anche Aeryth e Nix raggiungono Albia i progetti di relax ideati dai ragazzi cominciano a sfumare. Qualcosa di strano sta accadendo nuovamente a Helleborya, strani semi verdi cadono dal cielo dando vita a piante poco rassicuranti.
I nostri però entreranno in azione solo quando la città sarà invasa da strani esseri, gli abomini, creature disumane che divorano chiunque capiti a tiro.
Gli eroi di Helleborya si metteranno in cammino per scoprire cosa si cela davvero dietro l’invasione degli abomini e salvare ancora una volta la loro amata terra.
Nuovi misteri attendono di essere svelati, colpi di scena si nascondono dietro l’angolo.
Jack Thorn si supera in questo secondo capitolo della saga Tales from Helleborya.
Un romanzo fresco, originale, avvincente e pieno di sorprese.
Una storia che si dimostra carica di adrenalina, arriva al lettore come un pugno dritto in petto, si tatua sulla pelle e resta lì, indelebile.
Commistione perfetta di fantasy, fantascienza e fantaparanoia, questo libro diverte e sconvolge ma, soprattutto, non si fa dimenticare.
In questo secondo viaggio a Helleborya ho imparato tante cose sull’amicizia e sull’amore, non sempre tutto ciò che vediamo è come sembra, forse, a volte, dovremmo prestare più attenzione ai dettagli. Dovremmo lasciarci andare, dire quello che pensiamo senza badare troppo ai convenevoli e alle congetture dello “stare in società”.
Jack Thorn insegna come non importa quello che possa apparire all’esterno, ciò che conta è chi siamo e come siamo.
Con uno stile più maturo rispetto al primo capitolo, l’autore ci trasporta ancora una volta in un mondo che non si lascia per niente dimenticare.
Resterete incollati alle pagine, vorrete addentrarvi sempre più tra le strade di Albia e, una volta tornati, non vedrete l’ora di partire di nuovo.
Fortunatamente tanti sono gli interrogativi ancora in piedi, c’è bisogno di tornare a Helleborya per saperne di più. Io ho la valigia già pronta…
 
E per saperne di più...
Leggi la nostra recensione del primo libro della saga
Leggi la nostra intervista all'autore
 

lunedì 15 luglio 2013

Recensione: Livido

Titolo: Livido 
Autore: Francesco Verso 
Editore: Delos Books 
Collana: Odissea Fantascienza 
Pagine: 252 
Prezzo: 12,80
 Il romanzo vincitore del Premio Odissea 2013


Descrizione:

Peter Pains è un “trashformer”, un ragazzo di strada che vive cercando oggetti di valore nel kipple, il mare dei rifiuti che sommerge ormai intere porzioni di territorio. È disabile a causa di un incidente, ma questo non gli impedisce di avere un sogno: Alba, una bellissima ragazza che lavora nel suo quartiere e che lui si accontenta di sognare da lontano.
Ma Alba non è come lui: è nexumana, una persona la cui mente è stata caricata su un supporto informatico e il cui corpo è interamente artificiale.
La vita di Peter Pains cambia un drammatico giorno quando la gang di teppisti guidata da suo fratello, che odia i nexumani, rapisce Alba e la fa barbaramente a pezzi.
Da quel momento Peter Pains avrà due soli obiettivi: recuperare tutti i pezzi per ricostruire la sua amata Alba.
E la vendetta.


L'autore:
Francesco Verso (nato nel 1973 a Bologna) è uno dei più interessanti autori della nuova generazione italiana del fantastico. Già finalista del 2004 con Antidoti umani, nel 2009 ha vinto il premio Urania Mondadori con il romanzo e-Doll e ora con Livido aggiunge al suo palmares anche il premio Odissea. Suoi racconti sono apparsi sulle riviste Robot, edita da Delos Books, iComics per i tipi di Kawama e NeXT. Il racconto in ebook Sogno di un futuro di mezza estate è ai primi posti di vendita su Amazon.it nel genere fantastico.
Vive a Roma, con la moglie Elena e la figlia Sofia.


La recensione di Miriam:

Peter Pains caccia la palta e sogna. Ha gambe lunghe, occhi chiari e seni prosperosi il suo sogno; si chiama Alba e lavora ai Cieli Boreali. Quando la spia con  il binocolo dalla cima di Colle Vasto gli sembra tanto vicina da poterla toccare, eppure è irraggiungibile. Alba ha 23 anni e lui è solo un quindicenne, lei è bellissima mentre lui è un menomato, lei vende viaggi da favola e lui rovista tra i rifiuti per mestiere. In fin dei conti il suo è il sogno di un amore impossibile e ne è pienamente consapevole. Quel che ancora non sa è che quel sogno è destinato a infrangersi in più pezzi per poi finire in discarica, e non si tratta di una metafora.
Una notte il ragazzo  si ritrova a essere testimone di un crimine. Casualmente sorprende un gruppo di teppisti che si divertono a uccidere e a smembrare una donna ma non è questo il peggio. Di lì a poco dovrà fare i conti con tre sconvolgenti verità: il capo della gang è suo fratello, la vittima di quella furia omicida è Alba e non è un’umana.
Quest’ultima scoperta non attenua il dolore né cambia i suoi sentimenti; alimenta piuttosto una folle speranza.
Ricomporre un corpo artificiale, forse, può bastare a riportarlo in vita. Quando Peter, rovistando nella palta, ritroverà la testa della sua amata, il suo progetto prenderà forma. Da quel momento in poi la sua esistenza avrà un unico scopo: recuperare tutti i pezzi di Alba e ricostruirla perché possa tornare a vivere.
Macabra, struggente, profetica e malinconica allo stesso tempo, questa è la storia che si snoda tra le pagine di Livido, quasi una versione in chiave futuristica del mito di Iside e Osiride in cui le identità sessuali dei protagonisti risultano invertite ma la sostanza resta e si arricchisce di nuove suggestioni.
È la forza dell’amore che sfida la morte, il desiderio di ricucire ciò che il destino ha strappato a muovere Peter come Iside.
Certo è un amore fuori dagli schemi quello che spinge il giovane Pains, ha qualcosa di morboso, di malato per alcuni versi, non tanto perché si nutre di fantasie non corrisposte quanto perché incarna la purezza di un ideale in un contesto in cui prevale il degrado, di cose e uomini.
In un mondo letteralmente divorato dai rifiuti, abbrutito dall’estenuante lotta per la sopravvivenza che pone gli uni contro gli altri, l’idea di un amore incorruttibile non può che  apparire dissonante e rivoluzionaria.
Lo scenario futuro in cui si colloca la vicenda è quello di una realtà in stato di decomposizione. La città si è trasformata in un discarica a cielo aperto; i rifiuti seguitano a moltiplicarsi sottraendo spazio vitale agli stessi uomini che li producono. L’aria è mefitica, malsana tanto da facilitare il diffondersi di nuove epidemie. La povertà dilaga. Riconsumare è la parola d’ordine se si vuol sopravvivere.
Contemporaneamente però la tecnologia diviene sempre più sofisticata e il progresso scientifico non si arresta. Ecco allora che questa società futura, al pari delle vecchie, ingloba grandi contraddizioni. Mentre la massa si ammala e muore, soffre la fame e scava nelle immondizie per sopravvivere, pochi eletti pieni di K (la valuta corrente) hanno facoltà di comprare un nuovo corpo artificiale in cui far trasferire la propria essenza vitale accaparrandosi l’eternità.
Disturbante è il crudo realismo con cui l’autore tratteggia quella che, a buon diritto, può definirsi una distopia dell’anima generata non già dall’avvento di un regime totalitario ma dalla perdita, da parte dell’uomo, della propria identità. Comprendere e finanche misurarsi con il disegno folle di Peter Pains, implica infatti un’imprescindibile riflessione di fondo su cosa si intenda per “essere umano”. Cosa fa sì che una persona sia tale e sia irripetibile? Il suo bagaglio di ricordi, i sentimenti? E in tal caso, dove hanno sede? Tolto il corpo a una persona, cosa resta, ammesso che resti qualcosa?
Sono solo alcuni degli interrogativi che ci pone questo  romanzo, etichettabile come fantascientifico ma che di sicuro vola ben oltre i confini di genere, e non solo perché ibrida componenti tipicamente sci-fi con elementi introspettivi, noir, pulp (tanto espliciti questi ultimi da mettere a dura prova il lettore dallo stomaco debole). Corposo pur nella sua leggerezza, Livido si lascia leggere tutto d’un fiato e tiene incollati alle pagine in virtù del suo plot avventuroso ma nell’ordito accoglie anche speculazioni e rimandi che non si esauriscono nel semplice intrattenimento. Dall’emergenza rifiuti – che in maniera sinistra richiama le immagini recenti di una Napoli quasi fagocitata dal pattume – ai nuovi traguardi della scienza; dai dilemmi della bioetica ai disastri ambientali, passando per l’alienazione tipica di una società in cui il confine tra reale e virtuale diviene sempre più labile, moltissimi sono i temi di scottante attualità affrontati tra una tappa e l’altra di questa insolita quanto inquietante caccia al tesoro che, in qualche modo ci coinvolge tutti. Se la posta in gioco per Peter è l’amore, l’anelito all’eternità rappresentato dalla resurrezione di Alba è l’incarnazione di un sogno comune, posto che si riesca a comprendere davvero qual è la differenza tra vivere e sentirsi vivi, tra essere realmente umani o essere soltanto gusci riempiti con una parvenza di umanità.